Lo sviluppo delle civiltà è legato
a quello della loro scrittura e, citando Havelock, si può
affermare che il passaggio dalla comunicazione orale alla parola
scritta ne sia l'elemento determinante.
I rapporti fra arte visiva e scrittura sono assai stretti, la parola scritta nasce in effetti come opera grafica, tale rimasta in quelle culture che ancora oggi si esprimono per ideogrammi. Secondo la tradizione
orientale, i giovani vengono infatti iniziati all'uso della china e
alla gestualità del pennello sulla carta di riso per
eseguire rapidamente gli ideogrammi come fossero veri e propri dipinti, di getto,
non premeditati, frutto di uno sfogo spontaneo: non siamo distanti
dalla metodologia dell'action painting di Pollock, non a caso
appassionato di discipline orientali.
Tralascio, non essendo questa la sede opportuna, l'analisi peraltro
assai complessa delle varie forme di scrittura figurata, la
scrittura geroglifica, quella cuneiforme, i pittogrammi e tutte
quelle forme grafiche che costituiscono un mezzo di comunicazione
per immagini del pensiero concettuale e che presso i vari popoli,
non necessariamente primitivi, sostituiscono l'uso della scrittura
alfabetica, non di rado assumendo anche un significato simbolico,
rituale e magico.
La scrittura alfabetica, ricordando che la parola alfabeto
è di origine greca, essendo alpha e beta le prime due
lettere dell'alfabeto stesso, fu dai Fenici insegnata ai Greci
ed è il prodotto della mente logica dell'occidente
(non casualmente la filosofia è nata presso i popoli
che possedevano un sistema alfabetico), in contrasto con la
mentalità orientale (cinese, giapponese, indiana),
a indirizzo contemplativo, che ha utilizzato ed ancora in
parte utilizza una scrittura ideografica, dove ogni segno
corrisponde ad un
concetto complesso ed articolato: diversamente da ciò, la scrittura alfabetica
lega un segno ad un suono, permettendo di scrivere assemblando
i segni tra loro e leggere assemblando i suoni, per esplicitare
concetti astratti che poi la mente elabora in immagini e rappresentazioni. |
L'ideogramma cinese è stato grande fonte di ispirazione
per numerosi artisti moderni, fra i quali molti appartenenti
all'Espressionismo astratto americano: Franz Kline, che con
sobrie pennellate risolte secondo il senso di una disposizione
spaziale, chiama la tela, a tratti lasciata bianca, a far
parte dell'opera con un effetto di potente grafismo, Mark
Tobey, nelle cui opere i segni pittorici diventano grafemi
di una scrittura visiva immediata e incisiva, risposta al
clima creativo dell'epoca che sarebbe sfociato nell'arte informale,
Adolf Gottlieb che sviluppa un suo linguaggio affine all'action
painting rivisitato attraverso i presupposti meditativi e
contemplativi della Scuola del Pacifico.
In Europa, se Joan Mirò introduce nelle sue composizioni
segni dichiaratamente derivati dagli ideogrammi cinesi e l'italiano
Giuseppe Capogrossi, negli anni del dopoguerra, compie interessanti
ricerche sul segno che lo affermeranno come uno dei maggiori
esponenti dellInformale in campo internazionale, in
generale l'ambiente culturale non nutre grande interesse
verso il significato calligrafico della parola, fatta eccezione
per un movimento culturale di impronta espressionista astratta,
il tachisme, di cui il massimo rappresentante, Pierre Soulages,
produce opere di ispirazione segnica che possono ricordare
Kline.
In generale, l'Europa si indirizza su strade più consone
alla tradizione culturale di matrice occidentale, utilizzando
la parola per il suo significato sia grafico che semantico.
