Il termine “camouflage” ha origine etimologica nella lingua francese, dove troviamo la definizione del dizionario Larousse “Camouflage : cacher en modifiant les apparences”. L'ipotesi etimologica più antica, forse settecentesca, lega il vocabolo alla parola "soufflage", l'atto con cui si soffia del fumo con l'intento di disorientare qualcuno rispetto a qualcosa.
In senso più generale, camouflage, che trova riscontro nella italianizzazione ‘cammuffamento’, significa nascondere le vere apparenze modificandole fino a farle apparire altre.
Il termine si presta a definire una molteplicità di complesse strategie in situazioni diverse seppure simili:
- è un artificio adottato come difesa dagli animali deboli per sottrarsi agli attacchi dei predatori riproducendo sul proprio corpo caratteristiche dell’ambiente circostante (disegni, colori,forme), in modo da non essere facilmente identificabili o risultare addirittura invisibili (vale anche il contrario, a volte sono i predatori a farlo, per aggredire improvvisamente le loro vittime)
- è un’astuzia adottata dai militari che, con facce imbrattate e tute mimetiche, tentano di passare inosservati agli occhi dei nemici e poterli così attaccare di sorpresa
- è un trucco operato su un soggetto (femminile o maschile) che comporta la trasformazione delle sembianze per esigenze di rappresentazione, come accade nel maquillage utilizzato nella moda, nel cinema, nella pubblicità ecc.
Il camouflage ha quindi un duplice obiettivo, sia di conquistare l’invisibilità nascondendo alla vista il soggetto 'camouflé', sia di operare una trasformazione attraverso una mascheratura che inganna la comune percezione ostentando sembianze non vere: invisibilità del reale ed ostentazione di una falsa realtà sono quindi le finalità antitetiche dell’operazione di camouflage.
Travestimento, mascherata, mimetizzazione sono atti di camouflage compiuti in ambiti diversi con scopi diversi, numerose essendo le varianti nell’uso di questa tecnica, la quale ha legami stretti anche con l’arte, il design e l’architettura.
Durante la prima guerra mondiale, un gruppo di artisti di corrente cubista, tra i quali Braque, Camoin, Dufresne, Marcoussis, Duchamp-Villon, furono chiamati a realizzare veri e propri interventi mimetici su attrezzature, veicoli e fabbriche belliche facendole somigliare ad alberi e rocce, sfruttando gli studi sulla scomposizione della forma alla base della loro ricerca artistica: lo stesso Picasso pare rivendicasse esplicitamente per i cubisti l’invenzione della mimetizzazione, almeno stando alla versione della sua biografa Gertrude Stein (‘Picasso’, 1973), confidando all’amico Jean Cocteau: “Se vogliono rendere invisibile un esercito a distanza, basta che vestano i loro soldati come arlecchini…..”.
Nello stesso periodo la Germania attua i suoi interventi bellici di camouflage sulla flotta aerea ricorrendo agli artisti impressionisti e i divisionisti, l’Inghilterra mimetizza con il camouflage le sue navi, l’Italia, dal canto suo, adotta per prima divise ed elmetti color grigio-verde, mimetico per eccellenza.
Molti artisti contemporanei hanno utilizzato il camouflage, trasportando nella rappresentazione artistica il mimetismo animale e rendendo a prima vista indistinguibile nei loro dipinti il soggetto dallo sfondo, con l’intenzione di portare l’osservatore ad un esasperato livello di attenzione ed indurlo ad una decodificazione autonoma del segno grafico.
L’intento è sempre più o meno provocatorio.
Andy Warhol utilizza la mimetizzazione in chiave di maquillage distribuito a macchie negli autoritratti e nei ritratti delle celebrità eseguiti negli anni ’80, intendendo con ciò personalizzare con un tocco di originalità la produzione seriale freddamente omogenea.
Desirée Palmen, artista olandese, ricorre al body camouflage e all’interior camouflage e crea abiti di cotone su cui dipinge il camuffamento a mano, adeguandoli accuratamente allo sfondo: fatto ciò, la stessa artista o una diversa persona indossano l’abito ed assumono la posa opportuna, prevista in fase di progettazione. La scena viene poi fotografata o filmata, quindi esposta in mostra, con l'intenzione di far riflettere sul concetto di identità e depersonalizzazione.
Cindy Sherman usa il camouflage nella versione del travestimento, come chiave di accesso a dimensioni inesplorate, a identità altrui, a metà strada tra voyeurismo ed esibizionismo, mentre Lui Bolin dipinge il suo corpo fino a farlo scomparire, perfettamente mimetizzato, nell’ambiente di sfondo, a denunciare la scomparsa dell’uomo in un ambiente che diventa sempre più tecnologico ed inumano.
Altri artisti del camouflage sono Yasumasa Morimura, Ana Mendieta, Vanessa Beecroft, Orlan, Thomas Hirshhorn, Luigi Ontani. |