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Video Art
di Vilma Torselli
pubblicato il 3/04/2007
Una forma d'arte della fine degli anni '60, registrata su video e resa visibile e fruibile all'osservatore attraverso uno schermo televisivo o di computer, in quelle che Gillo Dorfles definisce "nuove dimensioni della visualità"
"l video è per definizione uno spazio-luogo in cui convergono, incrociandosi e mescolandosi, arte e mezzi di comunicazione, nel contesto di una tecnologia in continua accelerata evoluzione." (Carmine Mario Mulière)

A partire già dagli anni '60 l'arte contemporanea ci ha abituati a forme espressive che esondano dai confini tradizionali e sfuggono alle classificazioni riconosciute, generando forme ibride e nuovi linguaggi dalla reciproca contaminazione tra creatività diverse per derivazione culturale, territorio di appartenenza, capacità tecnologiche.
L'aspetto più generale che percorre tutta la moderna ricerca artistica consiste nell'aspirazione ad attingere una dimensione temporale che permetta all'opera d'arte di avere una durata, uno sviluppo nel tempo, un'inizio ed una fine, come la realtà, come la vita, come il destino di ognuno di noi, cercando per questa via di stabilire un legame con la contemporaneità basato in gran parte sul potere comunicazionale del mezzo prescelto: è il caso dell'happening, un'arte che accade, della body art, vera e propria rappresentazione della vita, della land art, arte provvisoria destinata a sparire col tempo ripristinando lo status quo ante, è il caso della Video Art.

Si definisce così una forma d'arte diffusasi alla fine degli anni '60, registrata su video e resa visibile e fruibile all'osservatore attraverso uno schermo televisivo o di computer, in quelle che Gillo Dorfles definisce "nuove dimensioni della visualità", un concetto per la verità già presente nella contemporanea performance, in cui l'arte, ridotta ad evento, viene documentata nel suo accadere, non lasciando di sé che una prova documentale, una foto, una registrazione, un video.
Invece di tela e pennelli, la Video Art utilizza telecamere, monitor, schermi di televisori o computer, affinando i suoi mezzi parallelamente al rapido sviluppo della tecnologia elettronica, giungendo negli anni '80 a vere e proprie installazioni multimediali in cui il mezzo televisivo veicola un messaggio culturale, diviene il medium per realizzare un'esperienza estetica in termini nuovi, spinge ad una riconsiderazione sul ruolo di un oggetto banale e quotidiano, presente in tutte le case, svelandone le impensate potenzialità.

Dice Carlo Infante, esperto di nuovi media, giornalista e consulente culturale (Progetto "Cyberia"): "la telematica sta avviando importanti occasioni di comunicazione "orizzontale" .......... E' forse il caso di parlare di nuove sensibilità: altri modi di concepire l'esperienza creativa in relazione ad una domanda culturale in trasformazione. Le nuove sensibilità comportano però una mutazione della stessa definizione di arte, resa sempre più ibrida nella contaminazione tra i diversi specifici artistici, sempre più multiculturale nella complessità dello scambio sociale interetnico, sempre più multimediale nell'interazione con i diversi linguaggi di comunicazione, inscritta nella progressiva convergenza dei media."

La Video Art appare, in questo senso, una via estremamente attuale con affascinanti possibilità di sviluppo in un'epoca di netta prevalenza del messaggio visivo, in cui l'homo videns sta rapidamente soppiantando l'homo sapiens, muovendosi in un campo molto vasto, dal trattamento elettronico dell'immagine all'elaborazione computerizzata all'interazione con il pubblico, facendo dell'opera d'arte un racconto non solo da narrare, ma soprattutto da vivere in una dimensione immateriale e virtuale, immersa nel divenire del tempo.

I maggiori artisti di Video Art sono statunitensi, gli italiani sono una minoranza e spesso realizzano all'estero i loro lavori, come Ra Di Martino che vive e lavora a Londra o Simone Mancuso che vive e lavora a Berlino. Tra i più noti videoartisti ricordiamo Nam June Paik, forse l'esponente di maggior spicco, ed anche Bill Viola, Meredith Monk, Dara Birnbaum, Kit Fitzgerald, John Sanborn, oltre ad una nutrita serie di donne come M yriam Bessette, Laëtitia Bourget, Ellen Fellman, Jill Nussbaum, Sharon Paz, Anita Sarosi Claudia Westermann.


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