Facebook, twitter, forum, social network, web community, ultimo arrivato instagram (compatibile con Facebook, Foursquare, Tumblr, Flickr, iPhone, iPad o iPod Touch, Android ecc.), la più recente espressione del delirio di onnipresenza di un’umanità dall’identità perduta affetta da una patologica bulimia comunicativa, miliardi di telefonini nel mondo (25 milioni di Instagram addicted e 4 miliardi di foto uploadate nel 2012) muniti di fotocamera che fotografano qualsiasi cosa condividendo in tempo reale attimi di vita e di esperienze private spesso svendute ad anonimi e sconosciuti voyeurs.
“La fotografia – scrive James Estrin - non è più prevalentemente un modo di conservare un ricordo prezioso o imparare di luoghi e gente che altrimenti ci sarebbe impossibile incontrare, ma piuttosto una merce di scambio, spesso di cattivo gusto, nelle interazioni sociali e un modo per spiare ancora più da vicino negli ombelichi degli altri”.
Alienazione, nel senso di darsi ad altri, e reificazione, nel senso di farsi oggetto, dare prova del proprio esistere attraverso una prova che non esiste senza di noi, un circolo vizioso all’interno del quale prende corpo un inquietante sillogismo: mi vedono (o, per proprietà transitiva, vedono quello che sto vedendo io) quindi ci sono, ci sono quindi esisto.
E la realtà diventa tanto più oggettiva quanto più diventa frase, immagine, istantanea, su una webcam o sul display di qualche cellulare dove, come in un gioco di specchi da Truman show, l’individuo rappresenta e si autorappresenta e quanto più produce l’immagine di sé tanto meno esiste come individuo, "quanto più la vita è il suo prodotto, tanto più è separato dalla propria vita."
“più egli contempla, meno vive; più accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno, meno comprende la sua propria esistenza e il suo proprio desiderio", e paradossalmente, nel surplus di rappresentazione e di informazione "lo spettatore non si sente a casa propria da nessuna parte, perché lo spettacolo è dappertutto”.(1)
L’ostinata pretesa dell’attualità della fotografia si esaspera nell’immediatezza e nella banalità del gesto, nelle quali sta il nuovo senso dell’immagine di instagram, a new way to see the world.
Ma la fotografia non cessa di essere la documentazione di una “morte al futuro”, ancor più perché legata alla simultaneità di un presente usa e getta che convive con un passato irripetibile.
La cui irripetibilità si acuisce proprio per la facilità con la quale esso viene prodotto, consumato, eliminato da un eterno presente autopoietico che coglie incessantemente tanti istanti irripetibili, nessuno dei quali sarà mai più “l’instant décisif”.
Perché, parafrasando Bruno Munari, quando tutto è immagine, nulla è immagine.
(1) Guy Debord,"La società dello spettacolo", 1967
NOTA:
su un fenomeno di costume o meglio di social-isteria collettiva, come lo definisce qualcuno, di così vaste dimensioni non mancano falsi allarmi e leggende metropolitane, come la notizia circolata a fine 2012 e raccolta da autorevoli fonti (BBC, CNN, Guardian) sulla possibilità che instagram potesse esercitare il diritto di vendere le foto postate. Panico, al punto che persino National Geographic sospende temporaneamente il proprio account minacciando di cancellarlo. C'è voluta una smentita ufficiale di Kevin Systrom, co-fondatore di Instagram, per calmare le acque.
Getta acqua sul fuoco anche un post di Maurizio Galluzzo.
Tuttavia, "Instagram si allineerà a Facebook per quanto riguarda la pubblicità sulla piattaforma e quindi si avvarrà di nome, preferenze e foto degli utenti per sponsorizzare le proprie inserzioni.", ci informa Veronica Gentili , mentre EFF (Electronic Frontier Foundation) conferma che sono “possibili utilizzi commerciali” delle foto degli iscritti, siano esse di piedi o mani con unghie laccate, mari inclinati, gattini, vacanze, compleanni o food experience in real time (tra le più postate).
Poiché la legge e la normativa in internet in materia di copyright e privacy è per il momento carente, imprecisa e talvolta contradditoria data l'estensione internazionale del campo di competenza, nel dubbio, tenere presente che "If You're Not Paying for It; You're the Product"!
link:
blog di Settimio Benedusi, FOTOGRAFIA E SOCIAL NETWORK: ISTRUZIONI PER L’USO.
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