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Support/Surface
di Vilma Torselli
pubblicato il 4/04/2007
La decostruzione dei principi, i processi, le finalità, i mezzi, i costituenti elementari dell’arte, la scomposizione dell'opera nei suoi elementi basici tela, cornice, supporto, piano e superficie per un ritorno al grado zero della pittura.
Gli artisti che alla fine degli anni ’60 costituirono il gruppo Support/Surface (1966-1974), quasi tutti originari del sud della Francia, sono Marcel Alocco , André-Pierre Arnal, Vincent Bioulès, Louis Cane, Marc Devade, Daniel Dezeuze, Noël Dolla , Toni Grand, Bernard Pagès, Jean-Pierre Pincemin , Patrick Saytour, André Valensi, Claude Viallat, oltre ad un gruppo che opera a margine del movimento, costituito da Pierre Buraglio, Christian Jaccard , Jean-Michel Meurice e François Rouan.

Contemporaneo di movimenti che ebbero maggior fortuna per ragioni commerciali, come il Nouveau Réalisme e il Minimalismo, Support/Surface non è tuttavia un movimento d’evasione, ma si caratterizza per precise connotazioni sociali ed esistenziali, secondo il concetto di una pittura a forte contenuto ideologico, mezzo per porsi interrogativi su sé stessi, sulla vita, sul mondo.

Il movimento, che verrà poi ricompreso nella più vasta corrente nota come Ecole de Nice, conosce la massima popolarità nel ’68, periodo di grandi dispute intellettuali e di rinnovamento culturale anche traumatico, pubblica il suo manifesto nel ’71, sulla rivista “Peinture, cahier theorique”, con chiare connotazioni marxiste-leniniste integrate dal pensiero di Mao.

Il movimento mette in discussione i principi, i processi, le finalità, i mezzi, i costituenti elementari dell’arte, decostruendo con un’analisi scrupolosa la pittura nei suoi vari componenti strutturali e smontando il quadro tradizionale in tela, supporto, piano e superficie, mettendo a nudo la struttura ed utilizzando la tela libera, non più schermo su cui proiettare l’opera, ma essa stessa superficie in grado di occupare autonomamente lo spazio.
Rifacendosi per certi versi al Costruttivismo sovietico nella ricerca di una ideologia della forma, il movimento denuncia evidenti i legami e influenze anche con l’astrattismo americano di Pollock , Rothko e Newman, con l’arte concettuale, con le sperimentazioni del Nouveau Réalisme, i monocromi di Klein, gli accumuli di Arman .

Due i filoni attraverso i quali Support/Surface sviluppa la sua ricerca: un radicale ripensamento sui mezzi pittorici tradizionali a confronto con le diverse tecniche di applicazione del colore e del gesto e sulla relazione tra diritto e rovescio, tra campo d’azione e confini della tela, una rimessa in gioco del supporto visto in ruolo attivo, nelle sue possibilità plastiche di deformazione, stiratura, piegatura, tensione ecc.

L’astrattismo di Support/Surface utilizza il linguaggio del segno e del colore ed instaura un nuovo rapporto tra quadro e ambiente esterno, tra superficie, telaio, cornice, alcuni artisti utilizzano colori molto liquidi, che esondano dalla tela per coinvolgere il suolo e le pareti, altri impiegano materiali inusuali come corde o carte, intrecciate nella ripetizione di una sorta di gesto rituale, altri rivisitano il ready-made attuando il riuso di disparati object trouvé, ogni artista del gruppo parla un suo personale linguaggio, segnico o cromatico o materico o gestuale, costruendo una variata tipologia che presenta in nuce tutto quello che l’arte moderna produrrà negli anni a venire.


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