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Non tutti i secoli durano 100 anni
parte seconda
di Pietro Pagliardini

L’articolo inizia con una citazione di Karl Popper e io, furbescamente, utilizzerò Popper stesso per rispondere e cercare di smontare alcune affermazioni.
Popper dice: “La storia non ha nessun senso, siamo noi che le diamo senso”. Presa da sola,questa frase potrebbe significare l’assoluta indeterminatezza di ogni teoria storica dato che si potrebbe supporre esserci una storia per ogni individuo e dunque sarebbe inutile l’esistenza stessa del concetto di storia, dovendosi parlare piuttosto di “storie”. Le cose non stanno esattamente così: Popper fa una critica serrata allo storicismo ma non afferma l’impossibilità di leggere e interpretare la storia, piuttosto quella di “predirla”.
Dice Popper:
a) Il corso della storia umana è fortemente influenzato dal sorgere della conoscenza umana….
b) Noi non possiamo predire, mediante metodi razionali o scientifici, lo sviluppo futuro della conoscenza scientifica…..
c) Perciò non possiamo predire il corso futuro della storia umana.
d) Ciò significa che dobbiamo escludere la possibilità di una storia teorica cioè di una scienza sociale che corrisponda alla fisica teorica. Non vi può essere alcuna teoria scientifica dello sviluppo storico che possa servire di base per la previsione storica.
e) Lo scopo fondamentale dello storicismo… è quindi infondato. E lo storicismo crolla.

