"Che limmagine del mondo sia
provvisoria è una certezza per laustriaco, in
tutte le sue sensazioni: e questa mirabile profondità
di pensiero della nostra ben nota frivolezza, nessuno, dalletà
barocca, lha mai spiegata ai nostri occhi con tanto
splendore e con tanta eleganza come Klimt."
(Hermann Bahr)
Pur riconoscendo una matrice comune a tutti i movimenti europei
del periodo Liberty,
di stampo fondamentalmente polemico verso la tradizione e
lo stile accademico ottocentesco, si può dire che in
Italia mancò una base teorica organica e consapevole
che avesse sufficiente forza propositiva per dare origine
ad un movimento di pensiero forte e strutturato, cosicché
la raffinata eleganza stilistica di questa corrente, del tutto
nuova nel suo riferimento costante agli elementi naturali,
sconfina sovente nel formalismo vuoto e decadente di un linguaggio
un po' narcisistico e compiaciuto.
Fiori, frutti, viticci, rami, foglie e la loro geometrica
stilizzazione sono gli elementi morfologici presenti indiscriminatamente
in tutte le opere, non solo italiane, del periodo, e si può
dire che, nonostante la debolezza della componente teorico-filosofica
di questo movimento in Italia, esso connotò come pochi
altri in modo diffuso ed allargato ogni campo dell'attività
artistico-creativa: architettura, scultura, pittura, design,
ceramica, gioielleria, cristalleria, ferri battuti, argenteria,
persino abbigliamento si adeguano ai canoni stilistici del
Liberty.
Nell'atmosfera "fin de siècle" ancora permeata
dal naturalismo gioioso e soave dell'Impressionismo, il Liberty
italiano si esprime con toni leggeri in attività di
confine tra arte e artigianato di qualità, privilegiando
la ricerca estetica piuttosto che contenutistica, diffondendosi,
anche per la gradevolezza e la raffinatezza delle sue forme,
in tutti gli strati sociali: è in stile Liberty la
villa del ricco borghese, come sono liberty i mobili e le
suppellettili della casa modesta, in una mai raggiunta prima
uniformità stilistica, forse proprio perchè
la cultura liberty rappresenta un fenomeno più vicino
alla moda che all'arte.
Non altrettanto si può dire per l'Austria.
Con inizio nel 1897, la Secessione viennese fu un vasto e
potente movimento artistico-culturale che radunò personaggi
straordinari in disparati campi: architetti del calibro di
Olbrich, Hoffmann, Wagner e pittori come Klimt, Moser, Kurzweil,
Roller, in una Vienna che era la capitale più colta
ed evoluta di tutto il mondo, dove soggiornavano ed operavano
musicisti come Mahler e Schönberg, che influenzò
molto l'astrattismo lirico di Kandinskij, dove elaboravano
le loro teorie studiosi quali Freud e Wittegenstein, con la
contemporanea presenza di una vasta schiera di intellettuali
ed artisti di ogni genere.
La prima guerra mondiale (1914-1918), con la conseguente
dissoluzione dellImpero Austro-Ungarico, decreterà
la fine di questa società raffinata ma anche decadente,
consapevole di essere sull'orlo di un baratro, che esprimerà
in un'arte sostanzialmente simbolista la coscienza della propria
fragilità.
Gustav Klimt (1862-1918) è il personaggio di maggior spicco nell'ambito
del movimento austriaco, ed è quello in cui la connotazione
simbolista della Secessione apparirà in termini più
espliciti.
La prima fase della sua attività artistica risente
notevolmente di un atteggiamento storicista, seppure animato
da un certo ecclettismo, tipico di una cultura ottocentesca
che lo porta a rivisitare l'esperienza classico-rinascimentale
ed a produrre opere di straordinaria nitidezza segnica ed
armonia compositiva.
In seguito, dopo il 1890, Klimt allarga i suoi orizzonti interessandosi
alle altre esperienze europee, di impronta simbolista, per
giungere ad un suo nuovo e personale linguaggio dieci anni
dopo, con un celebre dipinto, "Giuditta I" (1901),
dove si trova consolidata un'idea del femminile misteriosa
e fatale in un inconfondibile stile: uno stile che, nel corso
degli anni, subirà evoluzioni e cambiamenti fino all'ultima
fase della attività dell'artista, sensibile alle tematiche
dell'Espressionismo,
rappresentato in Austria da due artisti "maledetti",
Egon Schiele, che dipingerà il dissacrante "Cardinale
e suora", e Oscar Kokoschka, suoi allievi.
