Frida Kahlo (1907-1954) è forse la pittrice
più nota dell'arte moderna, icona di un "fare pittura"
al femminile che ha pochi paragoni, così come lei stessa
è personaggio del tutto singolare, sia perchè
ha vissuto un'esperienza umana intensa, straordinaria ed irripetibile,
sia per la trabordante irruenza della sua comunicazione, sia
per l'attenzione che i media ed il cinema le hanno riservato,
diffondendo e divulgando in vari modi la vita e l'opera di un'artista
leggendaria.
Di determinante peso nella sua formazione artistica, il lungo
sodalizio umano e professionale con Diego Rivera, grande muralista messicano, del quale condivise la vita, le idee, le passioni
politiche, l'amore per le proprie radici popolari, per la propria
identità messicana.
Riduttivamente definibile come naïf, lo stile di Frida
Kahlo è minutamente descrittivo, attentamente documentaristico
nella definizione dei particolari, ricco di dettagli, compiaciuto
nella ricerca di un'armonia compositiva che privilegia impostazioni
centrali ed equilibrate simmetrie. Come per effetto di un
infantile horror vacui, la tela è completamente ricoperta
dai segni e dal colore, ridondante di tonalità smaglianti,
secondo una vena ispirativa quasi folkloristica che affonda
le sue radici nella cultura atzeca e nelle antiche tradizioni
popolari, conferendo ai dipinti di Frida l'ingenua immediatezza
della pittura degli ex-voto.
Ciò che, in tanta semplicità espressiva, introduce
una nota di straniante originalità, che ci fa capire
che siamo davanti ad una pittura colta e raffinata molto più
di quanto voglia sembrare, è la grande abilità
nel mediare la presenza di elementi fantastici ed oggetti
comuni in apparente incongruenza, l'accostamento di rapprentazioni
francamente anatomiche, riflessioni sulla potenza della sessualità,
sulla fisicità, sulla carnalità, con richiami
e riferimenti alla religione, alla politica, all'identità
nazionale, secondo una capacità di sintesi del tutto
personale di impronta metafisica e surrealista.
Messo da parte ogni intento celebrativo della propria sofferenza,
senza alcun vittimismo nei confronti di una condizione fisica
talvolta al limite dell'umano, Frida induce il sospetto che
l'autobiografismo non sia poi così scontatamente la
sola chiave di lettura della sua opera, sia anzi un elemento
prevaricante che, in parte, soffoca, a beneficio della donna,
l'opera dell'artista, ciò che non sfugge all'occhio
esperto di André Breton (sarà lui ad organizzarle
una trionfale mostra a New York nel 1938), il padre del Surrealismo europeo.
Questo "Autoritratto" del 1932 , olio e tecnica
mista, 13 3/4 x 18 1/2 inches, fa parte di una serie di opere
forse meno note che denunciano le posizioni politiche della
Kahlo, le sue convinzioni in tema di progresso, povertà,
modernità e tradizione, Messico e Stati Uniti in un
confronto simbolico tra due mondi e due civiltà diverse,
una profondamente amata e l'altra esplicitamente detestata,
sullo sfondo dei simboli attraverso i quali vengono identificati
i due opposti: la natura e la civiltà arcaica da una
parte, la tecnologia e le fabbriche dall'altra.
La figura di Frida campeggia con una certa solennità
su un basamento da statua, Frida e sempre Frida, al centro
di una narcisitica, ripetitiva e quasi ossessiva rappresentazione
di sè, testimone del singolare faccia a faccia tra
due opposte società civili, vera protagonista della
scena, un altro autoritratto nel quale l'egocentrismo di
una donna che ha di sè stessa un concetto quasi sovrastimato
fa passare in secondo piano il tema dell'opera e la narrazione
storica.
Come sempre, Frida, figura ieratica e dominante, si raffigura
di fronte, in una posa composta ed immobile, come se si studiasse
allo specchio, quasi solenne nonostante la corporatura minuta,
lo sguardo fermo e penetrante rivolto verso l'osservatore,
impeccabili l'acconciatura e l'abbigliamento (nei ritratti
il corpo, seppure martoriato dalla sofferenza, è sempre
graziosamente adornato): è l'atteggiamento di una donna
che ha convissuto sempre con il dolore e con la sofferenza
accettando la sua condizione di vita come una sfida, senza
lasciarsene annientare, una figura che sembra uscita da una
tragedia greca e che ha costruito il suo mito consapevolmente
per trasmettere, nonostante le apparenti fragilità,
il messaggio di una vittoria, quella di uno spirito indomito
capace di trasformare il dolore in poesia.
link:
Cuori incrociati di artisti e pionieri della chirurgia cardiaca
* articolo aggiornato il 26/05/2013
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