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Un filo di follia corre nell'Espressionismo
tedesco
di Vilma Torselli
pubblicato il 27/03/2007 |
'Le malattie, la pazzia e la
morte furono gli angeli neri che vegliarono sopra la mia culla
e mi accompagnarono fin dall'infanzia' (Edvard Munch) |
Storicamente, Espressionismo e Nazionalsocialismo nascono accomunati dagli stessi presupposti ideologici e culturali,
figli di una matrice di stampo borghese e populista, pur differenziandosi
fortemente appena si instaura un regime politico, il Nazismo,
che dapprima "usa" i più noti fra gli artisti
espressionisti per motivi propagandistici, poi se ne libera
perchè divenuti ingombranti (è analogo quello
che accade anche in Italia, con il Futurismo).
La definizione di pittori "espressionisti" è
dovuta al critico Wilhelm Worringer che la usò in un
articolo sulla rivista 'Der Sturm', e designò da allora
non solo il gruppo di pittori ai quali venne riferita, ma si
estese anche alle manifestazioni letterarie, musicali e cinematografiche
caratterizzate dalla stessa poetica.
Sono di fondamentale importanza sia il crollo di una struttura culturale
incentrata su una metafisica dominante, quella hegeliana, sia
l'oppressivo clima politico, per comprendere la nascita e l'evoluzione
del movimento espressionista e, all'interno di esso, la presa
di posizione polemica degli intellettuali di ogni tipo nei confronti
della società contemporanea, una polemica dai toni in
genere duri e violenti da ambo le parti, tanto che, in seguito,
il Nazismo bollò genericamente le manifestazioni artistiche
di questo periodo come arte degenerata, riferendosi
innanzi tutto allEspressionismo.
Il quale fu un movimento
innovativo e dirompente, primo di una lunga serie di forme
artistiche devianti che lo avrebbero seguito nella
sua opera di distruzione dei canoni classici (Cubismo, Fauvismo, Surrealismo, Dadaismo ecc), precursore di tutti i movimenti che si
sviluppano dalla fine dell800 alla seconda guerra
mondiale, le avanguardie europee, non solo tedesche.
Con questa operazione politica, l'Espressionismo, quindi,
acquista subito un'aura di anomalia irrazionale, di movimento
fuori dalle regole non solo dell'estetica, ma anche del senso
comune, portato avanti da artisti violenti e invasati.
Fin dall'antichità, spesso lespressione artistica
venne accomunata ad una certa dose di degenerazione, di stravaganza,
se non addirittura di pazzia, e proprio il binomio arte-pazzia costituì uno stereotipo diffuso che ammantava la genesi
dell'opera d'arte di un alone mistico, contribuendo a costruire
un'immagine un po' retorica dellartista che crea la
sua opera in uno stato di esaltazione e di allucinazione.
Mentre nelle opere di alcune correnti pittoriche, come per
esempio l'Impressionismo ed il classicismo in genere, cogliamo
l'espressione di una interiorità serena in pacata
sintonia con il reale, espressione di un equilibrato rapporto
tra uomo e natura, tra sè ed altro, tra individuo e
società, nell'Espressionismo, e non solo in esso, troviamo
tutti i caratteri della rivolta, della ribellione, del rifiuto
del passato, espressi nei termini di un linguaggio estremamente
angosciato, tragico, disperato, esemplificato nella poetica
di "Die Brucke", prima corrente espressionista tedesca. |
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Personaggio molto studiato sotto il punto di vista psicologico
è Vincent Van Gogh, al quale sono state attribuite,
dopo la morte, diagnosi severe: schizofrenia e psicosi maniaco-depressiva,
autolesionismo (si tagliò un orecchio dopo una lite
con il collega Gauguin, anche lui non proprio equilibrato),
alcolismo, intossicazione da assenzio (un liquore considerato
la droga dei bohèmien di fine Ottocento). |
E proprio Van Gogh e Gauguin sono gli antesignani dell'Espressionismo,
primi ad aver introdotto l'uso del colore "non conforme",
arbitrario e simbolico, un cromatismo violento che impiega
il colore puro, e mentre i gialli di Van Gogh, in preda ad
un vero e proprio furore cromatico, esprimono, sul piano psicologico
dell'uso del colore, una sensazione di angoscia, i blu denunciano
la perdita di contatto con la realtà, una patologia
psichiatrica dapprima latente e poi sempre più conclamata,
espressione della pazzia che lo porterà al suicidio.
