Non esistono più convenzioni formali, ciò che
predomina è il puro istinto, un linguaggio arcaico e
primitivo, uno stile semplificato, infantile, irrazionale, quello
dei bimbi, degli ignoranti, dei malati di mente: il risultato
è una pittura di grande originalità di forme,
di modi espressivi, di tecniche , di materiali, di assemblaggi,
dove il colore viene sommariamente trattato, con libertà
ed esuberanza, le linee sono casuali ed elementari, i soggetti
enigmatici, talvolta indecifrabili, nel nome della più
assoluta spontaneità ed immediatezza, sia contenutistica
che formale.
Entro questo ambito ritroviamo le prime sperimentazioni di graffitismo,
lo stesso Dubuffet realizza un vasto ciclo di lavori, i "Mires"
e i "Non-lieux" eseguiti con questa tecnica, producendo
un graffitismo urbano tutto sommato raffinato, con notevoli
valenze estetiche che ne fanno inevitabilmente l'espressione
"ricercata" di un'arte di frontiera.
L'Art Brut (Arte Grezza), che prenderà anche il nome
di Raw Art e, oltreoceano, di Outsider Art, vuole affermare
che la capacità espressiva è una caratteristica
potenzialmente presente in qualsiasi persona, indipendentemente
dalla sua cultura, intelligenza, razionalità, anzi
è tanto più libera di esprimersi quanto più
esse mancano e l'ingegno creativo non è mortificato
da pastoie accademiche o da precostituiti modelli culturali,
non è sottomesso alla logica del mercato, non deve
rispondere a nessuno né compiacere nessuno.
Lo stesso Dubuffet definisce l'Art Brut come "L'arte
che si ignora, che non conosce il proprio nome, prodotta dall'ebbrezza
creativa senza alcuna destinazione", e raccoglie
disegni di bambini, di malati di mente, di emarginati, ricercando
rapporti ed analogie con la pittura arcaica ed i graffiti
dei popoli primitivi, dando vita ad una collezione che oggi
è inclusa nel Museo dell' "Art Brut" a Losanna,
in Svizzera (più di 5000 opere realizzate da quasi
500 artisti).
Essendo in realtà Jean Dubuffet un uomo estremamente
colto, di raffinata sensibilità, è evidente
una sua posizione di tipo intellettualistico, tesa alla
ricerca di un nuovo linguaggio della rappresentazione, un
linguaggio totemico, libero da ogni tipo di acquisizione
culturale, imperniato sulla creazione artistica e non già
sul prodotto artistico, sull'atto del fare e non sul manufatto,
una ricerca che può essere condotta solo in situazioni
estreme, fuori da ogni controllo, nel mondo dei folli, o
degli ignoranti, o dei primitivi.
Egli stesso sperimenta nuovi possibili linguaggi e, per
sottrarsi alla concettualità del disegno, la forma
grafica più pura e più lontana dalla materia,
si avvicina appunto al graffitismo, dove la forza del segno
e la violenza dell'incisione meglio esprimono l'impulsività
e l'energia "bruta" dell'atto creativo, scopre
e sostiene artisti originali come Adolf Wölfli o Jeanne
Tripier, altri ne rifiuta proprio a causa della loro "cultura",
tuttavia, mentre proclama la più assoluta libertà
dell'espressione, in qualche maniera codifica un linguaggio
dell'Art Brut che finirà per avere inevitabilemente
caratteristiche proprie, non estranee all'automatismo psichico della poetica surrealista o alla violenta aggressività
dell'Espressionismo, vicine a quelle del gruppo Cobra ed
ai modi espressivi di Karel Appel.
"Art Brut" come antitesi a "Beaux Arts",
un'estetica del "brutto" in contrapposto ad un'estetica
del "bello", ma sempre un'estetica.
link:
Jean Dubuffet, "Mire
G21 (Kowloon)"
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