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L'arte russa
di Vilma Torselli
pubblicato il 24/03/2007

Indelebili tracce dell'arte russo-europea nella cultura visiva del nuovo continente americano attraverso l'Espressionismo astratto e l'action painting.

L'arte russa è onnipresente nelle correnti avanguardiste del '900, sia direttamente, con movimenti strutturati a base teorica, sia attraverso gli artisti che, abbandonata la madre patria, non cessarono mai di riproporne le radici culturali nelle loro opere, dovunque si siano trovati ad operare; è il caso di Vassilij Kandinskij, che fonda a Monaco "Der Blaue Reiter" e diviene il massimo esponente dell'astrattismo lirico, spesso ispirandosi al fascino immaginifico ed all’intensità mistica dell’arte popolare russa; è il caso di Marc Chagall, che dalla sua anima russa-ebraica trae il simbolismo allegorico delle sue opere, l'emotività sofferta ed intensa del suo linguaggio espressivo, il ritmo narrativo favolistico ed onirico di chiara derivazione popolare; è il caso di El Lisitskij che contrappone all'astrattismo una sua concezione di rigore intellettuale essenziale, per una estetica non figurativa, materializzazione di un'idea e non di una forma.

Molti significativi ed influenti movimenti moderni nascono in Russia ai primi del '900; il Costruttivismo, movimento astratto fondato nel 1913 da Vladimir Majakovskij, che scardina le nozioni tradizionali di arte ispirandosi anzichè alla realtà, secondo la precedente tradizione figurativa, a forme e processi della tecnologia moderna (determinanti i contatti con il Futurismo italiano); il Suprematismo, fondato nel 1913 da Kazimir Malevic, autore di uno scioccante dipinto rappresentante un quadrato nero su fondo bianco, emblema e manifesto di un'esperienza artistica liberata da qualsiasi rapporto di mimesi della natura attraverso un estrema semplificazione geometrica (che influenzerà la metodologia della Bauhaus di Weimar); è il caso del Raggismo di Michail Larionov, improntato nazionalisticamente e teso alla definizione di una cultura visiva autonoma, che fonde accenti cubisti, futuristi e orfisti con l'originaria matrice russa.

Sotto l'impulso di una forte tensione sociale, tutti i movimenti russi del primo '900 sostengono che l'arte debba essere un'attività socialmente utile, espressa in forme pratiche (pubblicità, architettura, arredamento, produzione industriale, che anticipa il concetto di industrial design), non senza polemiche interne, pur nella comune propensione alla ricerca di una cultura proletaria in sostituzione di quella borghese, senza arrivare a scontri definitivi grazie alla mediazione di Lenin, garante di una libera discussione.

Sono tutti movimenti improntati ad un astrattismo radicale in grado di attuare una definitiva rottura con la tradizione culturale del realismo ottocentesco, fondati su un linguaggio espressivo aniconico, trait d'union tra la cultura europea e l'ambiente culturale russo, frenato nella sua evoluzione in chiave modernista da una realtà socio-culturale conservatrice prossima al baratro della rivoluzione d'ottobre (1917): così come essi stessi maturano grazie agli apporti ed ai contatti esterni, contemporaneamente svolgono azione di stimolo e di rinnovamento sulla cultura del resto dell'Europa, consolidando il ruolo della Russia come fondamentale polo propulsore dell'astrattismo e di tutta l'arte moderna.

Parecchi artisti di origine russa, grazie anche al favore di molti commercianti d'arte e galleristi russi, si affermano in Europa, Sonia Delaunay, Nicolas De Stael, Jean Pougny, Michele Pavel, nè va taciuto il ruolo degli artisti russi in America, dove convergono numerosi, specie quelli di origine ebraica, a causa delle leggi razziali degli anni '40: l'Espressionismo astratto americano, un'arte astratta ricca di contenuti emotivi che con l'action painting trova le sue motivazioni nell'atto stesso che la produce, nasce anche grazie al loro contributo, oltre che attraverso la poetica surrealista.
Dagli anni '40 ad oggi, numerosi sono gli artisti russi, o di origine russa, presenti nel panorama dell'arte moderna americana, da Mark Rothko a Allan Kaprow, da Andy Warhol a Miriam Shapiro, a testimoniare il legame tra vecchio e nuovo mondo che l'Espressionismo ha negato, contestato, rifiutato ma che, nonostante tutto, costituisce ancora oggi la base portante della cultura visiva americana.

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