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Un norvegese è il padre spirituale
dell'Espressionismo europeo
di Vilma Torselli
pubblicato il 27/03/2007 |
"Il grido" di Edvard
Munch, primo quadro espressionista di tragico simbolismo e dirompente
carica emotiva. |
L'Espressionismo, come correntemente si afferma,
è un movimento avanguardista che trova la sua più
efficace manifestazione in suolo tedesco, tuttavia è
certamente riduttivo posizionare entro confini precisi un movimento
che attraversò i primi anni del '900 come un fiume in
piena, di incontenibile violenza, distruttivo eppure gravido
di promesse per un radicale rinnovamento sociale e culturale,
promesse tradite, rimandate, disattese.
I due predecessori, gli antesignani di quello che sarà
ufficilamente l'Espressionismo non sono, infatti, tedeschi,
sono un olandese morto suicida nel 1890, che anticipa di quindici
anni questa pittura, Vincent Van Gogh, e un norvegese, Edvard
Munch, che nel 1893 propone al mondo un suo sconvolgente dipinto,
"Il grido", con un successo unanime ed immediato,
distruggendo per sempre i canoni della poetica fino ad allora
in auge. |
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Anche se le arti visive furono indubbiamente l'ambito nel quale
l'Espressionismo parlò con maggior coraggio e forza,
ovviamente l'Espressionismo va ben oltre le arti visive, pervade
tutta la cultura di un'epoca, è negli scritti di Thomas
Mann in Germania, di Robert Musil in Austria, di Luigi Pirandello
in Italia.
Se alcuni intellettuali norvegesi vedono nella tradizione
una possibilità di rinnovamento nazionale, come il
poeta Olav Aukrust, molti sono gli autori che affrontano invece
in modo drammatico il problema della crisi sociale, della
dicotomia tra individuo e società, del deterioramento
delle istituzioni borghesi, poeti, come Arnulf Overland e
Ole Bull, narratori come Sigrid Undset e Tarjei Vesaas , o
come Henrick Ibsen, di cui si può rintracciare l'eco
nelle opere del conterraneo Edvard Munch, influenzato anche
dallo svedese August Strindberg, oltre che dalla filosofia
di Kierkegaard e di Nietzsche, dalla psicanali di Freud.
E' unanimamente riconosciuto che l'Espressionismo si inaugura
con l'opera di Edvard Munch, il quale definisce quelli che
saranno i caratteri generali di questo movimento in Norvegia,
e non solo, nei termini di un espressionismo simbolista, di
marcata forza espressiva, di plastica e drammatica evidenza,
di cromatismo intenso e violento, assolutamente antinaturalistico,
mezzi per affermare una visione sostanzialmente pessimistica
e dolorosa della vita, della società, del mondo, di
un secolo inquieto che corre verso un destino tragico.
E' l'affermazione di una poetica dell'angoscia che percorre
tutta l'arte norvegese di quel periodo e che Munch esprime
in un linguaggio spesso affannosamente ansioso tanto da risultare
incompleto, a giudizio di alcuni critici suoi contemporanei:
ma Christian Krohg, pittore naturalista suo amico e sostenitore,
parla così delle sue opere : "Oh, si! Sono complete.
Uscite dalla sua mano. L'arte è completa quando l'
artista ha detto tutto quello che doveve dire veramente; e
questo è il vantaggio che Munch ha su generazioni di
pittori, ha l' abilità unica di mostrarci cosa ha provato
e cosa lo tormentava, facendo sembrare tutto il resto senza
importanza."
Sì, senza importanza, come la tradizione ottocentesca,
come il concetto di arte "bella" ad ogni costo,
come la funzione consolatoria che l'arte aveva avuto sino
ad allora nella rappresentazione del reale, come la ricerca
estetizzante di un'arte "altra" dalla vita, arte
che dopo Munch sarà invece specchio dell'anima, dell'interiorità,
veicolo per un viaggio nell'inconscio che prosegue ancora
oggi, nei mille linguaggi dell'arte moderna.
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