L'intenzione di questi artisti è quella di realizzare
un nuovo rapporto tra arte e condizione umana, secondo un'ideologia
di matrice populista, scopo dichiarato è attirare
a sé tutti gli elementi rivoluzionari e in fermento,
per riuscire a sovvertire le vecchie regole convenzionali
e realizzare le loro opere attraverso la spontaneità
dellispirazione, ciascuno secondo il proprio temperamento,
realizzando in realtà, per la vicinanza fisica tra
i vari membri che lavoravano spesso gomito a gomito, una produzione
sostanzialmente omogenea.
I fondatori del movimento sono quattro studenti di architettura,
Kirchner, Heckel, Bleyl e Schmidt-Rottluff, ai quali si uniscono,
nell'anno seguente, altri artisti tra cui Nolde, Pechstein, Van Dongen e Müller.
Determinante per questo gruppo è la conoscenza dell'attività
di Edvard Munch, che in quel periodo dipinge un suo celebre
quadro, 'Il grido', subito gratificato da largo consenso dagli
artisti contemporanei.
Nonostante la spinta iniziale che coinvolge gli entusiasmi
di tutti, tuttavia i vari componenti del gruppo di "Die
Brücke" non saranno in seguito sempre in pieno accordo
tra loro, specie sul piano ideologico, tanto che alcuni, come
Nolde, Bleyl e Van Dongen, finiscono per uscire dal sodalizio
con diverse motivazioni, mentre Pechstein ne viene addirittura
espulso.
Nato da un preciso atteggiamento di rivolta nel solco della stessa tradizione romantica di "Sturm und Drang" della seconda metà del 18° secolo, il linguaggio
di questi artisti si connota per i suoi toni fortemente
emotivi, mediati da colori vivaci e da contrasti cromatici
violenti, da un segno incisivo e fortemente aggressivo, da
contorni semplificati e pesanti e da un'aspra deformazione della figura: sciolta da qualsiasi riferimento naturalistico
e tesa ad esplorare i territori del "brutto", la forma è soggetta ad una
de-formazione che esprime in termini visibili la pressione che l'artista
esercita sulla realtà per farne sgorgare l'essenza
interiore e nascosta.
Scrive il poeta Kasimir Edschmid nel 1917 "L'artista espressionista non guarda: vede; non racconta: vive; non riproduce: ricrea; non trova: cerca", conducendo la propria ricerca non fuori, ma dentro di sé, tra le pieghe dell'inconscio.
Infatti, sotto la spinta di studi su nuove tematiche quale ad esempio
la psicanalisi, gli artisti espressionisti si convincono che
gli aspetti visibili della realtà siano ingannevoli
ed aleatori e che quindi sia impresa vana conoscere e
descrivere il reale, orientandosi così alla ricerca
di soluzioni che superino la mera registrazione delle apparenze
operata attraverso l'occhio e lesperienza fisica del
quotidiano, in polemica con il sostanziale descrittivismo
dell'Impressionismo.
I colori, che gli espressionisti diluiscono con la benzina,
richiedono una stesura rapida per l'immediata essicazione
della pasta colorata, stesa a tratti nervosi e brevi, fatti in punta di pennello:
i temi rappresentati sono solitamente presi dalla vita e dalla
strada, lopera non si pone l'obiettivo di riprodurre
un'immagine osservata, ma di materializzarla direttamente sulla tela,
il pittore non deve necessariamente scegliere il colore secondo
il criterio della verosimiglianza, ma nella massima libertà,
a seconda del significato che egli attribuisce al colore stesso.
E' ciò che già Matisse affermava: "Per rendere un paesaggio d'autunno, non cercherò di ricordarmi quali tinte si convengano a questa stagione ma mi ispirerò solamente alle sensazioni che essa mi procura", a dimostrare che l'uso del colore come mezzo per esprimere e rivelare gli stati
d'animo interiori e soggettivi già aveva, nel recente passato,
illustri precedenti, basti ricordare, oltre a Matisse, Van Gogh, Gauguin, i Fauves, Munch e Ensor.
Tuttavia, per gli artisti di "Die Brücke",
la libertà espressiva, portata ai suoi limiti estremi, assume ben più di una marcata funzione antinaturalistica
e antiedonistica, in chiave antimpressionista e anticonvenzionale, contro la lettura realistica ed edulcorata della realtà visibile.
Ne risulta un linguaggio complessivamente rude, volutamente
primitivo ed emotivo, passionale e spesso violento, a denuncia di una sofferenza
morale che utilizza il segno e il colore per comunicare
l'esperienza emozionale e spirituale della realtà e
il disagio interiore provocato dal contrasto tra gli ideali
umani e la reale condizione dell'uomo.
Molti artisti del gruppo si dedicarono all'incisione, soprattutto
xilografica, pubblicando per vari anni cartelle delle loro
opere, ritenendo che questa forma artistica esprimesse con
particolare forza la fatica del gesto, e quindi della creazione
dell'opera d'arte, e l'ideale continuità con l'antica
tradizione popolare tedesca delle stampe.
"la xilografia valorizza al massimo l'elemento lineare grazie alla sua grande semplificazione (…), la litografia rende il disegno nel modo più diretto (…), nell'incisione su metallo l'eleganza del segno viene messa in luce, nel miglior modo, sul metallo lucido", così scrive Kirchner nel 1913.
Con il trasferimento a Berlino di Kirchner, nel 1911, ed
in seguito degli altri artisti del "Die Brücke",
si apre un secondo periodo nel quale si disgrega l'iniziale
uniformità stilistica che aveva caratterizzato il gruppo
ed ogni artista persegue un suo stile personale: ciò
comporta lo scioglimento del "Die Brucke", nel 1913,
coincidente con lo scoppio della prima guerra mondiale, salutata
con entusiasmo dagli stessi artisti come mezzo catartico di
rinnovamento spirituale.
* articolo aggiornato il 23/05/2014 |