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Impressionismo ottocentesco ed Espressionismo
di Vilma Torselli
pubblicato il 23/01/2007
" Noi non viviamo più, siamo vissuti. Non abbiamo più libertà, non sappiamo più deciderci, l'uomo è privato dell'anima, la natura è privata dell'uomo…..Anche l'Arte urla nelle tenebre, chiama al soccorso, invoca lo spirito: è l'espressionismo…" (Hermann Bahr)

La crisi ideologica di fine '800 venne in parte coperta ed in un certo senso rimandata dal positivismo attraverso l'esaltazione del progresso scientifico e delle promesse di universale felicità che ne derivavano, ignorando le reali contraddizioni che invece già covavano in profondità e che sarebbero poi sfociate nella prima guerra mondiale.
Il mondo intellettuale ed artistico, percependo l'avvicinarsi della catastrofe, assunse per reazione un atteggiamento anti-positivista, dando origine a movimenti di opposizione spesso difficilmente identificabili sotto un'unica etichetta, che, per quel che riguarda le arti visive ed il loro immediato passato, si schierano contro: sono movimenti antinaturalisti ed anti-impressionisti, anche se hanno proprio nell'Impressionismo le loro radici culturali.

Mentre l'artista naturalista ed impressionista guarda la realtà dall'esterno, con un senso di edonismo leggero che dà molto fastidio agli espressionisti, questi ultimi si calano nella realtà per viverla dall'interno, rappresentandola quale loro appare, trasponendone la sensazione ricevuta, in un certo qual modo soggettivando la visione del mondo oggettivo e reale.
In Francia, i Fauves (1905) sono il primo movimento che organizza ed ufficializza il concetto secondo cui la pittura è mezzo scatenante delle emozioni, è espressione, liberazione, soggettività, il vero fauve è un animale pittorico, è un anarchico del sentimento, è un ribelle individualista e antiborghese: i più rappresentativi personaggi di questa corrente sono Henri Matisse, Maurice De Vlamink, Georges Rouault.

Il fenomeno dell'Espressionismo, tuttavia, trova la sua più convincente affermazione in Germania, per contrasto al fatto che proprio lì è più rigida l'impronta di un regime imperiale feudale repressivo, corrotto politicamente e moralmente, che spinge alle estreme conseguenze la protesta e la reazione degli intellettuali dell'epoca.

Gli intellettuali assumono varie posizioni nei confronti del dilagante disfacimento socio-culturale, posizioni che vanno dall'esaltazione delle forze liberatrici della natura ad un atteggiamento di isolamento dello spirito ad un'opposizione attiva e polemica con precisi programmi ed obiettivi.

Gli artisti che più significativamente esprimono queste tendenze sono Emil Nolde, Paul Klee, George Grosz, nei quali si ritrova quanto teorizzato da Kasimir Edschmid sulla destoricizzazione del sentimento e sulla concezione esistenziale dell'arte che, depurata dalle deformazioni storiche dell'esistenza, diventa un puro sentirsi vivere dell'istinto.

E' una presa di posizione contro l'Impressionismo sempre più epidermico, in antitesi al quale l'artista espressionista (da ex-premere. spingere fuori) preme sulla realtà per farne sgorgare l'interiore segreto, definendo così la tipica deformazione espressionistica (già di Van Gogh , Munch , Ensor)
E' la stessa deformazione che l'architettura espressionista applica alle masse plastiche, come fa Antonio Gaudì, il grande architetteo catalano autore della Sagrada Familia, tempio espiatorio rimasto incompiuto, un'opera unica nel panorama dell'architettura europea.

"Il Ponte", o "Die Brücke", fondato nel 1905 e sciolto nel 1913, contemporaneo ai parigini Fauves, è il primo movimento artistico organizzato degli espressionisti tedeschi, un ponte che focalizzi le nuove istanze culturali e gli elementi rivoluzionari e che, inizialmente, si configura soprattutto come movimento di protesta e rottura al quale aderiscono Otto Muller , Ernst L. Kirchner e Emil Nolde (che ne uscirà ben presto per restare in seguito sostanzialmente un solitario).

Nel 1911 viene fondato un gruppo, "il Cavaliere azzurro" o "Der Blaue Reiter", ad opera di Vasilij Kandinskij e Franz Marc, del quale l'esponente di maggior spiccò resta Kandinskij, gruppo che concorda con il Ponte per ciò che è negazione della tradizione (no all'impressionismo, no al positivismo, no alla concezione borghese della società), mentre se ne discosta per il programma, che non vede più l'arte come espressione istintuale e sfrenata della realtà percepita, ma come mezzo per attingere l'intima essenza spirituale della natura, senza tuttavia escludere che la natura stessa possa anche essere letta astrattamente separandola dalla sua banale funzionalità (ciò che, nella letteratura contemporanea, pare richiamare per esempio Kafka).

Va oltre Paul Klee , proponendo la sua idea di un artista medium, in comunicazione con il grembo della natura, con le forze naturali stesse che attraverso di lui si esprimono e si estrinsecano, secondo una famosa similitudine tra l'artista e l'albero scritta da lui stesso, in contrasto con Kandinskij che nega la possibilità di contatto tra artista e natura.
Sia Kandinskij che Klee subirono, anche se in misura diversa, l'influenza di un movimento culturale contemporaneo (che ebbe come massimi rappresentanti Klimt e Van De Velde ) , chiamato Liberty o Art nouveau o Jugendstil o Secession, a seconda delle nazioni in cui si sviluppò, nel quale si ritrovano elementi di esotismo, richiami all'arte orientale, soprattutto giapponese, un decorativismo che dimentica le leggi prospettiche e risolve la pittura in superficie secondo linee libere svincolate dalla simmetria, sciolte dall'obbligo della raffigurazione, astratte e, in un certo senso, in grado di proporre una visione idealizzata del reale.

La guerra del '14, però, porta alla luce con violenza impensabile problemi politici e sociali di estrema gravità e durezza, dirigendo su toni fortemente critici e polemici la riflessione degli intellettuali che, negando che l'arte possa avere una funzione consolatoria ed elusiva nei confronti della realtà, si schierano per un concetto di arte radicata proprio nelle contraddizioni e nelle miserie della vita, dura e spietata .
Gli intellettuali, insomma, decidono che non devono più rappresentare una borghesia corrotta e sconfitta, senza valori, trascinata nella polvere dal crollo di varie monarchie europee, ma devono farsi voce di una nuova forza emergente, il proletariato, che sta in quegli anni diventando protagonista della storia: si parlerà di costruttivismo, di realismo espressionista, di nuova oggettività, tutti aspetti di questa rinnovata visione della funzione dell'arte e del suo rapporto con la realtà.

Tra gli artisti più significativi di questo periodo si possono citare Otto Dix e Oscar KoKoschka in Germania, Marc Chagall e Chaim Soutine per l'Est europeo, Amedeo Modigliani, Lorenzo Viani, Ottone Rosai in Italia.

Come si può dedurre, l'Espressionismo, a cavallo della prima guerra mondiale del '14-'18, è un movimento intellettuale trasversale che coinvolge, in sintesi, tutte le espressioni della cultura di quel periodo storico, rappresentando quindi una drammatica trascrizione della realtà e una fedele rappresentazione della società contemporanea in trasformazione.


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