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Testi e commenti di Vilma Torselli su Antithesi, giornale di critica d'architettura. Il più letto in Artonweb: fotografia
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Un fotografo, oggi: Gianmarco Chieregato
di Gianmarco Chieregato e Vilma Torselli
pubblicato il 15/05/2007
Il ritratto nel quale il contesto, non più cornice accessoria, decorativa o complementare, diventa co-protagonista accanto al tema iconografico.
L'attività di Gianmarco Chieregato si snoda lungo un arco temporale ormai abbastanza lungo da poter a buona ragione costituire una puntuale testimonianza non solo del percorso evolutivo personale e professionale dell'autore, ma anche dei costumi, delle tendenze e, se non della storia, almeno della cronaca di un periodo di tempo del quale raffigura con aderenza ed immediatezza usi e costumi, abitudini, miti, valori generali, in sintesi la visione del mondo.
Ciò perché gli ambiti tematici entro i quali Gianmarco Chieregato si è preferibilmente espresso sono la moda e la pubblicità, importanti indicatori con un ruolo di centralità nelle società occidentali contemporanee, particolarmente significativi del modo di vivere, di abitare, di vestirsi, di consumare, in grado quindi di fornire una serie di informazioni inerenti lo stato sociale, lo stile di vita ed il livello culturale sia del singolo che di un'intera nazione: come tutta la moderna arte visiva, documentano infatti con estrema aderenza i mutamenti del costume, legittimandone l'acquisizione con una rapidità non facile da ottenere con altri mezzi e costruendo, in una lettura complessiva e comparata, il fedele e completo spaccato di un recente passato fino ai giorni nostri.
Da più di 10 anni Gianmarco Chieregato si dedica anche al cinema eseguendo moltissimi ritratti di attori e registi, costruendo una galleria di personaggi che testimoniano le modificazioni nel tempo di un concetto del bello e di un paradigma estetico intimamente connessi con i contenuti culturali della nostra società.

Una corrispondenza oggi sempre più difficilmente rintracciabile, sia per la proliferazione di modelli sempre più diversificati e sempre meno rappresentativi di un immaginario collettivo condiviso, sia per l'ibridazione dei linguaggi e delle tecniche, che contribuiscono a rendere il risultato meno identificabile e sempre meno attendibile.
E' perciò difficile sottrarsi ad una speculazione sulla crisi del rapporto fra ritratto e identità, specie per chi se ne occupa per professione, e sulla possibilità che ancora si possa pensare "la rappresentazione del volto (ritratto) come fattore di identità, come corrispondenza significativa fra segno e cosa" o che non si debba invece prendere atto che questo rapporto sia "giunto al limite o perfino esaurito ed estinto".

E ciò avviene anche se la fotografia è "un procedimento tecnico che pare assicurare la perfetta aderenza rappresentativa riconsegnandoci nel tempo quello che il naturalismo rinascimentale pareva aver smarrito, vale a dire l'invisibile, il non-dicibile, il non conscio."

In larga misura ha contribuito alla scissione fra segno e cosa il cinema, nel quale la fotogenia sostituisce la fisionomia e dove "la rappresentazione del volto è scissa dal problema dell'identità e dell'elaborazione visibile di ciò che non si vede", mentre parallelamente il ritratto ha perso il suo carattere di "articolazione di segni simbolici che concorrevano a trascrivere l'invisibile entro i confini della fisicità", come avveniva in passato. (Il virgolettato è tratto da "Il declino del ritratto", di Alessandro Tempi)

Sarà per questo che Gianmarco Chieregato, sensibile ai mutamenti ed alle trasformazioni come si conviene ad un artista, un fotografo o un istintivo, come ama definirsi, nelle sue ultime foto denuncia una inedita attenzione all'ambiente, al contesto inteso come mezzo per sottolineare le caratteristiche iconografiche e psicologiche del soggetto ritratto, amplificando sensazioni ed emozioni con un utilizzo simbolico e metaforico della realtà inanimata.
Ne derivano ritratti in cui la stessa attenzione al dettaglio che già conosciamo, si estende dal soggetto all'insieme, determinando un linguaggio visivo più complesso ed articolato, sempre saldamente posseduto e controllato per esiti talvolta di grande immediatezza seppure lontani da ogni casualità.

Scrive ancora Alessandro Tempi: "L'evoluzione storica del ritratto …… ci dice che il volto umano non si pone mai come soggetto autosufficiente; esso necessita infatti di una coreografia, di una messa in scena in base alla quale aggiungere alla riconoscibilità fisica caratteri ulteriori …..".
La messa in scena, quindi, l'ambiente, il contesto con valore emblematico e non solo topografico o cronologico, non più cornice accessoria, decorativa o complementare, ma co-protagonista accanto al tema iconografico, chiave di accesso all'interiorità del soggetto, riflesso delle sue caratteristiche psicologiche, estrinsecazione dei contenuti emotivi, modo indiretto ma efficace per suggerire atmosfere e significati diversamente indicibili.

Così il secco gioco grafico di una serie di travature rettilinee rafforza il senso di solitudine e di distanza di un personaggio pensoso, immobile in un'atmosfera livida, l'andamento casuale di tubature rosse disordinatamente avvoltolate accentua il carattere informale di un ritratto giovane e anticonvenzionale, citazioni d'epoca attraverso oggetti d'uso comune conferiscono ad un insieme un nostalgico sapore retrò, reperti infantili che circondano in programmato disordine un personaggio vistosamente tatuato ne rivelano le interiori contraddizioni, un ambiente rustico ed essenziale fa risaltare per contrasto la delicata lievità impressionista di una figura femminile che pare uscita da un quadro di Degas ……….

Un segno minimalista ed un sobrio bianco e nero per Philippe Noiret, nume carismatico della Comédie-Française la cui identità non necessita di molti indizi, lo scorcio di una brulla periferia industriale per riflettere un personaggio rude e avventuroso, atmosfera fin de siècle con pochi tocchi grafici di sapore liberty per una donna-bambola irreale ed improbabile, lo sfondo di un pattern geometrico giocato sul contrasto bianco-nero in una lunga infilata prospettica per una figura femminile morbida e sensuale………. immagini nelle quali l'intorno non distrae l'attenzione dal soggetto, ma lo esalta facendogli da contrappunto con equilibrio ed armonia.

Scatti ai quali Gianmarco Chieregato tiene particolarmente, in cui maggiormente si riconosce e che custodisce nei suoi cassetti più segreti, scatti che non necessariamente verranno poi scelti per la pubblicazione sulle riviste destinate al grande pubblico.

Per vederli, scrive Piera Detassis in occasione della presentazione di una sua mostra, "mi sa che dovremo rassegnarci a rubare nei cassetti chiusi di Gianmarco Chieregato".

Come non darle ragione?


http://www.gmchieregato.com/
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l declino del ritratto
Il ritratto
Oggetti ritratti
Gianmarco Chieregato, collaborazioni



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