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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
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American Art 1961-2001 la storia dell'arte moderna negli Stati Uniti tra due momenti decisivi della storia americana, la guerra del Vietnam e l'attacco alle Torri Gemelle. |
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Parigi, all’Espace Lafayette-Drouot "The World of Bansky”, su 1200 mq. esposte un centinaio di opere del più famoso street artist del mondo. Fino al 31 dicembre 2021.
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Oskar Kokoschka, "Adolph Loos"
di Vilma Torselli
pubblicato il 12/05/2007 |
Il 'ritratto sintomatico',
dove irrompono l'inquietudine, i turbamenti, la sessualità,
le passioni, la morte, senza veli e senza consolatorii edonismi.
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Espressionismo significa dare forma al
vissuto, in modo che sia comunicazione e messaggio da un Io
a un Tu. Come per lamore bisogna essere in due. LEspressionismo
non vive in una torre davorio, ma si rivolge allAltro
che intende risvegliare.(Oskar Kokoschka)
Oskar Kokoschka (1886-1980) contribuisce, con Klimt e Schiele,
tutti partendo dalla rivoluzione della figura già iniziata
da Van Gogh, alla definizione di una nuova ritrattistica nella
quale si evidenziano clamorosamente la psiche del soggetto rappresentato
e le sue tensioni interne attraverso i tic e gli atteggiamenti
fisici sintomatici dei suoi disturbi psicosessuali (a questo
proposito alcuna critica parla infatti di 'ritratto sintomatico'):
determinante l'influenza diretta dell'opera di Freud, che pubblica
in quegli anni la sua "Interpretazione dei sogni"
ed apre la via all'estrinsecazione liberatoria degli istinti
repressi e dei desideri dell'inconscio.
Nel 1908 Kokoschka conosce larchitetto austriaco Adolf
Loos, che diviene suo amico e protettore e lo introduce negli
ambienti letterari, dove stringe amicizia, in particolare, con
il poeta Peter Altenberg e con Karl Kraus, editore del "Die
Facket".
Anche in campo letterario, Kokoschka si rivela protagonista
di grande talento con il dramma "Mörder, Hoffnung
der Frauen" che, messo in scena nel 1908, è considerato
la prima opera del teatro espressionista.
La frequentazione di questi ambienti procura a Kokoschka la
commissione di alcuni ritratti, tra cui quello dello scrittore
Karl Kraus e di altri noti personaggi viennesi, nel 1909 l'artista
esegue questo celebre ritratto di Adolf Loos, uno dei più
interessanti ed innovativi architetti moderni, ribelle incompreso
ed esteta raffinato, una delle personalità originali
che davano vita, in quel tempo, ai caffè letterari. Anch'egli
in difficoltà nell'imporre il suo lavoro in patria, nel
1922 si trasferirà in Francia, dove eserciterà
grande influenza sulla definizione dell'architettura moderna,
specialmente del purismo di Le Corbusier.
Anche grazie all'influenza di Loos, che l'anno prima aveva
pubblicato "Ornamento e delitto", un testo fortemente
critico nei confronti degli sviluppi della Secessione che
"si rivelava come l'ostinato maquillage di un mondo al
tramonto", Kokoschka si allinea alla formula espressionista,
rivelando una forza cromatica ed una volontà di penetrazione
psicologica che lo allontanano definitivamente dall'elegante
decorativismo e dall'accentuato linearismo di Klimt e lo spingono
al linguaggio crudo, nervoso e tormentato che va sviluppando
anche Egon Schiele.
In questo "Adolph Loos", del 1909, un olio su tela
di 29 1/8 x 35 7/8 inches, custodito al Staatliche Museen
Preussischer Kultlurbesitz, Neue Nationalgalerie, a Berlino,
l'architetto, seduto, vestito in modo convenzionale, guarda
lontano, ma più esatto sarebbe dire che guarda dentro
di sé, gli occhi infossati ed assenti, il corpo ed
il volto definiti da linee agitate, graffianti, contorte,
segno dell'affiorare di un impetuoso conflitto interiore,
la posa composta, ma non rilassata, la figura com-pressa e
trattenuta più che es-pressa, segno di una energia
faticosamente controllata che culmina nelle mani nodose, nervosamente
aggrovigliate e deformate nello sforzo del trattenere (l'angoscia?
la rabbia? l'ansia?).
E' evidente come la somiglianza puramente fisica del ritratto
al soggetto reale passi in secondo piano rispetto all'analisi
profonda e quasi crudele della sua interiorità, scavata
con segno penetrante, spigoloso e duro prodotto da un pennello
molto simile ad uno scalpello, in una composizione lineare
dove l'importanza del colore non è seconda a quella
del disegno.
Lo strappo con il passato e con il sereno appagamento
delle languide figure di Klimt si compie, l'inquietudine,
i turbamenti, la sessualità, le passioni, la morte,
senza veli e senza consolatorii edonismi irrompono sulla scena
nei modi di un nuovo linguaggio che anticipa la deformazione
espressionista e dà forma ai contenuti angosciosi della
coscienza individuale e collettiva.
link:
La sposa del vento
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