Rottami, memorie del quotidiano, spezzoni di ricordi, recupero dell'oggetto anestetico, scarto pazientemente cercato o casualmente trovato, astruso ingranaggio, legno, ferro, plastica, in quelle indecifrabili forme complesse che hanno conosciuto altri luoghi ed altre funzioni. L'utilizzo in chiave artistica del contenuto delle pattumiere, degli scarti industriali, dei rifiuti della civiltà tecnologica cancella ogni traccia oggettuale, reinventa i nessi logici, le relazioni gerarchiche, le attribuzioni delle cose, ne svela le possibilità espressive nascoste, porta alla superficie potenzialità impensate, crea, o ricrea, la materia animandola di nuova vita.

Rottami, ready-made del riciclo, residui usati e consumati assemblati e riconciliati con un gesto che ha qualcosa di demiurgico mentre celebra un'ironica consacrazione del rifiuto che ne muta il valore e il senso corrente e dimostra come scarti e macerie possano recuperare una seconda vita ricompattandosi in forme fantastiche, totemiche, di ecclettica casualità.

Rottami redenti dall'opera dell'artista attraverso un rituale iconico-celebrativo che trasforma un assemblage puramente formale in poesia associazionale, l'accumulo di segni disomogenei in linguaggio organico nuovo e peculiare, la discarica come metafora della vita.

Objet trouvé di incerta paternità, relittuario di vite passate, il rottame diviene proiezione di esperienze mai fatte, di emozioni mai vissute, di rinascite possibili, di eroici riscatti.

"Ardi, un'ala sul mare è solitaria.
Ondeggia come pallido rottame.
E le sue penne, senza più legame,
sparse tremano ad ogni soffio d'aria......"

(Gabriele D'Annunzio, da "L'ala sul mare")