"Si racconta che Parrasio venne a gara con
Zeusi; mentre questi presentò dell'uva dipinta così
bene che gli uccelli si misero a svolazzare sul quadro, quello
espose una tenda dipinta con tanto verismo (ita veritate repraesentata)
che Zeusi, pieno di orgoglio per il giudizio degli uccelli,
chiese che, tolta la tenda, finalmente fosse mostrato il quadro;
dopo essersi accorto dell'errore, gli concesse la vittoria con
nobile modestia: se egli aveva ingannato gli uccelli, Parrasio
aveva ingannato lui stesso, un pittore." Così Plinio
il Vecchio narra uno degli episodi più noti nella storia
dell'arte.
Il termine francese "trompe-l'oeil", che potremmo
tradurre "inganno dell'occhio", si riferisce ad
un espediente pittorico che vuol ottenere una rappresentazione illusoria della realtà figurativamente così
simile alla verità da apparire tale all'occhio umano,
che viene così ingannato e giudica reale ciò
che vede dipinto, percependo come tridimensionale quella che
in realtà è solo la rappresentazione bidimensionale
di un oggetto.
Siamo nel campo delle illusioni ottiche, frutto di una tecnica
di suggestione tale che da sempre l'uomo ne fu affascinato,
a partire dal V secolo a.C., arrivando fino agli anni '70,
quando l'Iperrealismo afferma una pittura più vera
del vero che ha probabilmente proprio nella caratteristica
anacronistica di illusoria, perfetta riproduzione del reale
una delle ragioni del suo successo.
Partendo quindi da molto lontano, la storia del trompe-l'oeil prosegue nel '300, nella Cappella degli Scrovegni di Padova,
forse la più nota opera di Giotto, dove si trovano
lastre dipinte con effetto marmo e finti cori nella parete
dell'altare, ad ampliare prospetticamente lo spazio architettonico,
nel '400, quando la pittura fiamminga, già di per sè
caratterizzata da un'attenzione estrema al dettaglio, dissemina
di effetti realistici e trompe-l'oeil i suoi quadri di interni
ed i ritratti, con motivi che saranno largamente ripresi dai
pittori delle epoche seguenti (ad esempio da Jean-Simon Chardin),
ma è il Rinascimento italiano, che scopre e codifica
le leggi della prospettiva (si pensi a Masaccio e a Brunelleschi),
a portare il trompe-l'oeil a livelli di estremo realismo e
grande raffinatezza, applicandolo anche alle strutture architettoniche,
deformate ed amplificate otticamente con la costruzione di
falsi "sfondati" prospettici.
Un esempio eccelso di questa tecnica dove architettura e pittura si contaminano è costituito dalla chiesa milanese di Santa Maria presso San Satiro, grazie alla manipolazione volumetrica e spaziale compiuta da Donato Bramante che, creando spazi illusori, infrange i limiti della materia. |
Il trompe-l'oeil serve, da allora, non solo a dilatare l'ambiente
architettonico, ma anche ad aprirlo su luoghi esterni, false
vedute su inesistenti ambienti naturali, in un gioco di luci
e di specchi che il Barocco, per eccellenza lo stile degli
effetti scenogarfici, porterà alle conseguenze estreme
con un'abilità tecnica ed un gusto per la dinamica
spaziale mai prima raggiunti.
A Roma, nel palazzo Barberini, si trova una famosa prospettiva
illusionistica di Francesco Borromini, raffinato trompe-loeil che trasforma uno spazio in realtà di pochi metri in
una galleria di grande profondità, in tutta Italia
numerosi sono gli esempi di superfici affrescate con questa
tecnica, dalla Camera degli Sposi di Andrea Mantegna a Mantova,
al soffitto della chiesa di Sant'Ignazio a Roma dipinto da
Andrea Pozzo, agli affreschi del Veronese a Villa Barbaro-Maser,
alle volte del Correggio a Parma, e, volendo, anche la Cappella
Sistina di Michelangelo si può considerare un gigantesco
affresco ad effetto trompe-l'oeil con figure fluttuanti in un
cielo illusionisticamente riprodotto su soffitto e pareti.
Tra i moderni, particolare interesse riveste l'opera di Maurits
Cornelis Escher, geniale creatore di prospettive impossibili,
dove il trompe-l'oeil è utilizzato intenzionalemente
per destabilizzare il sistema percettivo dell'osservatore
e mettere in dubbio l'univocità della rappresentazione,
di volta in volta leggibile in modi opposti (il cubo di Neker,
il triangolo di Penrose).
Dal punto di vista tecnico, il trompe-oeil richiede perfetta
conoscenza del disegno, della teoria delle ombre, della rappresentazione
prospettica, degli effetti di luce, oltre che, naturalmente,
una assoluta padronanza dell'uso del colore e dello sfumato,
un insieme di conoscenze teoriche così precise che,
spesso, mortificano l'aspetto artistico e creativo a vantaggio
di quello più specificatamente tecnico e virtuosistico,
indispensabile per la realizzazione di una costruzione schematica rigidamente sottoposta a
regole matematiche e geometriche senza le quali il trompe-l'oeil non esiterebbe.
