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Arte e matematica, due mondi complementari
di Vilma Torselli
pubblicato il 21/04/2007 |
Matematica e geometria, basi
dell'equilibrio estetico dell'arte classica. |
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Il professor Piergiorgio Odifreddi, scienziato
di rara intelligenza e di ancor più raro ecclettismo
intellettuale e culturale, scrive in un suo interessante articolo
al quale mi permetto di far riferimento: "Chiedere
ad un matematico di commentare dei quadri è come chiedere
a un pittore di dipingere dei numeri: un evento a prima vista
piuttosto improbabile, che a uno sguardo approfondito risulta
però possibile....... Scopriamo dunque che le attività
del matematico e dell'artista non sono poi così diverse....".
Se la matematica è un modo di scoprire e rappresentare
la realtà attraverso un processo di astrazione dall'ordine
immanente nella natura per giungere ad una sua razionale rappresentazione,
si può dire che si avvicina all'arte nel momento in
cui anch'essa diventa espressione del soggetto che ricostruisce
la realtà secondo le sue intime leggi.
Soprattutto parlando di arte classica, si può infatti
individuare il senso matematico dell'arte, che, nelle sue
varie forme espressive, obbedisce a regole di proporzioni
e di misure, per esempio quelle dell'anatomia umana letta
secondo canoni geometrico-matematici: se si pensa a Leonardo
da Vinci, che nell' "Uomo vitruviano" (1490), sdoppia
la figura umana secondo due posizioni, una rispetto al quadrato,
l'altra rispetto al cerchio, alle regole della prospettiva
e dell'architettura nei trattati di Vitruvio e di Vasari,
alla metrica, alla geometria, appare evidente come nell'arte
classica sia fondamentale l'apporto delle scienze matematiche
e delle loro regole esatte, attraverso le quali l'artista
domina l'espressione passionale della sua creatività
organizzandola nei termini di un'armonia superiore, secondo
il senso più profondo dell'ordine, al di sopra del
caos fenomenologico.
Gli architetti e gli artisti greci progettavano le loro opere
in funzione del rettangolo aureo (tale quando l'altezza è
la sezione aurea della base), figura dalle proporzioni perfette,
quasi magiche: la pianta del Partenone è un rettangolo
con lati di dimensioni tali che la lunghezza sia pari alla
radice di 5 volte la larghezza, mentre nell'architrave in
facciata il rettangolo aureo è ripetuto più
volte, ed anche nella progettazione della Cattedrale di Notre
Dame a Parigi e del Palazzo dell'ONU a New York, per venire
ad esempi più recenti, troviamo utilizzate le proporzioni
del rettangolo aureo.
Molto diffuso fu in passato il ricorso alla sezione aurea (la parte del segmento media proprozionale fra l'intero segmento
e la parte rimanente), 'divina proportione' che veniva
considerata quasi la chiave mistica dell'armonia nelle arti
e nelle scienze e che ritroviamo in molte opere di Leonardo
da Vinci, Piero della Francesca, Bernardino Luini, Sandro
Botticelli.
Questo concetto di arte legato a modelli oggettivi, matematici
o geometrici di bellezza ed armonia trascendenti è
stato superato con l'avvento del Romanticismo e con la successiva
definizione di un'idea di arte legata all'interiorità
dell'artista ed alla sua soggettiva idea del "bello",
senza che tuttavia si sia mai scisso il rapporto tra arte
e matematica.
