Pier Luigi Nervi (1891-1979) è, per sua stessa
definizione, il rappresentante per eccellenza della "architettura
strutturale", che sta ad indicare l'attività
di una figura professionale di sintesi tra l'architetto
progettista e l'ingegnere calcolatore, già in passato
unificati in un unico personaggio (si pensi a Leon Battista
Alberti, a Michelangelo, a Brunelleschi e tanti altri),
in seguito necessariamente sdoppiatosi per l'avvento di
tecniche assolutamente specifiche (come quella del calcestruzzo
armato o della costruzione in ferro), che richiedono conoscenze
specialistiche.
L'architettura di Pier Luigi Nervi si basa sulla ricerca
di forme pure, che abbiano nelle loro stesse caratteristiche
statiche e strutturali il loro principio estetico, addivenendo
così, inevitabilmente, ad una estetica delle strutture
resa ancora più esasperata dalla possibilità
di ricreare artificialmente una roccia, quella da cui deriva
il cemento, nella forma che si desidera tramite l'uso delle
casseforme e la tipica finitura faccia a vista: ne derivano
costruzioni imponenti, sviluppate secondo i diagrammi di
calcolo, monumentalistiche, con vago tono celebrativo in
parte dovuto anche alle loro particolari destinazioni d'uso,
che richiedono grandi dimensioni.
Infatti Nervi si dedica prevalentemente alla progettazione di grandi opere, ponti, teatri, stadi, hangar, stilisticamente conciliando la lezione razionalista con la rivisitazione del passato classico della nostra cultura.
Spesso progettista, calcolatore ed esecutore delle sue
opere, Nervi ha lavorato anche a fianco di famosi architetti, con
Gio' Ponti per il "Palazzo del Lavoro" in occasione dell'evento "Italia '61" e per la costruzione del grattacielo Pirelli,
Marcel Breuer per il palazzo dell'Unesco a Parigi, Piacentini
per lo studio urbanistico preparatorio al Palazzo dello
Sport di Roma, restando sempre fedele a se stesso nella
concezione che (citando le sue stesse parole a prefazione
di un suo volume) "i materiali, la statica, la
tecnologia costruttiva, il buon rendimento economico, le
esigenze funzionali siano i vocaboli per comporre
la Poesia (l'architettura) e la corretta Prosa (buona edilizia),
tenendo conto delle opportune regole di grammatica e di
sintassi (la tecnica)."
Si tratta di un concetto inevitabilmente datato, che risente
di un certo atteggiamento di positivismo tecnicistico tipico
del periodo del boom economico degli anni '50-'60: accantonando
il binomio forma-funzione, sul quale si sono arrovellate
intere generazioni di architetti del '900, Pier Luigi Nervi
fornisce la sua nuova, personale
ricetta per una forma-struttura che trova sempre e comunque
una sua giustificazione.
E', quello di Nervi, un atteggiamento troppo personale e
troppo legato alla fortuna temporanea di un certo modo di
strutturare per fare tendenza, per diventare il manifesto
di una corrente culturale o di un movimento di pensiero, tant'è
che egli resta il seguace più insigne delle sue stesse
teorie.
Tuttavia, ciò che non si può non riconoscergli
è lo sforzo compiuto per risolvere
ed in un certo senso connotare in espressione architettonica,
più o meno discutibile, i non-luoghi che sono stati
spesso i temi delle sue progettazioni: spazi dell'anonimato
(infrastrutture, autostrade, stadi, stazioni, aeroporti,
supermercati, parcheggi ecc.), il contrario di una dimora,
di una residenza, frequentati da individui simili ma soli,
oggi una realtà sempre più importante in una
società della "surmodernité"
della quale Marc Augé, studioso delle società
complesse, compie un'interessante analisi in un suo recente
saggio.
A causa dell'accelerazione del progresso tecnologico, viviamo
nell'epoca dei mutamenti di scala, del sovraccarico di avvenimenti,
dell'eccesso di spazio, dove la surmodernité
diventa "produttrice di non-luoghi antropologici":
è facile pensare che proprio i non-luoghi possano
essere uno dei temi più stimolanti che gli architetti
del terzo millennio dovranno consapevolmente affrontare,
come, nei termini del suo momento storico, ha fatto Pier
Luigi Nervi.
link:
La fine dei luoghi
Architettura e consenso |