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Berlino e l’arte del XX secolo
di Alessandro Tempi
pubblicato il 28/08/2012
L'arte moderna a Berlino, dalla Berliner Sezession al secondo dopoguerra.

1. Prodromi

Relativamente all’avvento dell’arte moderna a Berlino, ci sono due date da tenere a mente. La prima è il 1876, anno in cui viene completata la costruzione della Nationalgalerie, su progetto di August Stuhler. L’edificio, posto sull’Isola dei Musei, era una costruzione neoclassica nello stile di Schinkel allora imperante in Germania. La collezione d’arte proveniva in larga parte dal lascito di un collezionista berlinese, l’uomo d’affari J.H.W. Wegener, che l’aveva donata nel 1861 allo Stato prussiano. Finalizzata alla valorizzazione la pittura tedesca, la Nationalgalerie fu fin dall’inizio condizionata dal potere politico, che con criteri nazionalistici e antimoderni interferì pesantemente nella politica delle acquisizioni di questo museo. I suoi direttori dovettero subire spesso i diktat prima dello Stato prussiano, poi del regime nazista. Ciò nonostante, l’Impressionismo francese trovò estimatori prima alla Nationalgalerie che nei musei francesi.

La seconda data è il 1892, anno in cui scoppia a Berlino il caso Munch. Una mostra delle sue opere, organizzata dal Kunstlerverein, scandalizzò così tanto il pubblico e i circoli accademici – in principal modo la Konigliche Akademie der Kunste - che venne chiusa d’imperio dal presidente del Verein, Anton von Werner, pittore e consigliere artistico del Kaiser. Le idee del Kaiser stesso sull’arte erano del resto note. Qualche anno dopo avrebbe detto: “L’arte che contravviene alle leggi ed ai limiti che ho imposto non è arte”(1)

Il dettato imperiale era rivolto contro le tendenze artistiche (quelle che vennero chiamate in maniera sprezzante la “Rinnsteinkunst”) che nel 1898 avevano dato vita ala Berliner Sezession (2). Artisti come Max Liebermann, che insieme a Lovis Corinth e Max Slevogt introdussero l’Impressionismo in Germania, ma anche Wilhelm Leistikow e Ludwig von Hoffmann, intorno ai quali si era formato il cosiddetto Gruppo degli Undici, guidavano il tentativo di ribellarsi alla tutela imperiale delle arti, contrapponendo all’arte nazionale, i cui principali esponenti erano Anton von Werner e Adolf von Menzel, le tendenze d’avanguardia. Questo tentativo prese il nome di Secessione. Berlino, fino ad allora un eldorado per il classicismo imitativo, la pittura vedutistica e quella che rappresentava le grandi battaglie, si apriva così, sebbene in ritardo, agli sviluppi dell’arte internazionale.

2. La Berliner Sezession

Privati e mecenati tuttavia militarono a favore dell’arte moderna, così pure nuove gallerie - Fritz Gurlitt (3), Bernhard Koehler, Paul Cassirer (4) -, riviste -“Pan” (5), “Kunst und Kunstler” (6) - e perfino istituzioni come la Nationalgalerie. Soprattutto i galleristi non cessarono di attirare a Berlino gli artisti d’avanguardia: gli Impressionisti ed i membri di Der Blaue Reiter da Monaco, i pittori di Die Brucke da Dresda, ma anche Kathe Kollwitz, Ernst Barlach, Max Beckmann, Oscar Kokoschka, Georg Grosz, Karl Hofer, Kurt Schwitters.........

 
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