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24h
Arte sempre aperta
di Stefano Elena
pubblicato il 10/03/2010 |
J'ai toujours eu besoin
d'obscurité pour y voir clair – Bertand
Gadenne |
Ci sono tanti, troppi modi per imporre la propria
arte.
Qui a Berlino uno dei più gettonati si chiama street
art, la cui varietà tecnica va sempre più somigliando
a una corsa affannata verso la trovata e l’esibizionismo
anonimo piuttosto che a quell’impellente bisogno di
autogestita sovversione o decorativa ribellione contro le
costrizioni (privatizzazione e monopolio specialmente) che
dovrebbero motivarne le mosse.
Glissando sull’annosa questione circa la correttezza
di tali liberi arbitrii – che per alcuni diventano più
oppressivi di una tassa e per altri, come Dorfles, talmente
eccedenti da non vedersi più – o sui limiti di
un atteggiamento che combatte il sistema con la ricorrenza
modulare di un sistema, è interessante considerare
le opportunità poliedriche fornite dagli attributi
specifici della strada, superbo espediente non stop per la
sistemazione di quanto meriti d’essere visto e di scampare
agli obblighi effimeri disposti dal tempo.
La galleria Jordan Seydoux (siamo sempre a Berlino) ha “messo
in vetrina” una video installazione (“Fragments
of a World”) del francese Bertrand Gadenne, in cui la
testa gigante di un’aquila ripresa dal vivo accende
Auguststrasse guardandosi intorno, curiosa e un po’
impaurita, alla probabile ricerca di una via di fuga che non
c’è.
Da questa gabbia-scrigno l’uccello a due dimensioni
diventa confidente surreale di ogni transitare senza ore,
espressione magica di un esistere senza doveri.
In considerazione dei punti A: la strada è uno tra
i più frequentati ambienti del nostro vivere e B: la
vita è troppo breve per aspettare, non ci si può
esentare dal reputare il “fuori le mura” un locale
d’eccezione presso il quale raccontare, competenze concesse,
invenzioni disposte a “farci provare”, mentre
le serrande si abbassano e gli esterni si svuotano.
J'ai toujours eu besoin d'obscurité pour y voir
clair – Bertand Gadenne |
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