"Occuparsi di visione è un modo
per occuparsi di filosofia" (Semir Zeki)
Ho già detto di come esistano stretti rapporti tra
arte e scienza per ciò che riguarda l'approccio alla
conoscenza della realtà, non pare quindi assurdo ipotizzare
che, attraverso l'arte, si possano scoprire i meccanismi cognitivi
utilizzati dal nostro cervello per l'esplorazione e la conoscenza
del mondo che ci circonda.
E' di questa opinione Semir Zeki, professore di neurobiologia presso la University College of London, co-direttore del Dipartimento
Wellcome di Neurologia Cognitiva, autore di fondamentali studi
sulla percezione visiva che hanno segnato importantissime
tappe nella comprensione del meccanismo visivo, dell'architettura
cerebrale, della questione della coscienza, autore di approfondite
ricerche condotte con lamericano Edwin Land, linventore
della Polaroid, da lui definito "un genio della visione
dei colori".
Zeki è il teorico della base neurologica dell'estetica,
da cui discende che le arti visive possono essere uno strumento
straordinario per studiare i processi neurologici attraverso
i quali il cervello umano esplica le proprie capacità percettive,
che vengono applicate nello stesso modo sia all'arte visiva
che alla realtà.
Mentre il nostro sistema visivo osserva la realtà,
compie una continua ricerca delle proprietà costanti
della stessa, filtrando attraverso l'attività della
corteccia cerebrale gli elementi essenziali al di là
della continua mutevolezza del reale, allo stesso modo in
cui l'artista evidenzia nella sua opera solo quelle caratteristiche
della realtà indispensabili alla rappresentazione,
affiancando e potenziando in tal modo l'attività del
sistema visivo nella sua analisi del mondo.
La conoscenza attraverso lanalisi e la registrazione
delle qualità costanti ed essenziali è dunque
una caratteristica fondamentale dei processi cognitivi, così
come è una funzione peculiare dellarte, tanto
che l'opera di molti artisti pare il tentativo inconscio di
rappresentare la realtà così come è veramente,
in modo rigoroso, non mutevole come la vediamo, cosa che fanno
ad esempio Picasso e Braque nel Cubismo analitico, che elimina
la visione prospettica.
Un'altra operazione, strettamente relazionata alla precedente,
compiuta dal cervello, è quella di astrarre, nel senso
di distinguere il particolare dal tutto, per selezionare concetti
di carattere generale applicabili a più oggetti, allo
stesso modo in cui, afferma ancora Zeki, anche larte
astrae, portando allesterno unoperazione interna
al cervello, del quale riflette le funzioni delegate al sistema
visivo: gli artisti, nel corso dei secoli, attraverso la
loro attività, hanno quindi coadiuvato ed aumentato
il bagaglio di conoscenza acquisito dall'uomo attraverso l'osservazione
visiva.
Lo studio correlato di estetica e neurobiologia viene definito
da Zeki neuroestetica, e può essere estremamente
utile alla comprensione dei meccanismi cognitivi della realtà,
del cervello ed in definitiva di noi stessi.
Parlando di arte visiva, sono di particolare interesse gli
studi di Zeki sulle regioni cerebrali deputate alla visione
e alla percezione del colore, su come il cervello "costruisce
il colore, le forme, il movimento, calcolando i rapporti tra
le frequenze, attraverso delle aree distinte ma correlate
che funzionano come un sistema di computazioni in parallelo",
studi alla luce dei quali Zeki analizza le cause dell'impatto
estetico di una pittura che utilizza linee rette, come quella
di Mondrian, di Malevic o Newman, o di quella dei Fauves post-impressionisti,
dove l'uso del colore prescinde dalla rispondenza alla realtà.
o di quella cubista, da lui giudicata "unarte
fallita perché i cubisti hanno voluto fare ciò
che ai neuroni non riesce: separare la forma dal colore".
In estrema sintesi, l'arte, dice Zeki, è concepita
dall'artista ed apprezzata dal suo pubblico grazie ad una
serie di operazioni che si svolgono nel cervello dell'uomo
e quindi anche l'esperienza estetica è soggetta alle
leggi che regolano le attività cerebrali e le strutture
nervose coinvolte, siamo animali visivi, animali spaziali,
per i quali, secondo il modello di approccio psico-cognitivo
da lui elaborato, il confine tra arte e scienza pare destinato
ad annullarsi.
link:
"L’artista
non vede, guarda."
Neuroestetica
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