E' scontato che la visione dellopera
darte da parte del fruitore sia un fenomeno molto complesso,
sia dal punto di vista prettamente fisiologico, sia da quello percettivo, sia da quello neurobiologico, implicando lutilizzo
di capacità individuali fisiche e culturali diverse
da individuo ad individuo, e diverse nello stesso individuo
lungo lo scorrere della sua vita.
Non si vede solo con gli occhi, la realtà che vediamo,
o crediamo di vedere, è in gran parte da noi creata
ed inventata, con un tale margine di autonomia e soggettività
da mettere in dubbio l'esistenza di un confine tra ciò
che i sensi trasmettono al cervello sul mondo esterno e ciò
che invece il cervello autoproduce in una sorta di attività
allucinatoria, diversa per ciascuno di noi in funzione del
proprio individuale vissuto biologico, culturale, storico.
Il problema si rivela in tutta la sua complessità se
mettiamo in conto che, con punte anche maggiori, le diversità
individuali si accentuano quando parliamo degli artisti, dei
produttori dellopera, quelli che la concepiscono e la
realizzano, come dimostra il fatto che nessun quadro è
mai stato fatto uguale ad un altro e che ogni corrente ed
ogni artefice hanno espresso in mille diverse ed inedite sfumature
il loro concetto di forma, di colore, di composizione ecc.
La storia dell'arte vede succedersi una serie di approcci
diversi nei confronti della visione, tanto che alcune correnti
costruiscono la loro poetica proprio su nuove acquisizioni
scientifiche: caso emblematico il Divisionismo,
movimento che risente specificatamente degli studi sulle leggi
della visione ottica e sulle relative teorie formulate da
Michel Eugène Chevreul e Nicholas Odgen Rood sui principi
della scomposizione del colore e la sua successiva ricomposizione
compiuta dalla retina, sui contrasti simultanei ed i colori
complementari.
Mentre la moderna neurobiologia affaccia lipotesi che
gli artisti abbiano struttura cerebrali particolari al di
fuori della norma e Semir Zeki afferma che "Gli artisti
sono stati, nei secoli scorsi, dei neurologi senza saperlo
e hanno studiato il cervello con una tecnica del tutto inusuale",
da parte sua Gombrich dice che essi hanno spesso del mondo
una visione particolare, come se stessero compiendo un viaggio
di scoperta attraverso cose che paiono percepite per la prima
volta: è questo che li rende diversi, la capacità
non tanto di scoprire nuove cose, quando di guardare quello
che esiste con occhi nuovi, coinvolgendo anche chi artista
non è in questa splendida avventura.
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Neuroestetica
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