L’articolo inizia con una citazione
di Karl Popper e io, furbescamente, utilizzerò Popper
stesso per rispondere e cercare di smontare alcune affermazioni.
Popper dice: “La storia non ha nessun senso, siamo
noi che le diamo senso”. Presa da sola,questa
frase potrebbe significare l’assoluta indeterminatezza
di ogni teoria storica dato che si potrebbe supporre esserci
una storia per ogni individuo e dunque sarebbe inutile l’esistenza
stessa del concetto di storia, dovendosi parlare piuttosto
di “storie”. Le cose non stanno esattamente
così: Popper fa una critica serrata allo storicismo
ma non afferma l’impossibilità di leggere e
interpretare la storia, piuttosto quella di “predirla”.
Dice Popper:
a) Il corso della storia umana è fortemente influenzato
dal sorgere della conoscenza umana….
b) Noi non possiamo predire, mediante metodi razionali o
scientifici, lo sviluppo futuro della conoscenza scientifica…..
c) Perciò non possiamo predire il corso futuro della
storia umana.
d) Ciò significa che dobbiamo escludere la possibilità
di una storia teorica cioè di una scienza sociale
che corrisponda alla fisica teorica. Non vi può essere
alcuna teoria scientifica dello sviluppo storico che possa
servire di base per la previsione storica.
e) Lo scopo fondamentale dello storicismo… è
quindi infondato. E lo storicismo crolla.
E la dedica del libro “Miseria dello storicismo”
è la seguente:
In memoria degli innumerevoli uomini, donne e bambini
di tutte le credenze, nazioni o razze che caddero vittime
della fede fascista e comunista nelle Inesorabili Leggi
del Destino storico.
Ma c’è di più: Popper afferma: “ciò
che non esiste è la società. La gente crede
invece alla sua esistenza e di conseguenza dà la
colpa di tutto alla società o all’ordine sociale….
Uno dei peggiori errori è credere che una
cosa astratta sia concreta. Si tratta della peggiore ideologia”.
“Cioè esistono gli uomini e non la società
e questi agiscono in base alle proprie idee; e queste
loro azioni producono conseguenze intenzionali e conseguenze
inintenzionali. Sono gli uomini che esistono”.
(Giovanni Reale e Dario Antiseri, Storia della Filosofia,
Bompiani.
Questa premessa “filosofica” per affermare un
dato essenziale: Ettore Maria Mazzola e tutti coloro che
come lui, tra cui anch’io, attribuiscono a determinati
soggetti, in base alla lettura e all’interpretazione
dei fatti, in questo caso a Le Corbusier e alla sua ideologia
predittiva che la “società” avrebbe dovuto
essere regolata in un determinato modo piuttosto che in
un altro, con ciò affermando il suo essere storicista
(dato assolutamente coerente con il suo essere vicino alle
grandi ideologie totalitarie del secolo breve), la capacità
di avere influito fortemente sulla cultura di un secolo
e quindi sugli accadimenti urbani, compie un’analisi
del tutto lecita e possibile, ma non necessariamente corretta
negli esiti, proprio sulla base del pensiero di Popper che
è uno dei pilastri del pensiero moderno.
E non mi sembra che E.M. Mazzola attaccando LC voglia prefigurare
un modello di società perché non afferma che
la “storia” andrà in qualche direzione.
Mazzola analizza fatti e ne deduce conseguentemente che
il pensiero di LC ha influenzato in maniera determinante
il corso dell’urbanistica del secolo breve ma anche
di questo secolo, dato che vi sono moltissimi architetti,
urbanisti e critici che ne esaltano tuttora le qualità
e dato che quel pensiero è ancora forte perché
influenza quotidianamente la formazione e il disegno dei
piani, a qualunque scala di intervento.
Le azioni e le idee umane, come riconosce Popper e come
io credo fermamente, influiscono nel corso degli eventi
in maniera intenzionale e non intenzionale e cambiano il
corso degli eventi stessi. Questo mi sembra un punto centrale
di un atteggiamento non storicistico, non deterministico,
che afferma la nostra libertà e che è in linea
con la teoria del caos tanto citata da molti architetti
quanto poco da essi afferrata. Evidentemente questi si lasciano
affascinare dalla sola parola “caos”.
A maggior ragione influiscono le azioni di personaggi che
hanno avuto la capacità di “interpretare”
istanze e problemi reali presenti nella società (ma
dovrei dire popperianamente tra la gente) non in modo scientifico,
vale a dire facendo ipotesi da sottoporre poi a verifica
o a falsificazione, ma trattando quelle istanze
e quei problemi astratti come concreti, cioè agendo
secondo “la peggiore ideologia”.