La via è quella tracciata da Vassilij Kandinskij, per
una visione globale dell'esperienza estetica, e se la musica
o la parola coinvolgono l'udito e l'arte visiva impegna la
vista, la simultaneità delle due esperienze permette
di unire l'interiorità con l'esteriorità, la
spiritualità con la materialità, in una sfida
che percorre trasversalmente tutti i movimenti avanguardisti
europei che vogliono confrontarsi con la parola e superare il calligrafismo
puramente estetizzante, in modo che la parola si faccia immagine
e l'immagine parli.
Il poeta Marinetti, estensore del manifesto del Futurismo,
realizza composizioni miste, a china su carta, dove disegno
e scrittura si intersecano, con una concezione visiva del
testo grafico-letterario, trasmettendo il suo innovativo concetto
di "Parole in libertà" al mondo culturale
russo, con il quale ebbe intensi contatti. Gli artisti russi
arricchiscono il contenuto visivo introducendo nelle composizioni grafiche anche il colore, realizzando
così opere di perfetta simbiosi tra pittura e poesia, come fà
Vladimir Majakovskij, che "dipinge" intere poesie.
Guillaume Apollinaire, teorico del Cubismo, poeta ed artista,
ha voluto usare le possibilità figurative della parola
in senso simbolico (affermando: "Et moi aussi je suis
peintre"), realizzando, nel 1918, i "Calligrammes",
termine da lui stesso coniato per definire le sue composizioni
poetiche dipinte che si riconnettono alla tradizione antica
dei "carmina figurata".
Il testo diventa così una specie di spartito, di traccia,
ridotto a composizione grafica che integra in modo "totale"
il segno linguistico, aggiungendo alla grammaticità
del segno aspetti non-linguistici, fuori contesto, secondo
il dettato futurista.
Alexander Rodchenko, figura di spicco del panorama artistico
del primo Novecento, ha fortemente contribuito alla creazione
di una nuova arte in Russia, diffondendo un concetto di arte
oggettiva e impersonale, priva di qualsiasi connotazione metafisica
e spirituale, realizzando opere improntate allo "zaum",
o transmentalismo, che cercano di stabilire un rapporto di
correlazione tra il significato della parola ed il suo suono,
in una versione del simultaneismo in forma molto più
complessa e sofisticata.
Francis Picabia compone complicati disegni-scritti nei quali
il testo viene disarticolato, ristrutturato e trasformato
in un giocoso non-sense, con ammiccamenti al Surrealismo,
al Dadaismo di Duchamp, ai calligrammi di Apollinaire, elaborando
una sua sintesi personale tra Cubismo e Fauvismo.
Alexander Calder, noto soprattutto per aver inventato i mobiles,
sculture cinetiche nelle quali, grazie ad un sistema di snodi
ed agganci, viene inserito il movimento, persegue effetti
di grafismo spaziale leggero ed essenziale che ricorda da
vicino l'impronta segnica di certe opere di Mirò ed
è forse l'artista che più di ogni altro ha ottenuto
questo tipo di risultato in scultura.
Avvicinandoci all'arte contemporanea, si attenua il carattere
segnico della parola, che però non cessa mai di esercitare
il suo fascino sull'arte visiva per le sottili affinità
che legano questi due modi dell'espressione umana, anche se
nel tempo la loro maniera di rapportarsi cambia e si evolve.
Costas Tsoclis, ecclettico artista greco, con narcisismo disarmante
e gioioso scrive in rosso il suo nome sul quadro, proiettandolo
fuori dalla tela bidimensionale con un inquietante sgocciolamento
simile a sangue, dilatando il suo io nello spazio antistante
ed aspirando alla tridimensionalità.
Dalla Pop Art in poi, fino a giungere agli artisti di oggi,
la parola si emancipa dalla strumentalizzazione compiuta dal
pittore avanguardista in chiave estetizzante, acquista una
autonomia assoluta, si presenta per quello che è, lettera,
segno, con un suo significato intrinseco, raggiunge con il
segno puramente grafico un rapporto paritario.
