La pittura d'interni è legata alla tradizione
pittorica fiamminga e olandese, nella quale per la prima volta
viene rappresentato sulla tela l'ambiente chiuso, l'interno
di una struttura architettonica, nei termini di una verosimiglianza
che nessun'altra pittura raggiungerà in seguito.
Vermeer, Gerard ter Borch, Pieter de Hooch, Gabriel Metsu, Gerrit
Dou, Jan Steen e Emmanuel de Witte, tanto per citare gli artisti
più famosi, raffigurano minuziosamente, talvolta popolandoli
di personaggi intenti ad occupazioni banali, gli interni domestici
della borghesia mercantile, una classe sociale benestante emergente
che fa eseguire il "ritratto" della propria casa,
importante status simbol di quel particolare periodo storico.
Il punto di forza di questo genere di pittura è rappresentato
dall'analisi estremamente accurata degli effetti della luce,
che per la prima volta corrisponde ad una fonte luminosa ben
precisa, proveniente da una direzione determinata e diffusa
in modo radente nell'ambiente, determinando in maniera univoca
le forme degli oggetti: si tratta di una vera e propria rivoluzione
stilistica, poichè fino ad allora nessuno si era posto
il problema della luce, o se vogliamo dell'ombra, partendo dall'idea
che nella rappresentazione pittorica la luce potesse provenire
da tutte le direzioni in modo indifferenziato, utilzzando l'ombra
del tutto arbitrariamente e convenzionalmente, al solo fine
di rendere l'effetto della tridimensionalità delle forme.
In realtà anche fuori dai paesi fiamminghi esistono
pitture per così dire "ambientali", nel '600/'700
si afferma in Europa un genere pittorico detto quadraturismo (ne furono teorici, fra gli altri, Serlio, Palladio, Vignola)
che crea spazi illusori, con effetto trompe-l'oeil, definiti
da colonne e pilastri in grado di alterare i limiti murari
degli ambienti, o da balconate aperte su falsi panorami naturali
che sfondano le pareti dilatando la spazialità.
Tuttavia, in tutti questi casi, seppure la pittura costruisca
strutture più o meno chiuse, lo fa concependole in
funzione dell'architettura esistente, come mezzo per alterarne
illusionisticamente la dimensione e le caratteristiche, ed
è l'architettura la protagonista dell'intervento, e
la pittura al suo servizio.
Come avviene per gli oggetti d'uso comune, anche lo spazio
domestico, nella pittura fiamminga, finisce per diventare
soggetto principale dell'opera, definendo una nuova tematica
che verrà in seguito ripresa da tutta la pittura europea.
L'Impressionismo, che inaugura una pittura all'insegna dell'informalità
rispetto alle regole ed alle tematiche codificate, propone
spesso, accanto a scene all'aperto e gite sul fiume, a balli
popolari e passeggiate in campagna, l'interno di ambienti
familiari, sale di ritrovo, scuole di ballo, bordelli, genere
in cui eccelle Edouard Manet, che realizza grandi tele di
interni domestici piuttosto tradizionali, senza preoccuparsi
di caricarli di significati particolari o simbolici, ma semplicemente
giocando con il colore e la luce.
Jean-Baptiste Chardin (1699-1779) realizza tranquille scene
d'interni piuttosto impersonali, documentando i modi di vita
della borghesia parigina in un linguaggio sostanzialmente
tradizionale, più interessato alla documentazione che
alla scoperta.
All'inizio del '900, Walter Sickert fondatore del Camden Town
Group, dipinge interni disadorni e squallidi, con una gamma
cromatica cupa e livida, alla ricerca di un marcato realismo
che tuttavia non riesce a superare un'impostazione piuttosto
convenzionale.
Di tutt'altra impronta le immagini dinterni familiari
dello svedese Carl Larsson (1853- 1919), scaldate da un festoso
cromatismo, una pittura intimista dove l'interno, spesso popolato
da ridenti figure di bimbi, fulcro della casa e degli affetti,
simboleggia il quieto rifugio in cui cercare sicurezza psicologica.
I macchiaioli toscani, che ritraggono in chiave documentaristica
e realistica l'umile quotidianità della vita contadina
nel suo ambiente reale, vogliono proporre nei loro interni
domestici di rustica spontaneità un modo anticonvenzionale
di fare pittura, in antitesi a quello aulico ed accademico
dell'arte ottocentesca, a significare la nascita di una nuova
sensibilità, attenta all'uomo ed al contesto in cui
vive.
Tra gli artisti avanguardisti del '900, l'interno è
un tema se non ricorrente, almeno frequente, in genere interpretato
simbolicamente, allusivo ad una realtà metafisica,
spazio dell'altrove, luogo irreale, luogo della mente, intellettualmente
organizzato, come nei dipinti di Felice Casorati, pittore
raffinato ed elegante, che fa dello spazio interno un elemento
enigmatico e misterioso, rigorosamente strutturato secondo
la sua sensibilità "estatica e ferma" come
ciò che egli vuol fissare sulla tela.
Insomma, lo spazio interno sembra proprio avere un'anima,
quella che l'artista gli trasferisce quando ne fa il tema
della propria opera: è allora che, come è accaduto
anche per gli oggetti inanimati, il vuoto prende vita, e sentimenti,
e passioni, sotto la spinta di quel "soffio divino"
che chiamiamo arte.
Il dipinto di interni che meglio si presta ad un'analisi non
solo formale ma anche psicologica, immagine nella quale si
riflette l'anima di uno degli artisti più grandi e
tormentati del secolo scorso, Vincent Van Gogh, è probabilmente
quello della sua camera da letto >>>>>>Vincent Van Gogh, "La camera da letto di Arles"
*articolo aggiornato il 10/08/2012
link:
L'anima delle
cose
Temporary Architecture
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