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Il Simbolismo e la sintesi del linguaggio artistico
di Vilma Torselli
pubblicato il 25/03/2007
Antinaturalismo, antipositivismo, antirazionalismo in un movimento anticipatore delle avanguardie del '900.
Tra i movimenti che precedettero la nascita dell'arte moderna, storicamente collocata al 1905, uno dei più importanti è il Simbolismo, nato in Francia nel 1880, che interessò sia il campo letterario che quello delle arti visive.
In entrambi i casi, la poetica assume gli stessi caratteri e si concretizza in un atteggiamento polemico nei confronti del Positivismo, del Razionalismo e, in pittura, dell'Impressionismo, tutti caratterizzati da una concezione sostanzialmente realistica del mondo che ci circonda, definito nella sua oggettività fenomenologica scientificamente indagabile.
Inoltre, contro la capacità analitica dell'Impressionismo, il Simbolismo esalta la capacità di sintesi (fu detto anche Sintetismo), la capacità di racchiudere in un messaggio conciso e talvolta criptico, simbolico, appunto, il contenuto dell'opera d'arte.
Per l'artista simbolista non c'è possibilità di indagare la realtà e la natura, che rappresentano per l'uomo un mistero svelabile solo dall'intuizione, alla quale spetta il compito di decifrare i simboli in esse contenuti.
Quindi l'artista deve abbandonare qualsiasi espressione logica e razionale e privilegiare la metafora, l'allegoria, gli accostamenti alogici ed insoliti, i simboli: è facile rintracciare in questo movimento i prodromi di quelle che saranno le più importanti correnti avanguardiste del secolo seguente, l'Espressionismo, il Surrealismo, la corrente metafisica, fino a giungere alla più recente pittura segnica.

Il Simbolismo, per la sua caratteristica di antinaturalismo, si orienta verso la ricerca di una realtà più profonda di quella apparente, una realtà interiore e soggettiva che non si può descrivere, come quella esteriore raffigurata dagli impressionisti, ma si può solo evocare in una rappresentazione simbolica, l'unica in grado di sondare aspetti complessi ed occulti dell'animo umano, la solitudine, la sofferenza, la paura di vivere e di morire: con una leggera esasperazione, Munch, Ensor e Van Gogh si possono definire simbolisti, oltre che precursori dell'Espressionismo storico.

La prima mostra simbolista fu organizzata da Gauguin, anch'egli antesignano dell'Espressionismo, nel 1889-1890 in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi, dopo di che il movimento simbolista coinvolse molti artisti di grande talento: in scultura Auguste Rodin, in pittura Pierre Puvis de Chavannes e Gustave Moreau, che facevano uso di una tavolozza cromatica vivace e brillante e linee mosse chiaramente espressioniste, in rappresentazioni fortemente emotive, oniriche, pre-surrealiste, talvolta macabre.

Grande simbolista fu Odilon Redon (1840 - 1916), che attraverso la sua opera insegue i propri fantasmi onirici, cercando l'unione tra mondo diurno e notturno, portando il sogno in primo piano. La sua pittura, visionaria e sognante, evocativa di incubi ed immagini interiori inconscie, viene paragonata agli scritti di Mallarmè, Baudelaire, Huysmans, mentre Gustave Moreau (1826-1898) attingendo al repertorio mitologico greco-romano, mette in scena inquietanti metafore dell'anima e dei suoi aspetti più oscuri, in un simbolismo complesso di grande carica emotiva.

E' evidente come l'arte moderna sia il risultato di molti movimenti, più o meno importanti, più o meno estesi, più o meno duraturi, contenenti in varia misura significative anticipazioni, a conferma della continuità, attraverso il tempo, di ogni fenomeno che coinvolge l'uomo e la sua opera.


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