Nel marzo del 1912 Giorgio De Chirico, ventiquattrenne,
è a Torino per presentarsi al distretto militare. Viene
arruolato in fanteria, ma dopo dodici giorni diserta e rientra
clandestinamente a Parigi.
Subisce per questo una condanna in contumacia a diciotto mesi
di carcere. Tutto ciò, però, non sembra preoccuparlo.
In realtà, questo è il periodo in cui egli è
preso dalla rielaborazione delle forti impressioni visive del
breve soggiorno torinese, durante il quale, sotto la suggestione
di Nietzsche, ha visto la città con gli occhi del filosofo.
Dirà poi : E stata Torino ad ispirarmi la
serie di quadri che ho dipinto dal 1912 al 1915. Confesso, in
verità, che devo molto anche a Federico Nietzsche, di
cui ero allora un appassionato lettore. Il suo Ecce Homo, scritto
a Torino prima di precipitare nella follia, mi ha aiutato molto
a capire la bellezza così particolare di questa città.
Il dipinto intitolato La torre rossa fa parte
di questa serie di opere enigmatiche che De Chirico dipinse
prima della costituzione della Metafisica, a Ferrara nel 1917.
Lambientazione è il loro leit-motiv esteriore:
è Torino, appunto, la città quadrata dei
re vittoriosi, delle grandi torri e delle piazze soleggiate,
piazze tipicamente italiane, circondate o introdotte da portici
o facciata classiche, ma che si tasformano in scenari vuoti
e sinistramente silenziosi che sembrano fatti apposta per
la rappresentazione di drammi invisibili.
Ed in effetti, per gli spettatori di quegli anni simili scenari
deserti, percepiti come progetti scenografici, si presentavano
come la promessa di unazione drammatica.
Qualche anno più tardi, parlando del fine della
pittura del futuro, De Chirico si sarebbe opposto a
questa percezione esclusivamente scenografica dei suoi quadri,
indicando per essi altri obiettivi: Sopprimere completamente
luomo come punto di riferimento, come mezzo per esprimere
un simbolo, una sensazione, un pensiero: liberarsi (
)
dallantropocentrismo. Vedere tutto, anche luomo,
in quanto cosa. Questo è il metodo nietscheano.
Con lausilio del radicalismo di Nietzsche, De Chirico
intendeva affrancarsi dai clichés della tradizione
umanistica, per ravvivarne ancora una volta lo spirito più
autentico, che coincideva, come per il suo filosofo preferito,
con la redenzione di tutto il passato dalla propria
ingombrante storia e la restituzione alle cose del loro valore
di rivelazione dellenigma della vita.
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