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Testi e commenti di Vilma Torselli su Antithesi, giornale di critica d'architettura. Il più letto in Artonweb: fotografia |
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American Art 1961-2001 la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco alle Torri Gemelle. |
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Milano, apre il Museo delle Illusioni, con incredibili installazioni, illusioni visive, giochi e rompicapi. |
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Concorso artistico Lucca Biennale Cartasia 2022, tema conduttore di questa edizione “The white page” (pagina bianca), le infinite possibilità per gli artisti di raccontarsi tramite le opere in carta.
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Al Palazzo Ducale di Genova, dal 9 settembre 2021 al 20 febbraio 2022 grande mostra di Maurits Cornelis Escher. |
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Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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E' fotografia
di Gianmarco Chieregato e Vilma Torselli
pubblicato il 22/01/2008 |
"La foto mi colpisce se io
la tolgo dal suo solito bla-bla: tecnica, realtà, reportage,
arte, ecc.: non dire niente, chiudere gli occhi, lasciare che
il particolare risalga da solo alla coscienza affettiva."
(Roland Barthes) |
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Il cammino interiore che Barthes
suggerisce per cogliere 'l'anima' dell'immagine è l'inverso
di quello che il fotografo deve compiere per trasferire nell'immagine
informazioni sensoriali non visive presenti sulla scena al momento
dello scatto, odori, suoni, sensazioni tattili, stati d'animo
.. per fare in modo che la sua fotografia non rappresenti
solo ciò che si vede, ma ciò che si 'sente', per
usare parole di Ansel Adams. |
Con ciò affrontando una sfida
non facile, sia perché nel cervello la coscienza affettiva
e quella cognitiva sono strutturate distintamente, sia perché
la vista, così come l'udito, si orienta verso la coscienza
rappresentativa e cognitiva, a differenza dei sensi del tatto,
dell'odorato e del gusto, eminentemente 'affettivi'.
Ogni fotografo compie questo cammino a modo suo, non c'è
una regola, c'è chi scatta a ripetizione, per poter poi
rintracciare nella grande quantità delle immagini quella
più vicina alla perfezione, c'è chi preferisce
'pensare' e pre-visualizzare l'immagine in tutte le sue successive
fasi, dalla composizione allo scatto alla stampa, c'è
chi, come Gianmarco Chieregato, mediando tra le due posizioni,
dà modo all'inventiva e all'impulso del momento di modificare
e perfezionare un'idea di massima iniziale che cresce e si sviluppa
in un vero e proprio work in progress.
La possibilità di trasferire nell'unica rappresentazione
possibile, quella visiva, comunicazioni di altro tipo è
una delle tante sfide che la fotografia è chiamata a
raccogliere nel suo annoso confronto con il reale, dal quale
è tuttavia destinata ad uscire sconfitta, perché
l'esperienza mediata sarà sempre e comunque ingannevole:
un bravo fotografo potrà infatti mostrarci l'immagine
di un'onda che si infrange così perfettamente realistica
da farci sentire il rumore della risacca, ma non sarà
mai il rumore di quell'onda, sarà per ognuno il rumore
delle onde della sua memoria, del suo vissuto e della sua esperienza
personale.
Così come la tridimensionalità, caratteristica
della visione umana bi-oculare, preclusa all'obiettivo mono-oculare
della macchina fotografica, simulata con l'uso chiaroscurale
di luce ed ombra, con effetti di sfocatura, con l'introduzione
di maglie prospettiche ed altro ancora, suggerirà una
percezione spaziale certamente assai diversa da quella effettiva.
E' anche vero, rileva Gianmarco Chieregato, che il fotografo
che guarda attraverso il mirino della macchina con un occhio
solo, è il primo a rendersi conto della diversità
della visione poiché, come il suo strumento, 'vede' bidimensionale
e, a differenza della macchina, sa che quello che vede "non
è realtà, ma non è neanche bugia, è
fotografia."
Un'affermazione di pragmatica semplificazione che supera il
concetto di fotografia come mimesi della realtà per introdurre
all'idea di fotografia come simulazione, sparizione del reale
dietro la rappresentazione, fotografia come medium tra
l'oggetto e la sua immagine, e in definitiva fotografia come
un insieme di segni autonomamente significanti che possono non
aver nulla a che vedere con la realtà.
Se infatti Ansel Adams, per citare un fotografo tra i più
noti del '900, concilia la veridicità dell'immagine ottenuta
grazie ad una raffinatezza tecnica estrema e quasi maniacale
con il fatto "che il fotografo ha la totale libertà
di espressione, e non è in nessun modo limitato"
nella sua interpretazione soggettiva una volta relazionatosi
col soggetto ed aver preso coscienza delle potenzialità
espressive dell'immagine che scatterà, Jean Baudrillard
dà per inevitabilmente persa la credibilità realistica
dell'immagine fotografica alla quale viene riconosciuta una
specificità espressiva autonoma ("una forma di
seduzione più sottile" rispetto al reale, e
molto lontana da esso): "L'intensità dell'immagine
é la misura della negazione della realtà, e dell'invenzione
di un'altra scena. Trasformare un oggetto in immagine vuol dire
sottrarre, una ad una, tutte le sue dimensioni: il peso, il
rilievo, il profumo, la profondità, il tempo, la continuità,
il senso. A prezzo di questa spoliazione, l'immagine acquista
una tale potenza di fascinazione da diventare medium della pura
obiettività, da cui traspare una forma di seduzione più
sottile".
La negazione, o quantomeno l'indifferenza verso il realismo
dell'immagine vengono portate all'estremo da tutto un filone
di fotografi-teorici (basti citare Franco Vaccari) che concepiscono
"la fotografia non come rappresentazione ma come suscitatrice
di azioni", archiviando definitivamente l'idea romantica
alla Cartier-Bresson del grande fotografo che coglie l'instant
décisif collocato in una armoniosa costruzione formale,
a favore di una interpretazione del prodotto fotografico squisitamente
concettuale, come concettuale è oggi tutta l'arte visiva.
Pur nella diversità e nell'antinomia delle posizioni
che si sono alternate per tutto il secolo scorso, si può
rilevare un percorso coerente a denominatore comune, il binomio
fotografia=realismo, due termini di un parametro che, per analogia
o per contrasto, ha sostanzialmente determinato la ricerca attorno
alla fotografia avendo come riferimento la mimesi della realtà,
la stessa sorte che è toccata alla pittura e a tutte
le arti visive.
Ma ora, nell' epoca in cui, a seguito della rivoluzione digitale,
è radicalmente cambiato sia il modo che il concetto
di fare fotografia (ed il concetto stesso di realtà),
si impone una profonda revisione del criterio di giudizio,
un nuovo atteggiamento autenticamente autonomo, non condizionato
da confronti e pregiudizi culturali, per affrontare con animo
sgombro una disciplina che non è evoluzione della pittura,
che non è clonazione della realtà, che non è
riproduzione dell'esistente.
E' fotografia.
Il sito di Gianmarco Chieregato
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