La definizione di Arte Concettuale risale alla metà
degli anni '60 e viene usata per la prima volta da Joseph
Kosuth, americano dell'Ohio, che esamina secondo schemi logici
ed analitici le relazioni fra linguaggio ed arte con l'intenzione
di proporre una forma d'arte che non mira più a produrre
un godimento estetico, bensì a definire l'attività
del pensiero, a comunicare un concetto, ad avviare nello spettatore
un processo di riflessione sulla nozione stessa di arte, sui
suoi rapporti con la realtà, sul sistema del contesto
nel quale si colloca.
Il concetto di arte si amplia e si modifica, sconfina nella
filosofia dell'arte, nella psicanalisi, nelle problematiche
dell'attualità, l'artista concettuale non mira a creare
oggetti o opere artistiche, ma vuole creare idee, discorsi,
riflessioni in una rappresentazione logica che, necessariamente,
deve escludere ogni componente emozionale, ogni ambiguità
rappresentativa alla quale l'arte soprattutto avanguardista
ci aveva abituati, per acquisire l'esattezza e la razionalità
univoca della scienza.
Se l'opera d'arte coincide con l'analisi del linguaggio e
del sistema artistico e non è più il risultato
di un metodo intuitivo, ma di un metodo analitico-scientifico
attraverso il quale comunicare un concetto, al di fuori di
ogni forma di referenzialismo, allora i mezzi espressivi utilizzabili
ai fini di questa comunicazione sono assolutamente liberi,
video, film, happening, performance, body-art, installazioni,
narrativa, quando non ci si trovi addirittura in assenza dell'opera
vera e propria tradizionalmente intesa, nel caso in cui il
prodotto artistico, introducendo il concetto di temporaneità,
sia un evento del quale resterà traccia solo nella
memoria, come accade nella Land Art.
Come il concetto di arte informale, anche quello di arte
concettuale è un campo molto ampio nel quale possono
trovar posto molti movimenti del '900: il Dadaismo di Duchamp,
il New Dada, che darà origine alla Pop Art e al Nouveau
Réalisme, l'opera provocatoria di Robert Rauschenberg,
l'action painting di Jackson Pollock, le rappresentazioni
di Yves Klein, tutte le manifestazioni che non vogliono produrre
un oggetto artistico ma proporre un nuovo modo di lettura
sia della realtà che di ciò che correntemente
viene definito arte, con una rinominazione dell'oggetto liberato
dalle sue normali relazioni con il contesto in cui si colloca
e analizzato ex-novo, al di fuori del suo significato storico-sociale.
Sinteticamente, per usare parole di Francesco Morante, si
può definire il "concettuale" come "unarte
che riesce a fare a meno delle opere darte".
Il concettuale, nel giro di una quindicina d'anni, finisce
per involversi in forme intellettualistiche stereotipate che,
per reazione, come sempre accade, daranno spazio allo sviluppo
di correnti restaurative volte al recupero dei valori formali tradizionali,
come il Neo-espressionismo e la Transavanguardia, in quel
continuo processo di rinnovamento che è il motore della
vita e dell'arte in particolare.
link
Il concetto senza oggetto
|