"Il bacio", 1907-1908, olio su tela, cm.180x180,
esposto oggi alla
Österreichische Galerie di Vienna, tra le più note
opere di Gustav Klimt (1862-1918), è anche la più importante di
quello che si definisce "periodo d'oro" dell'artista,
periodo delle piena maturità , che ha inizio dopo due
sue visite a Ravenna: i fondi dorati e la piattezza delle
forme stilizzate dei mosaici bizantini, che lo affascinano
profondamente, marcheranno tutto il suo successivo operare.
La tecnica musiva e l'oro dei mosaici stimolano ulteriormente
alcune sue tendenze cromatiche già presenti e qui l'oro, già utilizzato in passato sopratutto
in chiave simbolica per sottolineare il carattere sacro di
certi oggetti in genere mitologici (la cetra di Apollo, l'armatura
di Atena Pallas), acquista una predominanza inedita ed assoluta,
diventa la trama complessiva e riassuntiva dell'intera composizione,
che sintetizza tutte le principali caratteristiche del linguaggio
dell'artista.
La coppia rappresentata, anche questo un tema già presente
in opere anteriori, si struttura in uno schema piramidale di ricordo classico (basta pensare alle tante composizioni
piramidali di Leonardo o Michelangelo), su fondo dorato, in una profusione
di decori e sontuosi motivi ornamentali dalle vivaci campiture
cromatiche con effetto a mosaico, definite con tratti precisi
da miniaturista, sintesi estetica prodigiosamente equilibrata
di elementi naturalistici, geometrici, astratti, che si rincorrono
e si integrano in una fusione sensuale e spirituale insieme.
Gli amanti raffigurati sono lo stesso Klimt e la sua compagna
Emilie Floge, la quale, particolare aneddotico, possedeva
una raffinata boutique di abbigliamento per le ricche borghesi
viennesi ed utilizzava talvolta per la confezione degli abiti
di alta sartoria preziosi tessuti disegnati dall'artista.
Al diverso andamento delle linee dei motivi decorativi, curve
e flessuose o schematiche e spigolose, è affidato il
compito di esprimere la morbidezza femminile e il rigore maschile,
l'afflato spirituale e la concretezza naturalistica, l'erotismo
e l'ascetismo, in una composizione che vuole tutto riassumere
in un'armonia olistica, cosmica, fondendo uomo e donna, esseri
umani e natura, forza e leggiadria.
Il fitto prato fiorito che dilaga ai piedi dei due amanti
amplifica la composizione legandola a terra, mentre lo sfondo
baluginante di riflessi dorati alleggerisce la parte superiore,
arricchendola di mistero, riproponendo metaforicamente il
tema della sintesi tra elementi contrapposti, cielo e terra,
luce ed ombra, realtà e utopia, verità e illusione.
Nei continui rimandi che vibrano in tutta la composizione,
nella sottile tensione tra naturalismo e astrazione decorativa,
nel virtuosistico equilibrio tra elementi contrapposti si
legge l'inquietudine di un'epoca sospesa tra illusioni e certezze,
tra fragilità e splendore, che sente avvicinarsi la
fine e cerca promesse di salvezza nel potere risanatore della
fusione amorosa, nel bacio che suggella una improbabile riconciliazione
tra gli opposti.
Il dipinto, di estrema raffinatezza formale, di rarefatta
eleganza stilistica, nella sua sensuale celebrazione dell'unione
amorosa, dove l'erotismo si sublima nella perfezione estetica
(permettendo così all'artista di aggirare la censura
su un tema allora proibito), non è né gioioso
né radioso, ma pervaso da un'ambiguità sottile
che lascia aperte inespresse possibilità, da un fascino
con qualche lato oscuro e irrisolto, che deriva forse dalla
sottintesa precarietà di un equilibrio così
perfetto: la mirabile sintesi estetica della cultura di un
mondo morente non assicura necessariamente l'attuabilità
di un disegno di salvezza attraverso l'edonismo decorativistico
dell'arte, sia pure quella, somma, di Gustav Klimt.
Il messaggio espressionista di Munch e Van Gogh travolgerà
come un fiume in piena ogni pretesa di armoniosa coesistenza
tra istinto e ragione, tra reale e immaginario, demolendo
per sempre l'illusoria fiducia nel potere consolatorio di
un'arte "bella" e traendo allo scoperto le invalicabili
diversità e i tumultuosi conflitti di cui si farà
carico la seguente arte del '900.
link:
Gustav Klimt, "Ritratto di signora"
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