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L'anima delle case
di Vilma Torselli
pubblicato il 11/04/2007
Anche lo spazio interno ha un'anima, quella che l'artista gli trasferisce quando ne fa il tema della propria opera: è allora che, come gli oggetti inanimati, il vuoto prende vita, e sentimenti, e passioni sotto la spinta di quel soffio "divino" che chiamiamo arte.
La pittura d'interni è legata alla tradizione pittorica fiamminga e olandese, nella quale per la prima volta viene rappresentato sulla tela l'ambiente chiuso, l'interno di una struttura architettonica, nei termini di una verosimiglianza che nessun'altra pittura raggiungerà in seguito.
Vermeer, Gerard ter Borch, Pieter de Hooch, Gabriel Metsu, Gerrit Dou, Jan Steen e Emmanuel de Witte, tanto per citare gli artisti più famosi, raffigurano minuziosamente, talvolta popolandoli di personaggi intenti ad occupazioni banali, gli interni domestici della borghesia mercantile, una classe sociale benestante emergente che fa eseguire il "ritratto" della propria casa, importante status simbol di quel particolare periodo storico.
Il punto di forza di questo genere di pittura è rappresentato dall'analisi estremamente accurata degli effetti della luce, che per la prima volta corrisponde ad una fonte luminosa ben precisa, proveniente da una direzione determinata e diffusa in modo radente nell'ambiente, determinando in maniera univoca le forme degli oggetti: si tratta di una vera e propria rivoluzione stilistica, poichè fino ad allora nessuno si era posto il problema della luce, o se vogliamo dell'ombra, partendo dall'idea che nella rappresentazione pittorica la luce potesse provenire da tutte le direzioni in modo indifferenziato, utilzzando l'ombra del tutto arbitrariamente e convenzionalmente, al solo fine di rendere l'effetto della tridimensionalità delle forme.

In realtà anche fuori dai paesi fiamminghi esistono pitture per così dire "ambientali", nel '600/'700 si afferma in Europa un genere pittorico detto quadraturismo (ne furono teorici, fra gli altri, Serlio, Palladio, Vignola) che crea spazi illusori, con effetto trompe-l'oeil, definiti da colonne e pilastri in grado di alterare i limiti murari degli ambienti, o da balconate aperte su falsi panorami naturali che sfondano le pareti dilatando la spazialità.
Tuttavia, in tutti questi casi, seppure la pittura costruisca strutture più o meno chiuse, lo fa concependole in funzione dell'architettura esistente, come mezzo per alterarne illusionisticamente la dimensione e le caratteristiche, ed è l'architettura la protagonista dell'intervento, e la pittura al suo servizio.
Come avviene per gli oggetti d'uso comune, anche lo spazio domestico, nella pittura fiamminga, finisce per diventare soggetto principale dell'opera, definendo una nuova tematica che verrà in seguito ripresa da tutta la pittura europea.

L'Impressionismo, che inaugura una pittura all'insegna dell'informalità rispetto alle regole ed alle tematiche codificate, propone spesso, accanto a scene all'aperto e gite sul fiume, a balli popolari e passeggiate in campagna, l'interno di ambienti familiari, sale di ritrovo, scuole di ballo, bordelli, genere in cui eccelle Edouard Manet, che realizza grandi tele di interni domestici piuttosto tradizionali, senza preoccuparsi di caricarli di significati particolari o simbolici, ma semplicemente giocando con il colore e la luce.

Jean-Baptiste Chardin (1699-1779) realizza tranquille scene d'interni piuttosto impersonali, documentando i modi di vita della borghesia parigina in un linguaggio sostanzialmente tradizionale, più interessato alla documentazione che alla scoperta.
All'inizio del '900, Walter Sickert fondatore del Camden Town Group, dipinge interni disadorni e squallidi, con una gamma cromatica cupa e livida, alla ricerca di un marcato realismo che tuttavia non riesce a superare un'impostazione piuttosto convenzionale.
Di tutt'altra impronta le immagini d’interni familiari dello svedese Carl Larsson (1853- 1919), scaldate da un festoso cromatismo, una pittura intimista dove l'interno, spesso popolato da ridenti figure di bimbi, fulcro della casa e degli affetti, simboleggia il quieto rifugio in cui cercare sicurezza psicologica.

I macchiaioli toscani, che ritraggono in chiave documentaristica e realistica l'umile quotidianità della vita contadina nel suo ambiente reale, vogliono proporre nei loro interni domestici di rustica spontaneità un modo anticonvenzionale di fare pittura, in antitesi a quello aulico ed accademico dell'arte ottocentesca, a significare la nascita di una nuova sensibilità, attenta all'uomo ed al contesto in cui vive.
Tra gli artisti avanguardisti del '900, l'interno è un tema se non ricorrente, almeno frequente, in genere interpretato simbolicamente, allusivo ad una realtà metafisica, spazio dell'altrove, luogo irreale, luogo della mente, intellettualmente organizzato, come nei dipinti di Felice Casorati, pittore raffinato ed elegante, che fa dello spazio interno un elemento enigmatico e misterioso, rigorosamente strutturato secondo la sua sensibilità "estatica e ferma" come ciò che egli vuol fissare sulla tela.

Insomma, lo spazio interno sembra proprio avere un'anima, quella che l'artista gli trasferisce quando ne fa il tema della propria opera: è allora che, come è accaduto anche per gli oggetti inanimati, il vuoto prende vita, e sentimenti, e passioni, sotto la spinta di quel "soffio divino" che chiamiamo arte.

Il dipinto di interni che meglio si presta ad un'analisi non solo formale ma anche psicologica, immagine nella quale si riflette l'anima di uno degli artisti più grandi e tormentati del secolo scorso, Vincent Van Gogh, è probabilmente quello della sua camera da letto >>>>>>Vincent Van Gogh, "La camera da letto di Arles"

*articolo aggiornato il 10/08/2012

link:
L'anima delle cose
Temporary Architecture


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