In effetti l'intento del trompe-l'oeil non è mai puramente
decorativo, la simulazione perfetta del mondo fisico non è
mai fine a sè stessa, ma ha lo scopo di attivare un
sottile gioco di rimandi tra realtà ed illusione, dove
la certezza di un mondo che non esiste, ma che ha dell'esistente
tutte le caratteristiche apparenti, mette in moto una serie
di inganni percettivi che vanno ben oltre la pura e semplice
registrazione visiva di un fenomeno di imitazione della realtà,
acuendo nell'osservatore il senso fisico dello spazio e la
sua fondamentale importanza nella dimensione reale nella quale
ci muoviamo.
Il trompe-l'oeil si gioca sulla triade inganno-illusione-verità,
non sempre l'illusione è inganno, ma sempre è
scherzo, è gioco, e come tale ha le sue regole, perchè
il gioco è anche disciplina: oggi il grande trompe-l'oeil nel quale l'uomo moderno ama perdersi e perdere le limitazioni
imposte dal mondo fenomenologico è la realtà
virtuale che, come il suo prodromo, il trompe-l'oeil, non
riproduce semplicemente la realtà così com'è,
ma la accresce e la moltiplica, arricchendola senza snaturarla
e senza perderne il contenuto simbolico.
Dice a questo proposito Derrick de Kerckhove, direttore del
programma McLuhan di cultura e tecnologia all'Università
di Toronto: "al momento della scoperta del trompe l'oeil
si provava un piacere simile a quello che oggi proviamo con
la realtà virtuale. Era una forma estatica del vedere
che nasceva in un momento storico di grande cambiamento. Oggi
viviamo nel neo-barocco, che come il barocco è un momento
di cambiamento storico e sensoriale."
Per ciò che riguarda l'arte moderna, che non concepisce
più, dall'avvento dell'Espressionismo, la rappresentazione
come riproduzione, ma come intuizione più profonda
della cultura e della psiche umana, si può dire che
la rivolta antimimetica delle avanguardie, smentendo categoricamente
il canone della bellezza classica e naturale, abbia dato un
duro colpo al trompe-l'oeil, che tuttavia permane come forma
espressiva di valenza artistica, per esempio nell'opera di
Salvador Dalì, che utilizza l'illusionismo del trompe-l'oeil per relazionare il pensiero irrazionale e la realtà
fenomenica (ciò che fa anche la pittura metafisica),
e ricompare, periodicamente, nei periodi di vuoto ideologico,
di crisi di identità, di sterilità creativa,
come una certezza alla quale in ogni momento si può
far riferimento perchè basata sulla realtà,
fruita in modo banalmente contemplativo: accade nell'Iperrealismo,
nei Murales di Diego Rivera, di Orozco, di Siqueiros, in alcune
correnti colte come il Post-moderno, accade nel Graffitismo,
una delle forme d'arte moderna più esemplificativa
dei nostri tempi, dove l'effetto trompe-l'oeil amplia di molto
il significato del fenomeno, che non è più semplicemente
un mezzo di comunicazione attraverso le tracce lasciate sui
muri, ma diventa mezzo per appropriarsi del territorio, sovrapponendosi
all'ambiente circostante, distruggendone le caratteristiche
prospettiche e modificandone illusoriamente i confini.
Con questa operazione, che imposta forme di comunicazione
completamente nuove, si instaura anche un nuovo modo di rapportarsi
con il contesto architettonico-urbanistico, del quale, attraverso
il graffito, si diventa parte consapevole.
Per citare ancora Derrick de Kerckhove, se "ieri il
trompe l'oeil espelleva lo spettatore dallo spettacolo, oggi
il 3D, la realtà virtuale e l'interattività
mandano la presenza della mano nel contesto del sapere e del
suo oggetto", ma i due mezzi, al di là della distanza
temporale, vogliono dire in sostanza la stessa cosa, vogliono
dire che la realtà è fragile, provvisoria e
che può essere ingannata, vogliono dire che il dibattito
sul binomio realtà-apparenza uno dei più coinvolgenti
dell' '800, è più che mai attuale, fondato sulla
sostanziale ambiguità delle rappresentazioni del mondo
fenomenico, oggi definibile come "una civiltà
delle immagini" in cui "un particolare tipo di immagini,
le immagini trompe-l'oeil , raggiungono, grazie al contributo
di nuove tecnologie di produzione e diffusione iconica, una
prodigiosa resa veristica" ("Realtà virtuale
e dintorni", Maria Di Lieto).
Resta da capire se la verosimiglianza sia sufficiente a sospendere
la "questione" della realtà e non possa assuefarci
a vivere nell'indifferenza al reale, nella perdita del senso
della realtà e nella rinuncia al giudizio su di essa.
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