"L'universo è buio: noi speriamo,
invece, che l'infinito sia azzurro, sia questo cielo di luce
pulita senza nuvole, senza confini". (Gianni Dova)
Il Movimento Nucleare viene fondato a Milano nel 1951, ad
opera di Enrico Baj e Sergio Dangelo, ed il "Manifesto
programmatico della Pittura Nucleare" viene in seguito
pubblicato a Bruxelles, con la successiva adesione di Gianni
Dova e poi Bertini, Colomba, Mariani, Preda, Tullier.
La suggestione dell'epoca nucleare aveva già in passato
interessato altri artisti per lo più solitari, dal
movimento definito Eaismo ad opera del livornese Voltolino
Fontani al periodo nucleare o atomico di Salvador Dalì,
ma senza strutturarsi teoricamente come invece fà il
gruppo milanese, che fonda la sua rivista "Il gesto"
ed organizza la sua prima collettiva alla sede degli "Amici
della Francia" a Milano.
Nella scia delle teorie atomiche ed einsteiniane, dei progressi
scientifici nel campo della fisica e dello studio della materia
e dell'energia, i pittori nucleari realizzano opere per lo
più astratte o informali, dalle forme vorticose, a
spirali, che vogliono rappresentare lo spazio cosmico impregnato
di energia, a colori vivaci ed incandescenti, intensi, inusuali,
in una interpretazione poetica dell'esplosione nucleare della
materia: ancora una volta, vengono messi in discussione i
principi tradizionali del dipingere, la forzata razionalizzazione
e geometrizzazione dell'arte, la prevalenza della linea e
dell'angolo retto, davanti alla dimostrata esistenza di fenomeni
della realtà al di fuori delle possibilità percettive
dell'uomo.
E' l'inebriante scoperta di un mondo invisibile, fatto di
radiazioni cosmiche, di onde magnetiche, di universi alieni,
mai prima di allora rappresentati.
Formalmente, nel nucleare convergono elementi surrealisti,
simbolisti, dadaisti, espressionisti gestuali, riecheggiati
anche nei "concetti spaziali" di Lucio Fontana e
dei pittori dello Spazialismo.
In realtà i pittori nucleari finiranno per esprimere
anche le proprie nevrosi e le vane aspirazioni ad una rappresentazione
di ciò che non si può rappresentare, giungendo
generalmente a posizioni critiche nei confronti di un mondo
sostanzialmente ingovernabile ed inconoscibile, pericolosamente
in bilico su un imminente disastro nucleare.
|