Il Giurì dell'Istituto di autodisciplina
pubblicitaria ha disposto la cessazione della campagna pubblicitaria
di Oliviero Toscani sul tema dellanoressia, con grande
sollievo di associazioni, istituzioni, sindaci, assessori e
probabilmente anche delle sfortunate persone affette da questa
patologia così devastante ed invalidante.
Toscani, ovviamente, non ci sta, forte del fatto che il suo
è il lavoro di un artista che ha avuto il via
libera del ministero della Salute e il gradimento del 74% degli
italiani, stando a quanto egli stesso dichiara in
un articolo su La Repubblica.it in data 19 ottobre 2007 (vedi
le immagini).
Ed è così che gli italiani che ancora non lo
sapevano apprendono che la campagna pubblicitaria di Toscani
è stata supportata dal Ministero della Salute ed appoggiata
in prima persona dal ministro Livia Turco la quale afferma
tra laltro: Per quanto riguarda la campagna
No Anorexia ho apprezzato sinceramente sia i contenuti, che
si propongono in linea con i principi ispiratori del programma
del ministero, che le modalità di realizzazione proposte.
In questo ambito infatti - prosegue Turco - un'iniziativa
come questa mi pare sia in grado di aprire efficacemente un
canale comunicativo originale e privilegiato con il pubblico
giovane, attraverso un messaggio di grande impatto idoneo
a favorire un'assunzione di responsabilità verso il
dramma dell'anoressia, rappresenta uno strumento da prendere
in assoluta considerazione".
Cito un commento a queste parole tra i moltissimi trovati
in rete, quello di Davide Macchia (Sc. Politiche - Comunicazione
- LUISS Roma)
. Sinceramente non so se sorridere
(sarcasticamente) o preoccuparmi
e con lui
altri 50 milioni di italiani potenzialmente in grado di incrociare
con il loro sguardo limmagine di Toscani sui muri delle
nostre città.
Ciò che certamente resterà nel tempo di tutta
questa discussa operazione pubblicitaria, o educativa, o informativa,
a seconda dei punti di vista, è il ricordo dellennesima
provocazione di un fotografo che sembra aver fatto della trasgressione
ad ogni costo non tanto un metodo o un personale linguaggio
per esprimere e veicolare un messaggio, quanto il messaggio
stesso, in immagini che tutto puntano sulla spettacolarizzazione
mediatica.
Infatti, mentre appare chiaro che la foto dellanoressica
vuole disorientare e sconvolgere losservatore ponendolo
davanti ad unimmagine repellente, non è altrettanto
chiaro come questo shock visivo possa divenire un messaggio
positivo di presa di coscienza e di "assunzione di responsabilità"
circa un problema di portata sociale (voglio credere che questo
fosse lo scopo, seppure fallito, nelle intenzioni sia di Toscani
che del ministro della salute).
Mauro Francesco Minervino, filosofo, antropologo e scrittore,
così commenta una delle tante campagne sociali
a firma di Oliviero Toscani, nella fattispecie una recente
campagna di comunicazione commissionatagli dal Presidente
Loiero e dallAssessorato al Turismo e al Marketing Territoriale
della Regione Calabria, che si poneva lobiettivo di
riposizionare la reputazione e limmagine dei calabresi:
Sono sicuro che Toscani, che non è un genio
della comunicazione civile (lo dimostrano lo scarso successo
di alcune delle sue più provocatorie campagne, al limite
del politicamente corretto), ma piuttosto un grande fotografo
di moda e di prodotti di consumo, farà comunque delle
bellissime foto, forse persino utili. In Calabria non mancano
certo le facce fotogeniche, e lartista del reportage
patinato e dello scatto glamour riuscirà magari persino
a scovare qualche angolo di paesaggio ancora decente da immortalare
in funzione promozionale per il marketing turistico."
(La Calabria di Toscani, su "Socialdesignzine",
2007)
Mi pare che il commento, garbatamente ironico, centri un
punto chiave circa la lettura delle immagini di Toscani.
E allora, cosa leggiamo nellimmagine della
modella anoressica? cosa proviamo, da persone normali?
e cosa può provare una persona malata della stessa
malattia sbattuta mostruosamente in prima pagina? Orrore,
ribrezzo, repulsione, in definitiva rifiuto e allontanamento,
senza riuscire ad arrivare alla pietas ed alla com-passione,
o peggio, in una mente labile e malata, approvazione e desiderio
di emulazione?
Comunque sia, non tradendo il suo imprinting professionale,
Toscani finisce sempre per proporci una realtà in
posa, unallegra famigliola gay, graziosi fondoschiena,
preservativi colorati, pillole come perline, tanto che nelle
foto di questa campagna, con unironia che preferisco
pensare più inconsapevole che discutibile, mette la
sua scheletrica modella in una posa studiata, da calendario,
facendone limitazione grottesca di tanta pubblicità
di oggi, un fenomeno da baraccone, un mostro da guardare con
curiosità cercando di dimenticarsene in fretta.
Mi chiedo se non sarebbe stato più opportuno usare
unimmagine più asettica, meno commentata
ed interpretata, ricavata da un trattato medico o da un archivio
fotografico specializzato, o, in alternativa, cambiare il
fotografo o cambiare il ministro: certo senza la firma di
Oliviero Toscani non ci sarebbe stato tanto scalpore, il che
spinge a chiedersi se la pubblicità maggiore non sia
andata a chi dovuta, cioè più allautore
che al prodotto.
Con "il via libera del ministero della Salute",
naturalmente!
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