Il Metropolismo è un movimento di recente
costituzione, fondato nel 1987 da Nico Paladini con la successiva
adesione di Loredana Raciti, Pier Luigi Cesarini, Carlos Grippo,
Mirko Pagliacci, mentre Achille Bonito Oliva ed Omar Calabrese
ne costituiscono l'anima teorico-critica.
Come a suo tempo la Pop Art, il Metropolismo centra la sua attenzione
sulla moderna comunicazione, soprattutto televisiva, per un'arte
che non si propone come "altro" dalla quotidianità
e dal nitore impersonale dell'immagine tecnologicamente prodotta,
ma ne imita "neutralità, oggettività, e apparente
semplificazione visiva" per appropriarsi dello stesso pubblico,
al quale vengono offerte indifferenziatamente le stesse immagini
iconografiche prive di introspezione e di profondità
psicologica.
"Come lo spazio metropolitano assembla eventi e persone
diverse tra loro e la televisione luoghi e personaggi lontani,
cosi gli artisti del Metropolismo utilizzano intenzionalmente
la pittura come luogo di condensazione di immagini superficialistiche
che si danno all'occhio dello spettatore per la loro resa
puramente visiva, per il loro decoro figurativo e il marchio
di provenienza.
La pittura diventa pubblicità della pittura, chiamata
a raccolta di immagini colte e oggetti status-symbol, nobilitati
per la loro griffe ed abilitati a partecipare al nuovo banchetto
iconografico." ("Metropolismo, ostensible value",
Achille Bonito Oliva)
Attraverso un linguaggio formale sostanzialmente tradizionale
e figurativamente descrittivo, eccletticamente assembleista,
in dialogo diretto con la fotografia e con i vari, moderni
mezzi tecnologici, i metropolisti propongono la realtà
urbana affollata dalle immagini spersonalizzate della pubblicità
che trasforma gli oggetti in simboli collettivi di uno status
symbol effimero, in continuo cambiamento, in costante adeguamento
alle nuove religioni consumistiche, nell'aspirazione all'appartenenza
ad una élite che detta le tendenze: è il trionfo
dell'immagine avulsa dal suo significato originario, dell'esibizione
visuale, dell'apparire anzichè dell'essere, non a caso
Bonito Oliva titola un suo intervento "Metropolismo,
i valori dell'apparente".
In un contesto sociale "continuamente bersagliato da
immagini che si insediano irrazionalmente nella profondità
dell'inconscio" ("Riflessioni sul Metropolismo",
Nico Paladini), il risultato è un livellamento dei
bisogni, dei gusti e della cultura "tra i diversi soggetti
sociali, aiutati in un esasperato consumismo proprio dal levigato
schermo televisivo che espone per tutti stessi produttori
e stesse immagini" ("Metropolismo, ostensible value",
Achille Bonito Oliva).
Rispetto alla Pop Art, con la quale sono evidenti i punti
di contatto nell'adozione di un linguaggio fortemente contaminato,
se non fotocopiato, dai modi comunicativi dei media e nell'attuazione
di una premeditata provocazione culturale, il Metropolismo,
all'interno del quale i singoli artisti adottano linguaggi
indipendenti e diversi, si propone in termini di maggior criticità
nei confronti della società, con una preoccupazione
per l'esito estetico estranea alla Pop Art, almeno nelle intenzioni
se non nei risultati, confermando che, nonostante tutto, gli
artisti metropolisti vogliono "fare arte".
Se ci riescono, lo diranno i posteri.
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