Ricoverato più volte in manicomio, dove continuò
a dipingere quadri allucinati ed ossessivi, si uccise con
un colpo di pistola.
Simbolo della punta più estrema e drammatica dell'esperienza
romantica, personalità di fondamentale importanza per
la formazione della poetica dellEspressionismo, largamente
influenzata da Nietzsche, è quella di Edvard Munch , che con il suo dipinto "Il grido" influenzò
in maniera determinante un gruppo di giovani pittori che videro
la sua personale del 1902: erano Ludwig Kirchner, Erich Heckel,
Karl Schmidt-Rottluf, che di lì a poco avrebbero fondato
"Die Brücke" e dato l'avvio alla nascita dell'Espressionismo
tedesco.
Dice Munch: "Le malattie, la pazzia e la morte furono
gli angeli neri che vegliarono sopra la mia culla e mi accompagnarono
fin dall'infanzia".
Animata da un soffio visionario e delirante, segnata da un'angoscia
mistica, dal terrore di vivere, dall'insicurezza di sè,
la poetica di Munch si esprime formalmente in un linguaggio
oscuro e fortemente innovativo che segnerà tutta la
pittura dopo di lui, e non solo quella espressionista tedesca,
ma la sua incontenibile voglia di esprimersi, risolta in un
grido muto, non lo salvò dalla pazzia: quando iniziò
a soffrire di allucinazioni venne ricoverato per otto mesi
nella clinica del dottor Daniel Jacobson, dove portò
a termine numerosi dipinti e disegni, scivendo anche il poema
in prosa "Alfa e Omega".
Soggetto a gravi crisi
depressive che sempre tormentarono la sua difficile esistenza, morì
in Norvegia nel 1944.
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Ernst Ludwig Kirchner, tra i fondatori di "Die
Brücke" con Heckel e Schmidt-Rottluff, è un altro
dei tragici personaggi che hanno agito nell'ambito della correnta
espressionista: dalla vita travagliata anche per ragioni di
salute (fu ricoverato in sanatorio dopo il suo ritorno dal
fronte), profondamente segnato dall'esperienza della guerra
(venne congedato nel 1917 per insanità mentale), fu
per tutta la vita soggetto a disturbi psichici finchè,
alla ricerca di un'impossibile serenità, anche su sollecitazione
degli amici, si trasferì definitivamente a Davos, in
Svizzera.
Lì, nel 1938, pose fine alla sua vita suicidandosi. |
Figura meno nota ma non certo irrilevante dell'Espressionismo
tedesco è Max Beckmann, che durante la prima guerra
mondiale era stato infermiere al fronte nelle Fiandre, vivendo
un'esperienza terrificante al contatto con gli orrori bellici:
congedato dal servizio militare per esaurimento nervoso, in
seguito all'esperienza militare cadde preda di una profonda
depressione che lo portò quasi sull'orlo della pazzia.
Pare quindi che un sottile filo di follia colleghi tra loro
i più importanti artisti dell'Espressionismo tedesco,
anche se, pur al di fuori di questa corrente, tanti sono gli
artisti che hanno incontrato nella loro vita la malattia mentale:
molti di essi rimarranno sconosciuti, di tutti si può
dire che le loro creazioni artistiche sono frutto di un percorso
difficile, vissuto spesso tra solitudine, indifferenza ed
emarginazione, frutto comunque dellimmaginazione e della
creatività di un'umanità anomala e tormentata
che ha cercato attraverso l'arte di dar voce alla propria
sofferenza.
* articolo aggiornato il 28/03/2014
link:
I colori di Vincent |
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