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Testi di Vilma Torselli su "Antithesi", giornale online di critica d'architettura.
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David Monrós
di Vilma Torselli
pubblicato il 29/06/2019 |
Poesia e provocazione nel linguaggio di un artista ironico, eccessivo, affabulatore. |
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Sea Kingdom |
La Catalogna, culla del Modernismo, in particolare la Barcelona di inizio ‘900, la città spagnola più aperta ai contatti con il resto d'Europa ed in particolare con l’ambiente parigino, città a vocazione spiccatamente avanguardista di cultura europeista ed indipendente, rappresenta un esempio unico nella realtà spagnola per la presenza di una sorta di DNA culturale trasmesso dai luoghi d'origine che connota in maniera determinante la vita, le azioni, le opere di chi è nato in quella terra.
Sono infatti nati in Catalogna negli stessi anni Salvador Dalì, Mirò, Antoni Tàpies, Pablo Picasso, Antonio Gaudì, Ramon Casas, Santiago Rusinol….. ad avvalorare l’idea che così come esiste una "storia" dell'arte, è altrettanto vero che esiste una "geografia" dell'arte in grado di mantenere in vita, al di là del tempo e dello spazio, antichi legami ancestrali con la propria terra d’origine.
David Monrós, catalano di Avinyó (Barcelona) autodidatta, inquieto viaggiatore del mondo, curioso sperimentatore di tecniche e linguaggi, si forma nell’ambiente multiculturale, trasgressivo e "underground" della Barcelona degli anni ’70, è attratto dai Comics, dalla pubblicità, dall’Arte Psichedelica vivendo il periodo dei grandi entusiasmi e delle grandi utopie di una generazione che voleva cambiare il mondo e che in parte, forse, lo ha fatto.
Punto di svolta, il trasferimento a Minorca, una scelta di vita, una evoluzione individuale che orienta anche il suo linguaggio espressivo su una gamma tematica ricorrente ispirata all’ambiente, il mare, il pesce, la luce delle Baleari, la stessa che Miró cercava nel cielo di Palma di Maiorca, decidendo di stabilirvisi definitivamente.
Il viaggio di David Monrós parte dalle radici culturali e regionali catalane per arricchirsi lungo il percorso di echi arcaici e universali, incorporando nei temi e negli stili le sue esperienze di vita: tela, sacco, alluminio, legno, una varietà di supporti suggeriti dall’ispirazione del momento, tecnica mista, collage, disegno in opere quasi sempre di grande dimensione, forse per liberare la componente gestuale di una pittura che talvolta pare voler esondare dai limiti della tela.
Rigorosamente figurativa, talvolta provocatoriamente celebrativa, la pittura di Monrós gioca su sottili non-sense tra il messaggio visivo e quello concettuale, spiazzando l’osservatore e costringendolo ad escogitare nuove chiavi di lettura, mentre il segno si complica e si confonde grazie ad abili colature, graffi, sottolineature, sovrapposizioni che ci suggeriscono come nulla sia ciò che sembra.
L’amore per la materia, la sensibilità plastica, il legame istintuale con il concreto si rivelano soprattutto negli accumuli, una sorta di “linguaggio della quantità”, per usare parole di Armand, ironico recupero del rifiuto dove confluiscono gli oggetti più disparati (bombolette spray, fon, occhiali, ferri da stiro…..) in un controllato disordine che il monocromo riesce a dominare trasformando il caos in poesia assemblativa (che sarebbe piaciuta a Rauschenberg o a Duchamp).
Nei lavori di questo artista il dialogo antico tra realtà e immaginazione, materia e pensiero, apparenza ed essenza compie ancora la sua magia, ci conquista, ci coinvolge, ci fa pensare.
Ed anche sognare. |
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English version (by Eva Romanò) |
Poetry and provocation in the language of an ironic, extreme artist who’s a storyteller |
Catalonia, cradle of Modernism, in particular Barcelona in the beginning of the twentieth century, the Spanish city which was most open to contacts with the rest of Europe and most of all with the Paris environment, a city with a strongly marked avant-garde inclination, with a European based and independent culture, a city which represents a unique example in the Spanish reality thanks to a kind of cultural DNA, that comes directly from places of origin and that has a crucial role in shaping life, actions, works of those who were born there.
Actually in those years Salvador Dalì, Mirò, Antoni Tàpies, Pablo Picasso, Antonio Gaudì, Ramon Casas, Santiago Rusinol were born there..... just to confirm the idea that there is an "history" of art as well as a "geography" of art that can keep alive, beyond space and time, ancient ancestral connections with our own country of origin.
David Monrós, catalan of Avinyó (Barcelona), self-taught, restless world traveller, curious experimenter of techniques and languages, trained in the multi-cultural, transgressive and "underground" environment in Barcelona at the beginning of the seventies, was attracted by comics, Psychedelic Art advertising, and shared the great enthusiasm and utopias of a generation who wanted to change the world and maybe in the end did it.
His turning point was moving to Menorca, a life choice, an individual growth that oriented his expressive language toward a recurrent theme inspired by the environment, the sea, the fish, the peculiar light of Balearic islands, the same that Miró was looking for in the sky of Palma de Maillorca when he definitely moved there.
David Monrós journey starts from Catalan cultural and regional roots, getting enriched with ancient and universal echoes along its way, incorporating his life experience in his themes and styles: canvas, sack, aluminium, wood, a great variety of materials suggested by the inspiration of the moment, mixed technique, collage, drawing, in big size works, maybe in order to free the gestural language of his painting, which sometimes would like to get out of the limits of the canvas.
Strictly figurative, sometimes provocatively celebrative, Monrós painting is based on subtle non-sense between visual and conceptual message, catching the viewer off-guard and forcing him to make up new interpretations, while the lines get complicated and blur together thanks to clever drippings, scratches, underlinings, layers that show us how things are not what they seem.
His love for the material, his plastic sensibility, the instinctual connection with what is concrete are shown in accumulations, a kind of quantity language, to use Armand’s words, ironic trash recovering where you can find the most varied objects (spray can, hairdryer, glasses, iron...) in a controlled chaos dominated by the monochrome that transforms chaos in assembling poetry (that Rauschenberg or Duchamp would love).
In the works of this artist the ancient dialogue between reality and imagination, matter and thought, appearance and essence, still works its magic, conquering us, involving us, letting us think.
And it also makes us dream.
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L'intervista a David Monrós |
Il sito personale di David Monrós |
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