"L'essenza della tecnica non è niente
di tecnico: è per questo che la riflessione essenziale
sulla tecnica e la spiegazione decisiva con essa devono avere
luogo in un dominio che da una parte sia assimilato all'essenza
della tecnica e dall'altra non sia fondamentalmente diverso
da esso. L'Arte è un simile dominio
..". (Martin
Heidegger)
L'arte moderna, il cui ciclo si può convenzionalmente
chiudere con gli anni '60 (dopo di che si può parlare
di arte contemporanea), è, per molti versi, una vicenda
tuttora in fieri, sulla quale è talvolta estremamente
difficile dare giudizi critici: oltre tutto, si tratta di
un periodo, per quel che riguarda l'arte, ma in genere tutta
la nostra vita, caratterizzato da una veloce evoluzione, da
grande specializzazione e diffusione dei mezzi tecnici e dei
mezzi di comunicazione, da una crescente industrializzazione,
da una forte spinta consumistica, dalla commercializzazione
di valori mercificati, spesso falsati ed impediti nel loro
sviluppo autonomo da imput di carattere economico-politico.
Quel che appare evidente è che l'arte dei decenni susseguenti
alla seconda guerra mondiale è caratterizzata da un
atteggiamento di rottura e lacerazione nei confronti del passato
anche recente che, bene o male, proponeva ancora un linguaggio
intessuto di linee, colori e forme, riferibile, seppur tenuamente,
ai valori plastici e pittorici dei movimenti avanguardisti.
E' difficile individuare, dagli anni cinquanta in poi, correnti
o movimenti omogenei e programmati, così come è
difficile, se non impossibile, applicare alle arti visive,
e non solo ad esse, gli stessi parametri di giudizio fino
ad allora usati, tanto radicalmente, in quegli anni, sono
cambiati i mezzi espressivi e spesso anche i materiali utilizzati:
eterogenei, inusuali, non ortodossi, usati per la loro carica
simbolica o demistificatoria, per opere che vogliono esprimere
un nuovo modo di vedere il mondo.
Facendo oggi un bilancio della situazione di allora, si può
comunque affermare che l'astrazione lirica fu lo stile pittorico
dominante in quel periodo, fino a tutto il decennio degli
anni '50, in innumerevoli varianti dei suoi atteggiamenti
fondamentali e con un nuovo carattere di internazionalismo.
Si può comunque dire che tutta la produzione artistica
dell'ultimo periodo dell'arte moderna denunci un definitivo
abbandono del figurativismo postimpressionista a favore di
un generale astrattismo e concettualismo che adotta linguaggi
diversi dando origine, come osserva Gillo Dorfles ("Le
ultime tendenze nell'arte d'oggi", 2001) ad alcune correnti
identificabili a grandi linee: un'arte gestuale e segnica,
informale, che comprende anche l'action painting e il tachisme,
riconducibile a Hartung, Capogrossi, Pollock, Kline ed a molti
altri, talvolta con caratteri calligrafici e riferimenti pittografici
spesso di origine orientale; un'arte materica, che si avvale
di materiali diversi che finiscono per diventare essi stessi
tema espressivo dell'opera, come ad esempio nelle opere di Burri, Tapies, Fontana, Rothko; il new dada o pop art, che innesta nel
prodotto artistico il materiale anestetico o l'oggetto d'uso
comune in nome di un connubio tra prodotto d'elite e prodotto
di consumo, rappresentata principalmente da Jim Dine e Andy
Warhol; un'arte concettualista , che ha come fine l'espressione
dell'idea (anche nei modi dell'art language, della land art,
della body art, dell'arte povera), privilegiando l'aspetto
gnoseologico dell'attività creativa piuttosto che quello
più propriamente estetico; un'arte razionalista identificabile nel neo-concretismo, per
un'arte quasi artigianale che utilizza effetti cromatici e
formali fine a se stessi, in nome dell' arte per l'arte.
Parallelamente alla pittura, anche la scultura ha scoperto
nuovi mezzi espressivi, inserendo nell'opera scultorea elementi
nuovi, il colore, ad esempio, o elementi mobili (come nel
caso di Alexander Calder), utilizzando materiali insoliti,
oggetti di recupero, sempre volta alla rappresentazione plastica
di una spazialità intrinseca alla forma, per l'affermazione
del rinnovato rapporto tra mezzo espressivo e spazio racchiuso
in una materialità effimera autoproliferante.
Nella estrema varietà dei linguaggi artistici che
si esprimono in questo periodo di assestamento e di passaggio
per tutta la realtà sociale, politica, culturale, è
possibile individuare degli estremi, opere di rigorosa purezza
e opere di totale contaminazione, che tuttavia rappresentano
la stessa risposta alla stessa situazione: l'incertezza davanti
alla possibilità dell'arte di esprimere ancora, come
sempre, lo spirito del tempo.
L'artista si trova così davanti a due scelte opposte,
o rituffarsi nella realtà, ricercandone la materialità
e la fisicità, come farà chi utilizzerà
l'assemblage, o ritirarsi in una sorta di torre d'avorio astraendosi
dal mondo: la Pop Art cercherà di trovare una via d'uscita
da questo vicolo cieco.
* articolo aggiornato il 15/03/2015
link:
Nascita del concetto di arte moderna
Arte moderna e arte contemporanea
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