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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
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Informale materico, fenomeno tipicamente europeo
di Vilma Torselli
pubblicato il 28/03/2007
Valore estetico della materia, mezzo espressivo e tema dell'opera d'arte.
La fine della guerra in Europa diffonde un generalizzato senso di liberazione, che significa anche liberazione estetica che conduce ad un'idea di arte senza legami con il passato e piena di curiosità per il futuro: formalmente tutto ciò si traduce in linguaggi espressivi nuovi, l'informale materico, l'informale segnico, l'astrazione lirica.
Si attua così l'assoluta identità fra la soggettività dell'artista e l'emblematicità che assume l'opera d'arte nella cultura in generale.
L'informale materico è preferibilmente fenomeno europeo, anche se ha in America significativi riscontri per esempio nelle opere degli anni '50 di Robert Rauschenberg e Jasper Johns, il suo inizio data già dal 1943, contemporaneamente all'action painting di Pollock, proponendo immagini in cui i valori estetici ed espressivi sono definiti e conclusi nei materiali utilizzati.

La tecnica dell'informale materico usa materiali eterogenei, poveri, di recupero, naturali ed artificiali, logorati dal tempo e dall'uso oppure nuovi, ma che comunque hanno perso la loro forma statica ed 'oggettuale' originaria, sfrutta le loro intrinseche possibilità di trasformazione e considera la materia contemporaneamente nel suo significato di 'cosa' e di 'segno', riaprendo così la via al rapporto dell'arte con una realtà che non è quella gestuale dell'action painting, isolata ed individuale, nè quella astratta dell'arte informale, ma che ha come riferimento la materia vera e propria.

Il terreno, in Europa, è particolarmente fertile per questo tipo di discorso, perchè, a partire fin dall'antichità, per la cultura occidentale, ha sempre avuto un ruolo centrale il tema della polarità materia-forma, una dicotomia che ha influenzato nel tempo molti grandi artisti, a partire da Michelangelo fino a giungere alla scultura moderna.
Caposcuola di questa nuova tendernza è il francese Jean Fautrier, estimatore del Cubismo analitico di Picasso e Braque, che per primo inserisce nei suoi quadri elementi plastici in aggetto, denunciando un'aspirazione alla tridimensionalità ed attuando un discorso ibrido tra pittura e scultura.

E' tracciata così una strada nuova ed affascinante, sulla quale molti artisti si cimenteranno: tra i più famosi il francese Jean Dubuffet, lo spagnolo Antoni Tápies e l’italiano Alberto Burri, che attuano opere di singolare forza espressiva.
Mentre Dubuffet, come Fautrier, incide la superficie materica con segno estremamante semplificato e brut, conservando una seppur sommaria distinzione tra la raffigurazione e lo sfondo in cui si colloca, Burri pone sulle sue tele segmenti di vera e propria materia, e null'altro, che si propone laconicamente per quello che è e che vuole sembrare, mentre Tapies sovrappone su tela e su tavola strati e incrostazioni di colore, misto a materiali terrosi e sabbiosi, intervenendo con segni, sgraffiature, graffiti, simboli, lettere, creando un effetto simile a quello di muri scrostati, gravidi di avvenimenti e di vicende.

La duttilità e la versatilità del mezzo sono tali che ciascun artista si esprimerà in modo fortemente connotato e del tutto personale.

*articolo aggiornato il 6/04/2013


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