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Il ruolo dell’arte nelle imprese
di Gianfranco Pugliese
pubblicato il 30/09/2007
Considerazioni sulla tendenza in atto che vede un crescente numero di imprese investire in cultura e sull'importanza del ruolo che l’arte può svolgere.

Le imprese economiche e l’economia, più in generale, sono fatti antropo-sociali, dunque esse sono intrise di tutto ciò che attiene all’essere umano.

Oggi questa affermazione appare scontata, quasi banale; ma all’inizio dell’era industriale il pensiero meccanicistica, le condizioni della tecnologia correnti in quel momento e la situazione socio-economica aveva prodotto una concezione dell’impresa economica in cui il ruolo della grandissima parte dei soggetti umani coinvolti era ridotto a quello di pura prestazione d’opera: le persone (operai ed impiegati) come “meri strumenti di produzione” (Taylor). Le funzioni più creative, a maggior valore aggiunto (progettazione, scelte…) e, dunque, di potere all’interno dell’organizzazione (una organizzazione fortemente gerarchizzata) erano riservate a una ristrettissima élite manageriale o tecnica. La condizione dei salariati era compressa all’unica dimensione dell’operare (un’operare standardizzato e meccanico), con un totale svuotamento delle altre dimensione della soggettività. Dunque, la cultura non aveva alcun ruolo (se non ai livelli più elevati dell’organizzazione), veniva svilita, giacché non necessaria, o era addirittura considerata pericolosa ai fini della stabilità dell’esistente.

Negli ultimi decenni, tuttavia, sotto la spinta del progresso generale della conoscenza, dell’incalzare delle richieste sociali, delle necessità imposte dalla continua innovazione, dell’espandersi dei settori dell’alta tecnologia e dei servizi, la concezione dell’impresa ha subito una drastica ridefinizione: è emersa e si sta affermando con sempre maggiore forza una visione che decreta il successo di una impresa in relazione alla qualità del “capitale sociale dell’organizzazione”.

All’impresa ha cominciato ad applicarsi non più il paradigma della macchina artificiale, ma quello dell’organismo vivente, costituito da “comunità di pratica” intese come luoghi (non necessariamente continui spazialmente) dove si produce, si agisce, si apprende. Luoghi dove è necessario vi sia circolazione di sapere, ma anche comprensione reciproca e autocomprensione da parte dei componenti la comunità, al fine di far emergere creatività e progettualità.

Gioca un ruolo importante in questo tipo di impostazione sia l’idea di associare il fatto cognitivo ad ogni ente che mostri le caratteristiche del vivente (Vita = Conoscenza), sia una idea di mente che travalica l’ambito individuale e che si determina come razionalità collettiva nel momento in cui gli individui strutturano le relazioni reciproche, organizzandosi.

E’ l’idea della “mente collettiva”: una forma potente di razionalità, che nasce come sinergia tra le menti individuali connesse in una rete di intense relazioni, e che è in grado di affrontare con successo problemi complessi che una mente individuale non potrebbe mai risolvere (vedi il caso degli insetti sociali come le formiche o le api).

Ma è anche l’idea di mente così come ipotizzata da Gregory Bateson (“La mente individuale è immanente, ma non solo nel corpo; essa è immanente anche in canali e messaggi esterni al corpo; e vi è una più vasta mente di cui la mente individuale è solo un sottosistema. […] Ciò che sto dicendo dilata la mente verso l’esterno”) come disposizione alla cognizione che emerge e si attualizza attraverso la percezione e l’imitazione motoria o emozionale (confermata recentemente dalla scoperta dei cosiddetti neuroni-specchio) o attraverso quel processo complesso che, successivamente, Maturana e Varela definiranno di “accoppiamento strutturale”.

Da tutto ciò la tendenza in atto, che vede un crescente numero di imprese investire in cultura e in questa prospettiva occorre segnalare il ruolo notevole che l’arte può svolgere.

L’arte è stata oggetto di interesse crescente per il mondo delle imprese, anche se, fino ad oggi, essa è stata vista soprattutto come strumento per la costruzione di una un'identità differenziante o come investimento finanziario o elemento dello status direttivo, sottovalutando la valenza dell’arte come stimolo intellettuale, confronto e riflessione sui temi della contemporaneità e occasione di rinnovamento relazionale per tutte le persone che partecipano alla vita aziendale. Infatti, l’arte, fruita in modo diretto e ravvicinato, è una fresca e continua sorgente di metafore, attraverso cui vengono resi in termini concreti e direttamente leggibili concetti astratti e sfuggenti (in tal senso l’arte può svolgere un ruolo fondamentale anche negli ambienti della formazione e dell’apprendimento organizzativo, contribuendo a eliminare certa indeterminatezza concettuale, vivificando e arricchendo esteticamente).

La forza cognitiva della metafora facilita l’accesso ai cosiddetti beni intangibili dell’impresa: quei beni, quali le conoscenze, i valori, le esperienze, le relazioni, le emozioni, la cui importanza oggi si mostra superiore a quello dei beni materiali. L’arte, diffusa negli spazi aziendali e valorizzata non solo come elemento di status o di ornamento, irrobustisce la condivisione di tali beni, per loro natura fluidi ed evanescenti, attraverso una consapevolezza continuamente rinnovata dall’accostamento immediato alle opere e da un processo spontaneo ed originale di ristrutturazione del pensiero.