E la dedica del libro “Miseria dello storicismo” è la seguente:
In memoria degli innumerevoli uomini, donne e bambini di tutte le credenze, nazioni o razze che caddero vittime della fede fascista e comunista nelle Inesorabili Leggi del Destino storico.
Ma c’è di più: Popper afferma: “ciò che non esiste è la società. La gente crede invece alla sua esistenza e di conseguenza dà la colpa di tutto alla società o all’ordine sociale…. Uno dei peggiori errori è credere che una cosa astratta sia concreta. Si tratta della peggiore ideologia”.
“Cioè esistono gli uomini e non la società e questi agiscono in base alle proprie idee; e queste loro azioni producono conseguenze intenzionali e conseguenze inintenzionali. Sono gli uomini che esistono”. (Giovanni Reale e Dario Antiseri, Storia della Filosofia, Bompiani.
Questa premessa “filosofica” per affermare un dato essenziale: Ettore Maria Mazzola e tutti coloro che come lui, tra cui anch’io, attribuiscono a determinati soggetti, in base alla lettura e all’interpretazione dei fatti, in questo caso a Le Corbusier e alla sua ideologia predittiva che la “società” avrebbe dovuto essere regolata in un determinato modo piuttosto che in un altro, con ciò affermando il suo essere storicista (dato assolutamente coerente con il suo essere vicino alle grandi ideologie totalitarie del secolo breve), la capacità di avere influito fortemente sulla cultura di un secolo e quindi sugli accadimenti urbani, compie un’analisi del tutto lecita e possibile, ma non necessariamente corretta negli esiti, proprio sulla base del pensiero di Popper che è uno dei pilastri del pensiero moderno.
E non mi sembra che E.M. Mazzola attaccando LC voglia prefigurare un modello di società perché non afferma che la “storia” andrà in qualche direzione. Mazzola analizza fatti e ne deduce conseguentemente che il pensiero di LC ha influenzato in maniera determinante il corso dell’urbanistica del secolo breve ma anche di questo secolo, dato che vi sono moltissimi architetti, urbanisti e critici che ne esaltano tuttora le qualità e dato che quel pensiero è ancora forte perché influenza quotidianamente la formazione e il disegno dei piani, a qualunque scala di intervento.
Le azioni e le idee umane, come riconosce Popper e come io credo fermamente, influiscono nel corso degli eventi in maniera intenzionale e non intenzionale e cambiano il corso degli eventi stessi. Questo mi sembra un punto centrale di un atteggiamento non storicistico, non deterministico, che afferma la nostra libertà e che è in linea con la teoria del caos tanto citata da molti architetti quanto poco da essi afferrata. Evidentemente questi si lasciano affascinare dalla sola parola “caos”.
A maggior ragione influiscono le azioni di personaggi che hanno avuto la capacità di “interpretare” istanze e problemi reali presenti nella società (ma dovrei dire popperianamente tra la gente) non in modo scientifico, vale a dire facendo ipotesi da sottoporre poi a verifica o a falsificazione, ma trattando quelle istanze e quei problemi astratti come concreti, cioè agendo secondo “la peggiore ideologia”.
Mazzola non prefigura una nuova società ma, preso atto del fatto che le conseguenze del pensiero e delle azioni di LC non soddisfano, hanno fallito (non certo per quanto si illude debolmente di credere Rosa Tamborrino, cioè per colpa degli “altri”, i cattivi che non hanno fatto servizi ed infrastrutture, che è una palese ingenuità per non dire sciocchezza, dato che non è statisticamente possibile non vi siano piani e aree basati su quel modello che siano completi di quando essa dice mancare e, comunque, se anche fosse vero, sarebbe la riprova che il modello è sbagliato dato che richiede evidentemente condizioni al contorno non realizzabili) indica una strada diversa che non è una fantasia o la costruzione mentale di un individuo o di un gruppo di individui ma è basata su ciò che esisteva ed esiste e che ha dato ottima prova di sé in passato e che non è affatto detto non possa non darlo nel presente e nel futuro, con le inevitabili correzioni e aggiustamenti dovute ai cambiamenti delle condizioni. Il buon senso, l’atteggiamento scientifico corretto dice che sarebbe opportuno tentare quella strada, invece che rimanere arroccati nella difesa testarda di ciò che è fallito. E’ lo stesso Popper che lo dice (poi uno può non credere a Popper, per carità, ma adesso è il suo pensiero ad essere oggetto di discussione); quella teoria non solo non è stata messa in discussione ma è stata attuata per decenni e il suo fallimento non comporta nessun atteggiamento di cambiamento di rotta. Più ideologico di così….!
Concludo con la teoria del complotto, che non appartiene a Vilma Torselli ma che ad altri fa piacere attribuire a noi (per noi intendendo coloro che denunciano l’esistenza di un pensiero unico, incrollabile, inattaccabile e impermeabile ad ogni modificazione e contaminazione) e che in realtà è la solita cortina fumogena che viene alzata per non discutere criticamente dei fatti che vengono esposti, citando ancora Popper che si è occupato anche di questo:
Le istituzioni e le tradizioni non sono il lavoro né di Dio né della natura; esse sono il risultato di azioni e decisioni umane , e alterabili da azioni e decisioni umane…..solo una minoranza delle istituzioni sociali sono volutamente progettate, mentre la gran parte di esse semplicemente venute su, “cresciute” come risultato non premeditato di azioni umane. La teoria cospiratoria della società consiste nell’opinione secondo cui tutto quel che accade nella società, comprese le cose che la gente di regola non ama, come la guerra, la disoccupazione, la povertà, le carestie, sono il risultato di un preciso proposito perseguito da alcuni individui o gruppi potenti [come i saggi di Sion, i monopolisti, i capitalisti, gli imperialisti]. ……[ma] i cospiratori raramente riescono ad attuare la loro cospirazione ….Poche di queste cospirazioni alla fine hanno successo”.
Mazzola dice esattamente questo, analizza le idee e le azioni di LC e ne ricava che esse hanno avuto grandi conseguenze in ambito urbano. Dice anche che LC non era solo, se a bordo del piroscafo c’erano circa 100 persone, che molti non erano d’accordo sulle conclusioni ma che quelle conclusioni sono risultate vincenti. Se avessero vinto gli oppositori, chissà, le cose forse sarebbero andate diversamente. Dice anche che c’erano degli sponsor ma, da me sollecitato a farne i nomi, con serietà non fornisce risposta non essendo in possesso di dati certi. E se ci fossero sponsor non ci sarebbe comunque complotto ma azioni umane aiutate da altre azioni umane per conto di società o gruppi interessati ad ottenere un risultato, cosa del tutto normale dato che il lobbying è azione nota e regolata per legge ad esempio negli USA. Solo i sepolcri imbiancati fanno finta di non vedere questa realtà che esiste, in modo lecito o illecito, è comune proprio nelle Istituzioni più importanti, quali ONU, OMS, UNESCO, CEE, FAO, ecc. e chi attribuisce ad altri strategie complottistiche in genere tende a mancare della capacità critica per discernere complotti da azioni umane finalizzate ad ottenere risultati (generalmente denaro e/o potere).
Mi rendo conto che, nell’essermi soffermato molto su quella citazione iniziale, che però potrebbe dare un senso completamente ribaltato a tutto l’articolo, sembra che abbia voluto eludere le obiezioni che Vilma Torselli fa al post di Mazzola, ma non è esattamente così:
1) intanto la visione “responsabilistica” assume una sua dignità e ragion d’essere nel fatto che “esistono gli uomini e non la società e questi agiscono in base alle proprie idee; e queste loro azioni producono conseguenze intenzionali e conseguenze in intenzionali”;
2) infine considerare la storia come entità autonoma e indipendente dagli uomini, dato che “la situazione economica, culturale e sociale di quel momento glielo permette, anzi glielo richiede” è assolutamente lecito e fondato, ma non popperiano, trattandosi di storicismo e determinismo allo stato puro. Io penso invece che se la situazione era quella che Vilma rappresenta, e certamente lo era, la risposta avrebbe potuto essere diversa e, visto come sono andate le cose, certamente non peggiore.
Personalmente non contesto affatto che siano le elite ad incidere in maniera profonda nella cultura, anche perché è sempre stato casì, contesto le scelte di quelle elite quando sono sbagliate e quando le elite diventano inamovibili nonostante il loro fallimento.


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