Fondata da Tommaso Tozzi, inventore del termine
Hacker Art (1989), docente allAccademia di Belle Arti
di Carrara e allUniversità degli Studi di Firenze,
la Hacker Art BBS (1990), il primo sito online in Italia ad
occuparsi di arte, nasce come strumento didattico per incoraggiare
ed insegnare l'utilizzo dei nuovi mezzi mediatici e come mezzo
divulgativo di tematiche libere e non condizionate dal sistema
culturale tradizionale, indipendente ed aperto alla collaborazione
degli utenti della rete, essa stessa struttura in continua evoluzione
"i cui meccanismi generativi, i cui protocolli, le cui
regole vengono definite costantemente attraverso la collaborazione
più o meno anarchica di una pluralità di persone
sparse in tutto il mondo".
Il concetto di base è la possibilità che l'opera
d'arte realizzabile grazie alla connessione, un tipo d'opera
d'arte che non può esistere in nessun altro posto eccetto
che sulla rete, possa essere identificata nel processo operativo
che la produce, e che l'esito finale non debba essere la rappresentazione
di un risultato definito, ma la genesi una tessitura di nuovi
circuiti della comunicazione.
E' evidente la connotazione sociale di una struttura che
vuol essere luogo di confronto e collaborazione, di dibattito,
di contributo, di scambio, a beneficio di una informazione
pluralistica, cooperativistica, democratica (non a caso Tozzi
ha avuto contatti con il gruppo di Fluxus), alla quale chiunque
può accedere e contribuire con notizie ed interventi
personali: ciò ha fatto sì che nel tempo BBS
sia diventata un'enorme Banca Dati alla portata di tutti attraverso
il computer, "per leggere, lasciare, manipolare dati,
filosofia, testi vari, immagini, creazioni individuali o collettive
- una mostra darte collettiva in divenire - una galleria
darte in progress - al di fuori di ogni sistema artistico
chiuso - una fanzine darte con messaggi di controinformazione
unopera di arte interattiva senza copyright."
( Hacker Art, Tommaso Tozzi,
1989)
Emerge così un'altra caratteristica della Hacker Art,
definita ancora da Tozzi "come forma propositiva e non
distruttiva di democrazia dell' informazione e della comunicazione",
al tempo stesso concepita come una sorta di controinformazione a componente provocatoria ed oppositiva nei confronti di tutto
ciò che è fisso, istituzionalizzato, etichettato,
strumentalizzato dal sistema: la componente ideologica si
definisce quindi sostanzialmente nell'affermazione della libertà
di accesso all'informazione ed alla comunicazione, con la
possibilità concessa a tutti di contribuire interattivamente
ad un risultato in continuo aggiornamento, al di fuori di
ogni censura.
Viene così portato all'estremo il concetto di arte
libera ed aperta alla partecipazione dello spettatore, che
diventa attore ed artefice di un vero e proprio work in progress in cui fruitore e produttore coincidono, continuamente
alterato, contaminato ed ibridato dalla manipolazione e dall'intevento
di una collettività che, attraverso la partecipazione
alla creazione dell'opera, realizza non un prodotto oggettuale,
ma una rete di rapporti attraverso i quali l'informazione
scorre al di fuori degli schemi della cultura ufficiale.
Sono evidenti le relazioni con movimenti degli anni '60/'70,
non solo il già citato Fluxus , ma anche il GRAV o
il Gruppo Zero, per i quali le parole d'ordine erano interdisciplinarità,
coinvolgimento, partecipazione, collettivismo, che oggi acquistano
un significato molto più rilevante grazie all'avvento
di internet.
Indubbiamente il movimento della Hacker Art ha contribuito
a divulgare il concetto della condivisibilità e della
gratuità dei contenuti della rete, dimostrando le potenzialità
"educative" di un processo dinamico che procede
per successive contaminazioni e si autodetermina progressivamente
grazie all'utilizzo in senso costruttivo e positivo di pratiche
talvolta abusate.
E' di pochi mesi fa la notizia che "Appurato che esiste
una bella differenza tra hacker e pirata informatico e, comunque,
tra buoni e cattivi, lhacking generalmente inteso diventa
materia per un master universitario. Sotto la supervisione
del professor Ralph Echemendia, ecco una quindicina di distinti
dirigenti, universitari e militari, in aula per seguire un
corso dal tema decisamente insolito" ("Alluniversità
per diventare hacker", di Alessandro Isaia)
Chi supera gli esami del corso ottiene la certificazione di
hacker etico, una curiosa definizione inventata ad hoc e molto
significativa.
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