Quando Andy Warhol, personalità di gran lunga più
enigmatica ed innovativa di quanto possa sembrare, dipinge
la sua Campbell Soup, ciò che domina e costituisce
la consistenza formale e cromatica dell'insieme sono le scritte,
ampie, ben definite, centrali, tema, immagine e titolo della
rappresentazione.
In altri casi, come nelle gigantografie desunte dalle
strisce di Dick Tracy, le scritte compaiono come parte dello sfondo,
senza particolare risalto, come una presenza che pare venga
data per scontata, appartenente alla quotidianità banalizzata
che l'artista ci vuole proporre.
Roy Lichtenstein è un artista molto raffinato che ha
scelto di esprimersi in modo ironico e talvolta paradossale:
la sua attenzione al fumetto denuncia immediatamente un interesse
per la parola scritta, che verrà costantemente inserita
come parte essenziale in molte delle composizioni che egli
realizza, utilizzando il tipico stile da fumetto con tutte
le sue convenzioni (i contorni neri, la retinatura di punti)
seppure con notevoli differenze, dichiarando:"...Le
tecniche che io adopero non sono commerciali, ne hanno solo
l'apparenza: e i modi di vedere, comporre e unificare sono
diversi e hanno fini diversi."
E proprio nei suoi quadri derivati da fumetti,
Lichtenstein raggiunge i migliori risultati di monumentalità
tradizionale, di potenza espressiva popolare, superando un
suo sostanziale atteggiamento elitario nei confronti dell'arte
che lo ha reso spesso maniacalmente ossessionato dalle sue
stesse teorie.
Tra i pittori che hanno operato ai margini della Pop Art,
con caratteristiche personali non tipiche, Larry Rivers è
particolarmente interessante per il tocco sciolto della pennellata
ed il virtuosistico cromatismo con i quali dipinge parafrasi
di imballaggi commerciali e una serie intitolata
"Le parti del corpo", nella quale esplora la possibilità
di abbinare a figure o teste caratteri grezzi riprodotti con
uno stampino, con effetti di sorprendente gradevolezza nella
elementarità ripetitiva di un motivo estremamente
semplice.
Tra gli italiani, anche Mimmo Rotella gioca con le parole,
introducendo brani o frasi allusive nei suoi collages realizzati
con stralci di manifesti, articolando così un suo discorso
pop cui farà seguito, in chiave provocatoria, la serie
dei doppi decollages, manifesti strappati dai muri della città,
ricomposti sulla tela e poi di nuovo strappati.
A conferma del suo interesse per la parola, va ricordato che
Rotella inventa la poesia fonetica, metodo espressivo alternativo,
detta dallo stesso 'epistaltíca' (un neologismo privo
di senso): un insieme di parole, anche inventate, di fischi,
suoni, numeri e iterazioni onomatopeiche.
Molto sinteticamente, è questo l'uso che gli artisti
hanno fatto e fanno della parola nelle opere che, con termine
quindi riduttivo, si dovrebbero dire visive, ma che in realtà
coinvolgono nella fruizione ben più della vista, scoprendo
un percorso che, a partire dagli anni del Concettualismo ('60,
'70) abbandona lapproccio alla parola in termini prevalentemente
grafici e pittorici, tipici delle avanguardie del 900,
ed esclude in modo più o meno radicale le componenti
estetiche per privilegiare l'espressione diretta, per esempio
con luso della moderna tecnica del messaggio pubblicitario.
Con l'avvento della video-art e della poesia
video-visiva sarà inevitabile che la parola regredisca
all'oralità, diventi parola "detta", per
una sorta di ritorno alle origini, recuperando l'uso del rumore,
del suono pre-significante, in una sostanziale circolarità
tra tutte le forme d'arte che, come dice Kandinskij, percepiamo,
a nostra stessa insaputa, attraverso tutti i cinque sensi
di cui disponiamo.
*articolo aggiornato il 3/3/2012
link:
Graffitismo metropolitano
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