Ciò è ancor più pertinente quando la rappresentazione artistica tende a suscitare metafore universali sul Mondo (e dell’Uomo come parte del Mondo) in cui il ruolo dell’Organizzazione emerge in tutta la sua valenza fondamentale: l’Organizzazione, intesa come la proprietà che “trasforma, produce, connette, mantiene”, che fonda ogni sistema, naturale o artificiale, facendolo emergere all’esistenza attraverso la distribuzione, la forma e l’intensità delle relazioni reciproche dei vari componenti. Distribuzione, forma e intensità perennemente cangianti in virtù del mutevole equilibrio tra forze antagoniste e contrastanti che determinano configurazioni “rugose”, frastagliate, contorte, frattali, con evoluzioni temporali dominate da attrattori più o meno caotici.

Una “visione complessa”, basata su principi e modelli di conoscenza nuovi, che non è agevole costruire e diffondere e che, tuttavia, si mostra cruciale ai fini della capacità di affrontare le sfida di un cambiamento sempre più veloce e nella direzione di un incremento della complessità dell’ambiente.

A tale incremento di complessità l’impresa, come ogni altro sistema vivente, adattativo, non può rispondere che con un più alto livello di apprendimento e comunicazione e un sistema relazionale più dinamico e flessibile.

La contaminazione con il mondo dell’arte facilita tutto ciò e concorre al processo di miglioramento e innovazione continua dell’impresa, anche in relazione al formidabile tributo che l’arte può fornire alla fondazione di un nuovo equilibrio fra immaginazione e concretezza, creatività e pragmatismo, nascendo l’innovazione proprio da questo dialogo.

Nel caso dell’arte contemporanea, inoltre, vi è la possibilità di accedere all’artista oltre che alla sua opera, rendendo in tal modo più forte e diretto il contatto con visioni ed interpretazioni diverse, acute ed anticipatorie della realtà, giacché l’intensa sensibilità dell’artista lo rende soggetto del contemporaneo e antenna preziosa delle anticipazioni, perché, meglio di chiunque altro, partecipa del suo tempo, ma ne sa anche cogliere ogni minimo cambiamento con occhio vigile e critico. In tal modo, per un’organizzazione e il suo management, il contatto con gli artisti e con le loro opere diventa una notevole opportunità per aumentare la velocità di comprensione della realtà e della sua evoluzione.

Gli strumenti, le conoscenze, i linguaggi tipici dell’attività artistica possono essere occasione, per tutto il capitale umano di una organizzazione, di stimolo alla espressione di potenzialità ideative latenti: l’accostamento ai processi cognitivi ed espressivi messi in atto dagli artisti può attivare una nuova visione delle cose e una apertura nei modi tradizionali di affrontare temi e problematiche anche molto importanti, con una incoraggiata consapevolezza di poter fronteggiare in modo nuovo, con una diversa e arricchita sensibilità, magari con un approccio trasversale e multidimensionale, questioni la cui impostazione consueta è resa meno efficiente o efficace dai cambiamenti subentrati.

L’artista e la sua opera, dunque, come catalizzatore, mediatore, facilitatore dei processi connessi con l’innovazione.

Ma anche l’attività dell’artista è impresa: egli affronta la sua opera come esplorazione di nuovi territori di consapevolezza e comunicazione, in cui non mancano affatto rischi, insuccessi e possibilità di impasse. L’opera d’arte è frutto di un intenso dialogo tra l’interiorità dell’artista e le forme da lui create, che, durante la fase di sviluppo, hanno connotazioni provvisorie e creano, nel momento in cui si concretizzano, risonanze nuove nell’interiorità dell’autore; da questi stimoli scaturiscono nuove tensioni creative, in una circolarità tra spinta produttiva e verifica, prova ed errore, in cui l’errore non scoraggia o mortifica, ma diventa occasione di scoperta ed apprendimento, attraverso la passione e l’amore per ciò che si fa, non senza ironia e distacco.

In ciò il senso di una approccio in cui il metodo non è inteso come rigida sequenza di fasi esecutive, ma strategia, progetto finalizzato, con modalità tattiche aperte e flessibili, che può essere proficuamente importato anche nel mondo organizzativo, in relazione alla complessità intrinseca della gran parte dei processi lavorativi.

L’arte integra e rende più efficaci i processi di management e costituisce una importante risorsa ai fini di una revisione approfondita e aggiornata della missione aziendale e alla creazione di senso di cui una qualunque organizzazione umana ha fondamentale bisogno. L’investimento in arte per le aziende equivale alla importazione di un universo di elementi estetici, culturali, morali, la cui valorizzazione può diventare fondamento di una identità condivisa e alimento a un’anima dell’impresa.

Infine, occorre osservare che l’arte è anche bellezza e adornare gli ambienti con opere d’arte equivale ad un arricchimento estetico del territorio, che migliora la vivibilità degli spazi aziendali, e il talento e la qualità hanno bisogno di bellezza: se ne alimentano e la creano, giacché “la bellezza salverà il mondo”!


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