In oriente, nell'antica Cina, avviene un vero e proprio ribaltamento
con l'avvento del taoismo, nel V sec. a.C., un sistema filosofico
eminentemente naturalistico fondato sulla dottrina del tao
(la via): il tao è luniversale, lindeterminato
e lineffabile da cui tutto deriva e al quale poi tutto
ritorna in un processo evolutivo continuo, norma etica a cui
tutti gli uomini devono adeguarsi ed in cui il singolo, in
quanto osservatore facente parte dellintero sistema
cosmologico, non può che dare giudizi autoreferenziali,
immerso in un continuum spazio-temporale in incessante mutamento,
indefinibile, perennemente in fieri, nel quale non ci sono
regole ripetitive, simmetrie, ordini precostituiti.
Ciò determina una rielaborazione dellestetica
orientale basata sullintroduzione del concetto di mutamento
e di diversità come elemento disequilibrante, dinamico,
espresso attraverso lasimmetria, concetto che esprime,
prima di tutto, una nuova visione del mondo e che viene trasferito
dagli artisti orientali nelle loro opere dando origine a risultati
estetici del tutto nuovi nella storia dell'arte di tutta l'umanità.
Quando, alla fine dell' '800, con il potenziamento dei mezzi
di comunicazione quali la fotografia e la riproduzione tipografica,
la grafica orientale soprattutto giapponese si diffonde al
di fuori dei confini territoriali, il pensiero occidentale
ne risulta talmente influenzato da cominciare ad identificare
nell'asimmetrico, nel diverso dalla norma, il linguaggio preferenziale
per esprimere quelle esigenze di rinnovamento e di rottura
con la tradizione classica che saranno poi alla base dei movimenti
avanguardisti del '900.
In verità già il Barocco aveva introdotto l'elemento
asimmetrico nel proprio lessico, ma per esiti diversi, volendo
esprimere attraverso il disequilibrio della forma il concetto
di movimento inteso come opposto della ripetitività
statica, come dinamismo legato al cambiamento, mentre l'avanguardismo
punta decisamente a farne strumento per acquisire la massima
libertà espressiva, svincolata da ogni canone, nella
quale l'artista possa esprimersi in modo soggettivo e perciò
unico, diverso da tutti gli altri.
Ciò in pittura significa la fine dell'Impressionismo,
o per lo meno delle sue correnti più classiciste (Georges
Seurat, per esempio), ed in architettura la nascita della
corrente organica, che privilegia le esigenze dell'uomo anzichè
predefinite esigenze estetiche e formali, espressa nella sua
forma più alta dal suo capostipite, Frank Lloyd Wright.
Toulouse-Lautrec, Klimt, Gauguin, Degas, Masson, Dudovich,
il Liberty, l'Art Nouveau, sono innumerevoli, per restare
solo in Europa, gli artisti ed i movimenti nel campo delle
arti visive che hanno recepito l'importanza e la carica innovativa
dell'arte orientale, affascinati dalla purezza delle linee
e dalla raffinezza degli accostamenti cromatici, dalla elegante
stilizzazione della silhouette bidimensionale di straordinaria
leggerezza.
E' quindi in diretta discendenza dall'arte orientale che
l'arte moderna, sia europea che americana, introduce tematiche
e concetti nuovi: oltre che l'asimmetria, compare anche l'idea del mutamento,
del vuoto come spazio della rappresentazione, non meno importante
di essa, della velocità dell'esecuzione, della spontaneità
del gesto, tutti concetti in qualche modo correlati, perché
asimmetria vuol dire anche movimento rispetto alla stasi,
espressione della deformazione continua di ciò che
continuamente muta, vuol dire spazio e ritmo dell'azione del
divenire, vuol dire provvisorietà dei rapporti tra
le cose nello scorrere della temporalità.
Si può dunque generalizzare il concetto che tutta
l'arte moderna, in tutte le sue forme (arti visive, musica,
architettura ecc,) tenda alla disarmonia, al contrasto, alla
dissonanza, allo squilibrio, alla peculiare bellezza dell'essenziale
non più irretito nella perfezione della regolarità
e della simmetrica precisione.
L'asimmetria è una forma di trasgressione alla norma
che tiene desta l'attenzione dell'osservatore, è un
continuo attentato ai nessi logici tradizionali, è
sollecitazione ad andare oltre, è destrutturazione
della banalità, è il modo per vedere con occhi
nuovi verità scontate, ma è anche, per quanto
paradossale possa sembrare, ricerca di equilibrio nellirregolarità,
il che, dopo tutto, è il destino della vita di ognuno
di noi.
|