Gli artisti che operavano negli Stati Uniti
durante gli anni quaranta erano stati tutti influenzati dalla
cultura europea, in particolare da quel gruppo di artisti
che vi erano giunti negli anni trenta, in fuga dai totalitarismi
europei. È a partire da quegli anni che i rapporti
di forza tra l'Europa e l'America hanno cominciato progressivamente
a ribaltarsi anche in ambito culturale a seguito di una strategia
di cui solo recentemente si è venuti a conoscenza.
Dai documenti divulgati è infatti risultato che la
CIA decise di promuovere larte contemporanea nazionale,
concordemente con lintero sistema dei musei, critici,
galleristi e vertici politici. La strategia prevedeva che
la "Scuola di New York" mettesse fuori gioco Parigi
e in generale il Vecchio Continente. Ciò avvenne con
i fondi ed il sostegno dei politici coadiuvati dal direttore
del MOMA Alfred Barr, attento conoscitore dei mass media,
che dopo aver convinto la rivista "Life" a promuovere
i pittori d'avanguardia presso il grande pubblico, diede vita
ad un poderoso programma desportazione delle opere verso
l'Europa, con una sovvenzione di 125.000 dollari lanno
per cinque anni..
Questa promozione in grande stile produsse i suoi effetti
e gli Stati Uniti, inizialmente profondamente restii alle
forme artistiche davanguardia, videro l'astrattismo
come uno stile di forte contrapposizione culturale e simbolo
di libertà in opposizione all'estetica sovietica totalmente
centrata sul realismo; riconoscendo in essa una poetica basata
sulle emozioni personali, esaltate dalla Costituzione degli
Stati Uniti centrata comè sul valore dell'individuo.
Tutto ciò fu pubblicamente sottolineato nel 1952, dal
critico James Johnson Sweeney che evidenziò l'aspetto
politico democratico e filoamericano di quell'arte e come
certi capolavori non sarebbero stati potuti essere né
realizzati né esibiti in regimi totalitari come l'Unione
Sovietica ed i suoi paesi satelliti.
La proclamazione della supremazia ideale americana, attraverso
le sue opere d'arte, venne confermata nel 1964 con lassegnazione
del Gran Premio della Biennale di Venezia allalfiere
del Neodadaismo americano, Robert Rauschenberg, premio per
la prima volta assegnato ad un americano. Pur senza nulla
togliere alla grandezza ed alla qualità artistica dellopera
di Rauschenberg, in molti giudicarono la scelta lesito
di accordi precedenti linaugurazione della mostra. L'evento,
che sembrò un'ulteriore conferma dell'imperialismo
culturale americano, fu apertamente sostenuto dal gallerista
newyorkese Leo Castelli, la cui strategia si basò sulla
costruzione di una fitta rete di gallerie amiche a cui concesse
un forte guadagno sulle opere vendute. Inoltre la moglie di
Leo Castelli, Ileana Sonnabend, aprì una galleria a
Parigi nel 1962 contribuendo considerevolmente a diffondere
l'arte americana per mezzo delle numerose gallerie satelliti
dislocate nei principali centri europei.
Da allora in poi ogni movimento di rilievo fu di matrice americana:
il minimalismo, larte concettuale, la scultura oggettuale
e così via. Alcune forme darte di matrice tutta
europea come il Nouveau Realismo franco-italo-svizzero sono
state naturalizzate come se la loro origine fosse
statunitense. Ancora più emblematico è il caso
della Pop Art, le cui premesse poste dall'Independent Group
inglese, furono completamente surclassate già dal 1962,
anno della rassegna internazionale organizzata dal gallerista
Sidney Janis a New York. Altre proposte di matrice europea
vennero sconfitte con particolare ostinatezza come ad esempio
larte optical, nata in contrapposizione proprio alla
pop art (e di cui faceva parte anche Il gruppo T
su cui si sta svolgendo unimportante retrospettiva alla
Galleria dArte Moderna di Roma) la cui poetica era centrata
sullo studio scientifico della percezione e dei rapporti occhio-cervello.
Nel 1965 alla mostra "Thè Responsive Eye"
organizzata dal MOMA furono strumentalmente confuse le poetiche
degli autori europei con quelle degli artisti americani di
stampo color field che avevano solamente una vaga attenzione
per il colore. In effetti il sistema di critici, musei, istituzioni
e la stessa coesione degli artisti era in Europa così
debole che l'America screditò il movimento con la stessa
rapidità con cui aveva già fagocitato la pop
art. La politica culturale espansionistica si intensificò
ovunque ed i principali strumenti di questa persistente ricerca
di egemonia sono stati i musei, che dai primi anni cinquanta
intensificarono la promozione della Scuola di New York, coinvolgendo
altri musei stranieri e ponendosi come cardine di unarte
che comincia ovunque ma che trova il suo compimento in America,
di unarte genuinamente cresciuta sulle orme di una civiltà
ormai vincente, ma anche fortemente programmata dove anche
la CIA ha avuto ingerenze di vario tipo attraverso interventi
diretti o per il tramite di soci fondatori influenti.
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