L'arte,
come sempre, ha fatto una fuga in avanti aprendo percorsi cognitivi nuovi nell'analisi
estetica, coerenti con il nuovo sistema di pensiero che l'uomo di oggi utilizza
nell'analisi del mondo, attraverso una sempre più radicale concettualizzazione
(o virtualizzazione) dell'opera d'arte che diviene traccia o residuo "virtuale"
attivabile a piacere per riprodurre una immagine oggettuale che nella realtà
non esiste più.
Seppure infinitamente più complesso, lo spazio architettonico e urbanistico, grazie al web che ha indotto profonde trasformazioni del nostro
modo di pensare lo spazio, non si sottrarrà a lungo all'invasione tecnologica
ed al gioco delle dematerializzazioni che già coinvolge gli "spazi
del sé", gli interni abitativi, le case, secondo innovativi concetti
di spazi cromatici, sonori, emozionali, dove si attua la compresenza del passato
storico con il multimediale e il virtuale. (4)
Marc Augé osserva come oggi l'architettura contemporanea
non punti all'eternità, ma al presente, un presente
non superabile ma sostituibile, che muta senza storicizzare,
" Assistiamo oggi a un appiattimento del tempo e
a una sovversione dello spazio che investono la materia prima
del viaggio e della scrittura. Si è detto che l'età
moderna ha comportato la scomparsa dei miti d'origine, e il
XX secolo quella delle ideologie dell'avvenire. Le tecnologie
della comunicazione pretendono di abolire ogni distinzione,
di ingannare gli ostacoli del tempo e dello spazio, di dissolvere
le oscurità del linguaggio, il mistero delle parole,
le difficoltà delle relazioni, le incertezze dell'identità
o le esitazioni del pensiero. Le evidenze dell'immagine, ritrasmesse
da schermi molteplici, hanno forza di legge e instaurano la
tirannia del presente " (5)
Oggi, "in un secolo che privilegia lo stereotipo,
la copia o il fac-simile", possono queste considerazioni
fornire una nuova chiave di lettura non solo del presente,
ma anche del passato?
Già, nel mondo, si ricostruisce conservando del passato
non più di un'allusione, una citazione, una traccia,
si pensi alla riedificazione di Ground Zero, alla semidistrutta
Gedächtnis Kirche di Berlino, bombardata nell'ultima
guerra e lasciata così com'è, testimonianza
'monumentale' di fatti dei quali qualunque recupero, per quanto
architettonicamente soddisfacente, avrebbe comunque cancellato
o travisato la memoria.
Le rovine del passato, o gli incongrui agglomerati urbanistici
dei centri storici, presenze tangibili di passati perduti
e premesse incerte di futuri ignoti stanno lì, "Tra
i loro passati molteplici e la loro funzionalità perduta,
ciò che lasciano percepire è una sorta di tempo
puro, al di fuori della storia, a cui è sensibile l'individuo
che le contempla, come se questo tempo puro l'aiutasse a comprendere
la durata che scorre in lui.[
.]
la rovina è il tempo che accompagna la storia: un paesaggio,
un misto di natura e di cultura che si perde nel passato e
risorge nel presente come un segno senza significato, senza
altro significato, quantomeno, del sentimento del tempo che
passa e che dura allo stesso tempo" (5), un tempo
non oggettivabile, sottratto alla storia, con l'unica funzione
di rappresentare lo scarto tra passato e presente: "La
percezione di questo scarto è la percezione stessa
del tempo, della subitanea e fragile realtà del tempo,
cancellata in un batter d'occhio dall'erudizione e dal restauro".
(6)
Il senso dello scorrere del tempo, il senso del passato, quindi,
sta in ciò che degrada e si distrugge, sfuggendo "all'arroganza
del presente", o sta in un nostalgico ripiegamento su
di un "centro storico" baricentrico ad una storia
vanamente ripercorsa, irrimediabilmente perduta, divenuta
intangibile e, in un certo senso, già 'virtuale'?
Viene da chiedersi se non sia ora di mettere in dubbio ogni
revisionismo 'passatista', abbandonando la possibilità
di ri-attualizzazione di un passato forzatamente sottratto
al deterioramento del tempo, se non si possa/debba porre in
discussione il dogmatismo storicista, dimensione fondamentale
della cultura occidentale, che sa leggere il presente solo
alla luce del passato o il passato in funzione del presente,
se esiste una lettura del passato che possa costituire una
reale garanzia di continuità, trasmissione di una memoria
oggettiva, di una vera specificità culturale o se ciò
che condividiamo resta comunque diverso per ciascuno di noi,
se sia indispensabile alla conservazione e alla trasmissione
di un'informazione, elemento squisitamente concettuale, la
perpetuazione di una 'materia' recuperata, manipolata e quindi
inevitabilmente alterata, o non sia forse giunto il momento
di accettare un'innovazione radicale e sostenibile commisurata
al modello antropologico dell'uomo moderno.
Oggi le tecnologie permettono simulazioni spaziali in grado
di assimilare nella progettazione le nozioni di tempo, di
movimento, di flusso, configurando immagini spaziali profondamente
modificate nelle quali lo spazio virtuale è un'estensione
dello spazio reale, e non la sua opposizione.
In realtà sono sempre esistiti luoghi non fisici, luoghi
e geografie mentali, gli spazi delle emozioni e della memoria,
luoghi virtuali accessibili all'occorrenza, attivati dal ricordo,
dalla metafora, dal mito, fortemente evocativi ancorché
virtuali.
Perché mai
il concetto di virtualità, ormai entrato nelle comuni attribuzioni dell'arte
moderna, incontra tanta resistenza se applicato al sistema dell'architettura,
tendente ad una ostinata autoconservazione?
"Nella storia è sempre esistita una architettura
virtuale, destinata a non diventare mai realtà e restare
sempre "u-topia"; parola greca che vuol dire "senza
luogo" [.
..] Oggi analoghe "utopie", proiezioni
immaginarie di possibili futuri, trovano un loro nuovo mondo,
il Web, uno spazio virtuale di interazione e di comunicazione
tra gli uomini
." (6)
Forse, ribaltando
diametralmente il punto di vista, può non essere assurdo pensare che oggi
queste utopie possano avere un senso come proiezioni fantastiche di possibili
..
passati. Per dare un futuro alla memoria.
(1) Sebastiano Ghisu
,"Essere, abitare, costruire, vedere", Spazi del contemporaneo. 2005
(2) Luigi Prestinenza Puglisi,
"Reale
o virtuale?", Corpo e mente: scenari tradizionali e digitali nella ricerca architettonica
(3) Alberto Abruzzese, "Glocal", Lessico della comunicazione, 2004
(4) Eleonora Fiorani, "Il mondo diverso"., Panorami del contemporaneo
(5) Marc Augé, "Narrazione, viaggio, alterità",
Relazione al seminario presso la Scuola Superiore di Studi
umanistici dell'Università di Bologna)
(6) Marc Augé "Rovine
e macerie. Il senso del tempo", 2004
(7) Silvio d'Ascia,
"Architettura virtuale", Mediamente, 1999 |