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Daniel Spoerri, "Restaurant Spoerri Tische"
di Vilma Torselli
pubblicato il 12/05/2007
"Le situazioni scoperte per caso in ordine o in disordine sono fissate (intrappolate) esattamente come si presentano sul loro supporto in quel determinato momento (sedia, tavolo, scatola ecc.) solo l'orientamento nei confronti dello spettatore è alterato....." (Daniel Spoerri)
Rappresentante tra i più originali del Nouveau Réalisme, Daniel Spoerri (1930) nella sua lunga vita passata tra New York, Simi nel Dodecanneso, Dusseldorf, Parigi, è stato poeta, ballerino, coreografo, regista, attore, costumista, organizzatore museale, regista, insegnante all'Accademia di belle Arti di Colonia, nonché proprietario del Ristorante Spoerri, aperto a Dusseldorf nel '68 (Spoerri è anche autore di un libro di ricette, "Diario Gastronomico", scritto nel '66 in Grecia).
Grande viaggiatore, Spoerri ha infine stabilito la sua residenza in Toscana, a Seggiano (Grosseto), entro un parco-museo di 15 ettari con sculture ed istallazioni sparse tra il verde di prati e boschetti, "Il Giardino di Daniel Spoerri", dove all'ingresso si legge un motto latino di Virgilio, "Hic Terminus Haeret", dove si mescolano i territori dello spazio e del tempo, dove si fondono natura e cultura in una grande metafora della vita senza confini di un artista cittadino del mondo.
Personalità poliedrica e complessa Spoerri dichiara: "Vorrei che si dicesse di me - ballerino, uomo di teatro e di cucina, artista - che ho unificato in una vita, la mia, molte vite diverse".'

La sua sconfinata curiosità, la capacità di vedere il reale da inediti punti di vista, l'ispirazione poetica priva di preconcetti, liberamente dissacratoria, esercitata in assurdi assemblages di oggetti pescati nei mercati o nelle discariche (dice di sé: "Penso di essere stato già collezionista quand’ero un bambino: collezionavo ogni sorta di cose......"), assieme alla sua innata abilità di metteur en scene ne fanno il personaggio al quale, all'interno del movimento, meglio si addicono le parole di Pierre Restany, che ne fu il teorico: "Questi nuovi realisti considerano il mondo come un quadro, la grande opera fondamentale di cui si appropriano certi frammenti dotati di significato universale. Ci mostrano il reale negli aspetti diversi della sua totalità espressiva".

La più efficace sintesi della sua poetica sta forse nella Eat Art, un lungo discorso attorno al cibo, all'alimentazione, al rituale del pranzo e del banchetto, in cui le opere d'arte sono realizzate con materiali commestibili: nel '70 realizza a Milano un Eat Art Dinner in cui opere di Klein, Arman, Cesar ed altri nouveaurealisti sono fatte con materiali edibili e servite e consumate durante un banchetto, organizza a Dusseldorf una memorabile Eat Art Exhibition, allestisce cene-happening in cui sono protagonisti i celebri tableaux-pièges (quadri-trappola), resti di pasti apparecchiati, rimasugli di oggetti quotidiani fissati nella loro squallida banalità, tracce di un passato vissuto deteriorate dall'uso.
Tavoli apparecchiati con piatti e bicchieri sporchi usati, incollati in una immobile eternità, avanzi di cibo, bottiglie di vino a metà, mezzi pacchetti di sigarette, portacenere con mozziconi spenti, tovaglioli sporchi e spiegazzati, macchie di bevande costruiscono assemblages di rivoltante sudiciume, metafora di una vita effimera in cui tutto è destinato a divenire rifiuto e relitto, come in questo "Restaurant Spoerri Tische" del 1972, tecnica mista di 70x70x35, Coll. Sohier-Torrian (foto: Barbara Adriano).

Il linguaggio è volutamente aggressivo e violento, spietatamente dissacrante, gli oggetti sono accostati in libera associazione come se fossero recuperati da una catastrofe o da un naufragio, fissando storie passate e ricordi di momenti non perduti perché rivissuti in una messa in scena casuale, che non ricerca alcun risultato estetico, ma gioca sul potere evocativo dell'oggetto colto nel suo contesto originale.

L'intenzione di Spoerri, infatti, non è tanto quella di produrre un'opera d'arte quanto di bloccare un momento del suo accadere temporale.
Egli stesso dice:" Le situazioni scoperte per caso in ordine o in disordine sono fissate (intrappolate) esattamente come si presentano sul loro supporto in quel determinato momento (sedia, tavolo, scatola ecc.) solo l'orientamento nei confronti dello spettatore è alterato).....": infatti ogni oggetto viene fissato al supporto e posto in posizione verticale inducendo nello spettatore uno spaesamento spaziale ed una destabilizzazione percettiva che trasforma il tutto, almeno nell'intenzione dell'autore, in opera d'arte.
Ricompare così (non è un precedente casuale l'amicizia con Marcel Duchamp e Man Ray) il concetto dadaista dell'artista che trasforma l'oggetto comune in oggetto artistico attraverso il solo potere del suo gesto demiurgico, nel caso di Spoerri con risultati talvolta inquietanti e cupi in relazione all'uso di oggetti macabri che richiamano l'idea della morte, conservando tuttavia la sua opera sempre un tono popolare che la rende accessibile ed accettabile da un vasto pubblico.

Con una parola - dichiara - si può sempre dire una cosa ma anche il suo contrario, gli oggetti, invece, non parlano; sono là, con la loro presenza; è, quella degli oggetti, una lezione di libertà.”
E forse di verità, in un campo, quello dell'arte, in cui impera la magia della menzogna.

link:
Estetica dello straccio
Fascino del rottame

* articolo aggiornato il 11/09/2015


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