E' noto come Jackson Pollock sia l'inventore
ed il massimo rappresentante di una corrente dell'Espressionsimo
astratto americano detta action
painting o pittura gestuale, per il ruolo fondamentale
che ricopre, nella sua genesi, il gesto creativo dell'artista
che, come un demiurgo dai poteri divini, crea dal nulla.
Per ottenere il massimo della libertà creativa ed il
minimo del condizionamento sia mentale che fisico, Pollock
inventa anche una tecnica, il dripping (ispirandosi
alle pitture rituali realizzate sulla sabbia degli indiani
Navajo), che gli permette di depositare il colore sulla tela
secondo flussi materici liberamente discendenti per forza
di gravità, anziché in pennellate distese, in
un processo ripetitivo e dinamico che sovrappone in più
riprese varie stratificazioni di tracce colorate: facendo
affiorare e liberando, in questo lungo processo gestuale,
il sentimento interiore e gli impulsi più profondi,
l'artista si muove attorno alla tela, posata a terra, impegnando
nel gesto creativo non solo la mano ed il braccio, ma tutto
il corpo, la tela non ha più un centro, un verso, un
inizio ed una fine, ma diviene una sorta di territorio da
percorrere sulle tracce di una grande composizione all
over, indifferenziata e caotica.
In realtà, lo sgocciolamento della vernice fluida
attraverso fori casuali praticati nel contenitore o direttamente dal pennello
imbevuto è un processo naturale che obbedisce a leggi
precise, all'interno di un "sistema caotico",
secondo un ordine caotico, teorizzato negli anni '60 come
teoria del caos (di cui Henri
Poincaré pose le basi), ipotesi scientifica formulata
quando la scienza si rese conto di non essere in grado di
spiegare secondo i principi tradizionali gli aspetti irregolari
e incostanti della natura e della realtà in campo
fisico, biologico e persino socio-economico.
Ma poco dopo Benoit
Mandelbrot, matematico francese di origine polacca,
elabora una sua teoria, una nuova modalità di rappresentazione
della teoria del caos, che, più di quella euclidea,
si presta ad analizzare e classificare i fenomeni naturali
non racchiudibili nei consueti schemi geometrici, dando
vita alla teoria dei frattali, in cui convergono geometria,
fisica e informatica.
Molto sinteticamente, si può
dire che un frattale (dal latino fractus, infranto) che
qualcuno ha definito l'impronta digitale della natura, è
una figura geometrica nella quale si ripete su scala sempre
più ridotta uno stesso motivo che all'ingrandimento
rivela indefinitamente sempre nuovi particolari, in cui
ogni piccola parte possiede una struttura molto simile a
quella dell'insieme (proprietà dell'auto-similarità):
si tratta di una figura molto adatta ad esprimere graficamente molti fenomeni apparentemente casuali, come
le forme della natura, secondo un rigoroso modello matematico,
legato ad un nuovo concetto di dimensione.
Sono concetti né semplici né intuitivi, legati
proprio alla pittura di Pollock, apparentemente così
istintiva e priva di regole, da un legame di relazione scoperto
negli anni '90 da Richard
Taylor, un matematico-artista, docente di fisica all'Università
dell'Oregon e pittore dilettante di opere astratte.
Narra la leggenda come il giovane docente abbia condotto i suoi allievi in campagna per una seduta di pittura en plein air e come un sopravvenuto temporale abbia obbligato la comitiva ad abbandonare in fretta e furia il sito lasciando sul posto il materiale didattico. Ciò provocò accidentalmente lo sgocciolamento (dripping) dei colori sulle tele, rivelando come il moto di caduta dei fluidi (la vernice sgocciolante dal contenitore o dal pennello imbevuto) sia un processo naturale che obbedisce a leggi precise, quelle frattaliche, appunto ("Fractal Analysis of Pollock's Drip Paintings", R.P. Taylor, A.P. Micolich and D. Jonas,1999)-
A seguito
di questa straordinaria intuizione, le opere di Pollock
sono state scansionate al computer attraverso un reticolo,
grazie al quale è risultato evidente che il pigmento
colato sulle tele definisce uno schema distributivo delle
zone riempite di colore e delle zone bianche sempre ricorrente,
per quanto si riduca la scala di osservazione, secondo una
precisa struttura frattale simile a quella in cui evolvono
le forme naturali: siamo negli anni '40, più di 25
anni prima della scoperta di Mandelbrot!
Un matematico ed un artista hanno trovato, per diverse vie,
un nuovo modo di approccio alla conoscenza del mondo, l'arte,
come più volte è già accaduto, ha fatto
una fuga in avanti ed ha preceduto il pensiero razionale:
inconsapevolmente Pollock, alla ricerca di una totale casualità
compositiva, in realtà mima precisi schemi naturali,
in ciò starebbe anche il segreto della gradevolezza
dei suoi dipinti.
L'abbandono della verticalità della tela, l'uso del
colore per gravità, l'esecuzione del dipinto con un
procedimento isotropo multidirezionale, frutto del gesto che
l'artista compie sgocciolando con ritmo pendolare sulla tela,
ondeggiando avanti e indietro, hanno come risultato il caratteristico
"stile frattale" di Pollock, talmente inimitabile
che l'analisi al computer della trama del dipinto è
oggi prova della sua autenticità.
Il confine tra arte e scienza si fa sempre più labile,
trovando il suo punto di tangenza nell'uomo, che non è
scienziato, o artista o altro, ma una esseità indivisibile
nella quale tutto è contenuto, a livello conscio o
sotto forma di archetipo mentale che l'intuizione svela ed
esprime attraverso mezzi irrazionali, o attraverso l'arte,
l'eterna menzogna che ci fa conoscere la verità
* articolo aggiornato il 14/08/2016
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