L´Hangar Bicocca ha rinnovato gran parte delle sue risorse spaziali, artistiche e curatoriali, ospitando più progetti che tendono a creare una struttura di condivisione tra spazio del luogo e tempo dell´arte.
L´installazione permanente di Anselm Kiefer “I Sette palazzi celesti”, dal 2004 si staglia nello spazio industriale in tutta la sua mistica drammaticità a monito della storia di distruzione che l´umanità vive nella sua esile vita e ricordandoci l´importanza della memoria .
In dialogo con essa e con lo spazio Christian Boltanski crea la terza versione dell´installazione “Personnes”, un fil rouge tra l´Hangar, il Grand Palais di Parigi e l’Armory di New York. Un corridoio metallico passa accanto alle costruzioni di Kiefer, tutto fluisce attraverso il suono dei battiti del cuore, anzi dei cuori, che Boltanski registra dal 2008 e che costituiscono “Les Archives du coeur”. Con un senso di angoscia mista a reverenza avanziamo nella vita verso la fine, il cubo in cui 30 tonnellate di vestiti sono spostati da una gru che prende e dà a caso, proprio come la vita. In un moto perpetuo e cadenzato la caducità dell´essere umano e lo smarrimento che ne deriva ci appaiono in tutta la loro forza. La grandezza e la fragilità risuonano nei battiti del cuore alle nostre spalle, simbolo di vita ma anche di memoria e ricordo nel momento in cui la persona scompare. La poca importanza degli oggetti avulsi dal contesto, rispetto al concetto di vita/morte è trasmessa fondendo due tipologie di sapere: quella occidentale, fondata essenzialmente sul culto della reliquia, e quella orientale che ha le sue radici nell´idea al di là della forma. La sua opera quindi si serve dell´oggetto ma non si identifica con esso, ha valore intellettuale, può quindi essere smontata, distrutta, dissolta, ma la sua forza ritorna sempre poiché il senso è dato non dalla materialità del feticcio, ma dalla carica simbolica che porta con sé e che rende immortale un concetto.
La vulnerabilità è il tema del lungo lavoro di Carlos Casas che attraversa i luoghi più inospitali e difficili del pianeta, in cui natura e umanitá si fondono in una sinfonia ancestrale. L’installazione è presentata su più schermi, una sorta di cinema espanso in cui gli appunti di viaggio dell´artista restituiscono l´esperienza di chi vive in questi luoghi, anche se spesso l´uomo scompare per lasciare il campo alla natura piú estrema. “End” é un progetto multiforme, costituito da diverse tipologie di materiali (documentari, “fieldwork” e materiale di archivio) che, amalgamate attraverso il suono, creano un vero e proprio scenario si suggestivo spiazzamento.
Ma l´arte arriva anche all’esterno.
“La Sequenza”di Fausto Melotti apre lo spazio del giardino, una sorta di portale/ponte tra la memoria dell´arte e il contemporaneo. Stefano Boccalini con “Meltin Pot 3.0” crea uno spazio di colonne, tutte simili ma tutte diverse, metafora di come nell´unione delle diversità culturali si possa trovare il vero cambiamento. Questo sito verrà fertilizzato grazie a diversi progetti legati al territorio.
Avvicinando realtà differenti e coinvolgendo in diversi modi chi risiede nei dintorni ma non solo, l’Hangar intende assumere il ruolo di vera e propria risorsa di servizi permanente rimanendo connesso al quartiere che lo ospita.
Cecilia Caliari
|