Nel loro saggio "Mathematics in Early Abstract Art",
i due storici dell'arte Lucy Adelman e Michael Compton scrivono:"Benché la pittura e la matematica siano due discipline
molto diverse, che spesso sono state considerate totalmente
contrapposte, tra loro vi sono stati molti punti in comune"
E infatti basta considerare la storia delle avanguardie del
'900 per trovare molti artisti per i quali il legame con la
matematica è tanto forte da essere spesso sostanziale: Vassilij Kandinskij, convinto assertore della possibilità
di fondere l'esperienza estetica meramente visiva con la musica,
perfetto equilibrio di rapporti matematici, nel suo celebre
"Ueber das Geistige in der Kunst " (1912)
ipotizza che la concezione matematica sia in grado di sostituire
l'immaginazione dell'artista; Piet Mondrian, maggior rappresentante
dell'Astrattismo spirituale e rigorista di una pittura che
pare aver esaurito tutte le sue possibilità rappresentative,
esprime per composizioni geometriche di piani rettangolari
colorati una realtà profonda, lontana dalla naturale
apparenza, espressione plastica di rapporti concettuali; Max
Bill, artista svizzero esponente dell'Arte concreta, fonda i principi del suo linguaggio
espressivo su un uso estremamente selettivo e contenuto dei
materiali e sulla razionalità di un suo stile personale teso verso "l'espressione pura della misura
e della legge armonica". |
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Nel suo dipinto "Strahlende Orange" (1959-1967, olio su tela, 34 x 34 cm oggi nella collezione Calderara) un
quadrato posto a 45 gradi conferisce estensione e direzionalità
allo spazio, mentre l'altro nel centro conferisce radiazione
e tranquillità all'intera composizione addivenendo
attraverso precisi orientamenti geometrici ad esiti squisitamente
emotivi. |
A lui, che approfondì in più occasioni il tema
del rapporto arte-matematica, si deve questa sintetica definizione:
"La concezione matematica dell'arte non è la
matematica nel senso stretto del termine, e si potrebbe anche
dire che sarebbe difficile per questo metodo servirsi di ciò
che si intende per matematica esatta. E' piuttosto una configurazione
di ritmi e relazioni, di leggi che hanno una origine individuale
allo stesso modo in cui la matematica ha i suoi elementi innovatori
originari nel pensiero dei suoi innovatori " |
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Un altro interessante esempio di relazione tra arte e matematica
si rintraccia nelle opere di Maurits Cornelis Escher, grande
inventore di oggetti impossibili e di mondi immaginari ("Waterfall",
"Ascending and Descending", per citare
due disegni molto noti), per realizzare i quali egli fu influenzato
dalle teorie del matematico Poincaré e di Penrose:
si tratta di rappresentazioni in cui l'illusione ottica ha
un ruolo fondamentale nel proporci un enigma insolubile secondo
la logica corrente, anche se plausibile alla prima percezione
sensoriale (un inganno dei sensi), spesso alla presenza di
un personaggio osservante, testimone esterno a sua volta
inserito nella struttura impossibile, in modo
che gli sia preclusa la soluzione dell'enigma. |
In passato i numeri sono stati spesso inseriti, in modo a
volte enigmatico ed incomprensibile, in molte rappresentazioni
artistiche: Albrecht Dürer in una sua celebre
incisione, "Melancholia", introduce
una serie di numeri raggruppati in un quadrato, situato nella
composizione in posizione molto evidente, primo esempio in
occidente di quadrato magico, realizzato in modo che la somma
lungo una riga, una colonna o una diagonale sia uguale a 34,
mentre le due caselle centrali in basso rappresentano lanno
in cui lopera è stata eseguita (1514), Giovan Battista
Piranesi raffigura nelle sue Carceri misteriose incisioni
ed epigrafi con date e numeri dal complesso significato simbolico,
come loro così molti altri artisti del passato.
I numeri sono per molti artisti moderni un soggetto affascinante
e enigmatico dal punto di vista non solo puramente formale
e grafico, a cominciare da Giacomo
Balla, futurista italiano, che dipinge nel 1925 i "Numeri
innamorati", opera dispirazione costruttivista
dal chiaro contenuto simbolico, visto che raffigura alcuni
numeri che compaiono nella successione di Fibonacci, la prima
serie periodica della storia della matematica che, in termini
per certi aspetti misteriosi, descrive le simmetrie della
natura.
Charles Demuth, pittore statunitense, dipinge nel 1928, con
intenti chiaramente e semplicemente figurativi "Figure
Five in Gold", ispirandosi ad un camion dei pompieri
rosso fuoco con un 5 in oro disegnato sopra, volendo così
realizzare un omaggio all'amico Bill Williams, di cui il nome
compare nel dipinto: proprio a questa opera di Demuth si ispira,
per la realizzazione del suo "The Figure Five"
Robert Indiana,
artista americano che orienta la sua attenzione al panorama
visivo rappresentato dai marchi e dalla segnaletica, interpretati
con allusività simbolica ed inquietante di impronta
poptical e precisionista.
Jasper Johns usa i numeri per
interrogarsi sulle convenzioni della rappresentazione e sulla
possibilità che un cliché visivo ormai privo
di contenuto per eccessiva familiarità con suoi codici si trasformi
in una pittura nel contempo astratta e figurativa, dove la
forma viene assimilata nel segno.
Qualche esempio tra gli artisti contemporanei è rappresentato
da Ugo Nespolo, che ha spesso utilizzato come soggetto per
i suoi acrilici su legno i numeri in chiave prevalentemente
decorativistica, come nel caso dei suoi "Numeri Sghembi",
ed Emilio Scanavino, che realizza la serie dei numeri arabi
con il suo tipico linguaggio espressionista ed astrattista
insieme, dal segno nervoso e guizzante a denuncia della sua
interiore inquietudine psicologica.
I numeri offrono quindi la chiave di lettura di molte opere
d'arte, in quanto metafore della rappresentazione tradizionale,
in perfetta sintonia con la cultura moderna che è fortemente
caratterizzata in molti campi dalla presenza della matematica.
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link:
Arte e matematica, un binomio inscindibile
I frattali di Jackson Pollock |
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