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Shock Art
di Vilma Torselli
pubblicato il 19/8/2013 |
Linguaggio provocatorio spesso oltre il limite dell’osceno, dell’horror, del disgusto e dell’eccesso: arte o cultural pollution? |
Per Shock Art si intende un indirizzo culturale trasversale sporadicamente presente in vari periodi storici ed in varie discipline non necessariamente solo visive (arte, design, musica, cinema, fotografia ecc.) che, come il nome stesso anticipa, vuole mettere in discussione e destabilizzare, in termini chiaramente provocatori e shockanti, il linguaggio artistico vigente, i suoi risvolti retorici, l’ipocrisia dei suoi valori convenzionali.
E come spesso è accaduto nel corso del ‘900, un inquieto secolo ‘contro’ scosso dalle temporalesche ventate delle avanguardie, questo deragliamento verso la degenerazione di un concetto esistente e consolidato acquisisce un certo potere propulsivo nella direzione del rinnovamento.
L’artista di Shock Art vuole disturbare il perbenismo, esercitare una spregiudicata critica sociale contro il conformismo, indurre alla riflessione attraverso una spietata presa di coscienza di ogni vacuità morale con manifestazioni talvolta al limite dell’osceno, dell’horror, del disgusto e dell’eccesso, sbrigativamente bollate da molta critica moderna come "cultural pollution".
Ma, probabilmente, la Shock Art, termine un po’ generico e perciò dagli ampi confini, è sempre esistita e percorre come un ininterrotto filo conduttore tutta la storia dell’arte.
Nel bene e nel male.
Deve aver prodotto uno shock non da poco Rembrandt che dipinge il dottor Tulp intento alla dissezione del cadavere di Adrian Adrianeszoon in una affollata ‘Lezione di anatomia’, Caravaggio che mette in mano alla sua Giuditta la testa mozzata sanguinante di Oloferne, Goya e il suo Crono antropofago, la frutta e la verdura antropomorfa di Arcimboldo, lo sconcertante “L'origine du monde” di Gustave Courbet, del 1866, il nudo dell’impressionismo più censurato, il "Nu descendant un escalier”, di Duchamp ("Questo non è arte" dichiara uno scandalizzato Theodore Roosevelt in visita all'Armory Show a New York nel 1913, senza dimenticare lo scandalo della fontana-orinatoio esposta alla Società degli artisti indipendenti a New York nel 1917).......
Oggi, Shock Art è quella di Cattelan, di Manzoni, di Hirst, di molti rappresentanti del New Neurotic Realism, della Bad Painting, ed in genere di tutti i "Young British Artists", dove i risvolti idealistici non sempre sono evidenti, più evidenti indubbiamente le finalità commerciali, tanto che David LaChapelle, discussa figura di artista-regista-fotografo individua in questa forma d’arte la più idonea espressione della business art già preconizzata da Andy Warhol.
La contestazione messa in atto con la Shock Art si accompagna in genere ad analoghe prese di posizione polemiche in campo socio-politico-culturale, tutto nascendo dalla stessa matrice ideologica eversiva, suscitando da parte del potere istituzionalizzato reazioni oppositive: in Germania il nazismo degli anni 20/30 strumentalizza l’arte ‘degenerata’ degli espressionisti per avvalorare misure restrittive di tipo razziale, in Cina le repressioni di piazza Tiananmen del 1989 coincidono con nuove misure di censura sulle manifestazioni artistiche, nel 1999 il sindaco di New York Rudolph Giuliani prende a preteso l’esposizione di una provocatoria opera di Chris Ofili per minacciare tagli ai fondi pubblici per i musei.
Molte sono le coincidenze per le quali è difficile dire se la Shock Art esprima ed esasperi un malessere già esistente sotto traccia o provochi essa stessa nell’osservatore un senso di disagio o scandalo da cui il malessere deriva.
Probabilmente entrambe le cose, in un continuo rapporto di adattamento reciproco, perché il limite del lecito e di ciò che è in grado di scioccare si sposta continuamente adattandosi al nostro grado di sensibilità, sopportazione ed accettazione.
Che talvolta viene tanto superato da divenire inaccettabile, così si spiegano violenti attacchi mediatici ed atti di vera e propria vandalizzazione su opere di Shock Art particolarmente sconvolgenti (come, di Enrique Chagoya , “The Misadventures of the Romantic Cannibals" o “Piss Christ” di Andres Serrano o la performance di Rick Gibson, “Sniffy the Rat” ecc.).
Ma quando sembra che ogni tabù sia stato infranto, c’è chi si spinge oltre per uscire dai confini alla ricerca di un nuovo pensiero, mettendo alla prova sé stesso e la ‘tenuta’ delle regole sociali e riuscendo, quasi sempre, a sparigliare le carte. |
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