Mazzola non prefigura una nuova società ma, preso
atto del fatto che le conseguenze del pensiero e delle azioni
di LC non soddisfano, hanno fallito (non certo per quanto
si illude debolmente di credere Rosa Tamborrino, cioè
per colpa degli “altri”, i cattivi che non hanno
fatto servizi ed infrastrutture, che è una palese
ingenuità per non dire sciocchezza, dato che non
è statisticamente possibile non vi siano piani e
aree basati su quel modello che siano completi di quando
essa dice mancare e, comunque, se anche fosse vero, sarebbe
la riprova che il modello è sbagliato dato che richiede
evidentemente condizioni al contorno non realizzabili) indica
una strada diversa che non è una fantasia o la costruzione
mentale di un individuo o di un gruppo di individui ma è
basata su ciò che esisteva ed esiste e che ha dato
ottima prova di sé in passato e che non è
affatto detto non possa non darlo nel presente e nel futuro,
con le inevitabili correzioni e aggiustamenti dovute ai
cambiamenti delle condizioni. Il buon senso, l’atteggiamento
scientifico corretto dice che sarebbe opportuno tentare
quella strada, invece che rimanere arroccati nella difesa
testarda di ciò che è fallito. E’ lo
stesso Popper che lo dice (poi uno può non credere
a Popper, per carità, ma adesso è il suo pensiero
ad essere oggetto di discussione); quella teoria non solo
non è stata messa in discussione ma è stata
attuata per decenni e il suo fallimento non comporta nessun
atteggiamento di cambiamento di rotta. Più ideologico
di così….!
Concludo con la teoria del complotto, che non appartiene
a Vilma Torselli ma che ad altri fa piacere attribuire a
noi (per noi intendendo coloro che denunciano l’esistenza
di un pensiero unico, incrollabile, inattaccabile e impermeabile
ad ogni modificazione e contaminazione) e che in realtà
è la solita cortina fumogena che viene alzata per
non discutere criticamente dei fatti che vengono esposti,
citando ancora Popper che si è occupato anche di
questo:
“Le istituzioni e le tradizioni non sono il lavoro
né di Dio né della natura; esse sono il risultato
di azioni e decisioni umane , e alterabili da azioni e decisioni
umane…..solo una minoranza delle istituzioni sociali
sono volutamente progettate, mentre la gran parte di esse
semplicemente venute su, “cresciute” come risultato
non premeditato di azioni umane. La teoria cospiratoria
della società consiste nell’opinione secondo
cui tutto quel che accade nella società, comprese
le cose che la gente di regola non ama, come la guerra,
la disoccupazione, la povertà, le carestie, sono
il risultato di un preciso proposito perseguito da alcuni
individui o gruppi potenti [come i saggi di Sion, i monopolisti,
i capitalisti, gli imperialisti]. ……[ma] i cospiratori
raramente riescono ad attuare la loro cospirazione ….Poche
di queste cospirazioni alla fine hanno successo”.
Mazzola dice esattamente questo, analizza le idee e le azioni
di LC e ne ricava che esse hanno avuto grandi conseguenze
in ambito urbano. Dice anche che LC non era solo, se a bordo
del piroscafo c’erano circa 100 persone, che molti
non erano d’accordo sulle conclusioni ma che quelle
conclusioni sono risultate vincenti. Se avessero vinto gli
oppositori, chissà, le cose forse sarebbero andate
diversamente. Dice anche che c’erano degli sponsor
ma, da me sollecitato a farne i nomi, con serietà
non fornisce risposta non essendo in possesso di dati certi.
E se ci fossero sponsor non ci sarebbe comunque complotto
ma azioni umane aiutate da altre azioni umane per conto
di società o gruppi interessati ad ottenere un risultato,
cosa del tutto normale dato che il lobbying è azione
nota e regolata per legge ad esempio negli USA. Solo i sepolcri
imbiancati fanno finta di non vedere questa realtà
che esiste, in modo lecito o illecito, è comune proprio
nelle Istituzioni più importanti, quali ONU, OMS,
UNESCO, CEE, FAO, ecc. e chi attribuisce ad altri strategie
complottistiche in genere tende a mancare della capacità
critica per discernere complotti da azioni umane finalizzate
ad ottenere risultati (generalmente denaro e/o potere).
Mi rendo conto che, nell’essermi soffermato molto
su quella citazione iniziale, che però potrebbe dare
un senso completamente ribaltato a tutto l’articolo,
sembra che abbia voluto eludere le obiezioni che Vilma Torselli
fa al post di Mazzola, ma non è esattamente così:
1) intanto la visione “responsabilistica” assume
una sua dignità e ragion d’essere nel fatto
che “esistono gli uomini e non la società e
questi agiscono in base alle proprie idee; e queste loro
azioni producono conseguenze intenzionali e conseguenze
in intenzionali”;
2) infine considerare la storia come entità autonoma
e indipendente dagli uomini, dato che “la situazione
economica, culturale e sociale di quel momento glielo permette,
anzi glielo richiede” è assolutamente lecito
e fondato, ma non popperiano, trattandosi di storicismo
e determinismo allo stato puro. Io penso invece che se la
situazione era quella che Vilma rappresenta, e certamente
lo era, la risposta avrebbe potuto essere diversa e, visto
come sono andate le cose, certamente non peggiore.
Personalmente non contesto affatto che siano le elite ad
incidere in maniera profonda nella cultura, anche perché
è sempre stato casì, contesto le scelte di
quelle elite quando sono sbagliate e quando le elite diventano
inamovibili nonostante il loro fallimento.
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