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Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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| Sopravvivenza
della pittura di Alessandro Tempi pubblicato il 08/05/2006 | Viviamo
- si dice - nell'epoca delle immagini, ma in realtà stentiamo ad individuare
un'immagine che sia autenticamente propria di quest'epoca. |
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Forse allora sarebbe più
opportuno parlare di epoca delle immagini o addirittura, in
maniera ancor più indeterminata, di epoca di immagini,
le quali condividono tutte la sconcertante peculiarità
di aver smarrito il senso del rapporto con ciò che esse
rappresentano o dicono di rappresentare. Per convenzione, chiamiamo
ciò che esse rappresentano realtà - e qui non
importa chiedersi se si debba intendere realtà alla Cézanne
oppure nel senso del realismo medievale o in quello dell'empirismo
- ci basti dire che ogni immagine è reale non in quanto
riconoscibile (e quindi valutabile su una scala di aderenza
o adeguatezza al suo modello), ma in quanto si da a vedere,
si offre alla percezione, si consegna all'uomo per essere interpretata.
Tuttavia oggi è difficile fugare il sospetto che questa
realtà sia diventata poco più che un pretesto
od un ingrediente - neanche il più importante, a ben
vedere - di quel poderoso processo di produzione di immagini
con il quale siamo soliti rappresentarci il mondo.
La profezia poetica di Mallarmé sembra
così compiuta oltre ogni previsione. La pittura non è responsabile
di questo estremo compimento, che spetta invece alla razionalità tecnologica.
Anzi si è portati a notare come più essa prende congedo da una
riconoscibilità (o specularità) immediata, più un pubblico
avido di immagini si arrende all'abbraccio seduttivo dei media. | Questa
innocenza, tuttavia, ha fatto sì che il dissolvimento
dell'immagine pittorica, fondato sul discredito filosofico
della realtà materiale, non sia riuscito in nulla a
diminuire o migliorare la qualità delle immagini attualmente
circolanti nei circuiti mediali.
Questa non è una colpa, ovviamente.
La pittura oggi vive a dispetto di chi ne fa volentieri a meno o di chi la reputa
una sublime eredità del passato. Di chi preferisce ad essa le immagine
confezionate da media sempre più pervasivi (quei simulacri di realtà
sui quali costruiamo miopemente il nostro rapporto col mondo). Ma la sua esistenza
è un fatto speciato, limitato a sistemi conchiusi e spesso autoreferenziali.
Rimane il suo sublime anacronismo, l'effetto di straniamento cui essa induce
sia che la si confronti con l'immagine mediale, sia che la sua astrattezza neghi
la possibilità stessa dell'immagine. |
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