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La linea curva
di Vilma Torselli
pubblicato il 10/04/2007
"Non è l'angolo retto che mi attira. Neppure la linea retta, dura, inflessibile, creata dall'uomo. Quello che mi attira è la linea curva, libera e sensuale. La linea curva che ritrovo nelle montagne del mio paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nelle nuvole del cielo, nel corpo della donna amata. L'universo intero è fatto di curve. L'universo curvo di Einstein ......" (Oscar Niemeyer)
....... così scrive Oscar Niemeyer (1907 - 2012) che, seppure partito da una formazione lecorbusiana, ha poi scelto elettivamente la linea curva, declinata nelle mille varianti di una personale morfologia organica, come elemento cardine del suo linguaggio architettonico.

L'arco, "inventato" dagli etruschi e da loro mutuato dai romani, è il primo elemento a linea curva che compare nella storia dell'architettura, destinato ad influenzare anche le arti visive che acquisiscono in contemporanea una nuova elegante flessuosità e a divenire un elemento stilistico prepotentemente dominante in molte epoche della storia dell'arte e dell'architettura.
Esempio tipico, non solo in Italia, il barocco (dove l'arco compare spesso nella versione a sesto acuto), che dalle strutture curvilinee in genere, spesso policentriche, trae dinamicità, plasticità, ritmo.
La pittura dell'epoca, che per la prima volta prende le distanze dalla rappresentazione naturalistica, è anch'essa mossa da vorticosi andamenti curvilinei che la rendono drammaticamente espressiva, basti pensare a Caravaggio, ai Carracci, a Rembrandt, Giovanni Lanfranco, Diego Velázquez e tanti altri.

Il pittore inglese William Hogarth (1697-1764) crea una forma compositiva ad S che chiama "linea della bellezza", individuando nella doppia curva il segreto di armonia e successo, William Morris (1834-1896), antesignano del design inglese, fondatore della 'Arts and Craft Exhibition Society', più nota come movimento "Art & Craft", recupera la linea curva passando attraverso la rivisitazione del gotico, secondo uno stile che permea in modo trasversale le arti nobili, le arti applicate e l'artigianato artistico, nell'ambito di quel vasto movimento di pensiero che si chiamerà Art Nouveau in Francia, Secessione in Austria, Jugendstil in Germania, Liberty in Italia, Modernismo in Spagna.

In genere, per lo meno a partire dal '600 e per lo meno in occidente, si può dire che la linea curva si inquadri in un sentire naturalistico non in senso stretto, sia in quanto idonea a rappresentare elementi naturali in modo stilizzato, come accade nel Liberty, che adotta una linea curva detta "a colpo di frusta" con curvatura digradante in ampiezza, sia in quanto particolarmente adatta a suggerire l'idea della forza vitale della natura in termini spiritualistici e simbolici quando, come accade appunto nel Simbolismo, il rapporto con la realtà fenomenica viene interiorizzato: è questa anche l'interpretazione di Walter Crane (1845-1915) autore di parecchi libri sulla decorazione e il disegno, come 'The Decorative Illustration of Books' del 1896 e soprattutto 'Line and Form' del 1900.
La linea curva chiusa, aperta, ondulata, serpentina è quindi carica di significati psicologici, è la linea antropomorfa e fitomorfa per eccellenza, è il profilo del porto, la pianta della tenda primitiva, la forma del sole e della luna, del ventre materno, della tana degli animali, è una sintesi di simboli e morfologie rassicuranti che ognuno di noi riconosce come tali anche a livello inconscio.



In arte ed in architettura la linea curva compare nei momenti di crisi e di rottura, in antitesi alla lucida padronanza della linea retta.
Nel barocco vuol esprimere ribellione contro i canoni classici della rettilinea prospettiva rinascimentale, mentre nell'espressionismo compare come polemica protesta contro l'ordinata geometricità del razionalismo e sempre nel nome di una libertà compositiva che rifugge da ogni schema precostituito l'architettura organica di Wright, Aalto e Saarinen dispiega le sue curve avvolgenti in opposizione critica all'International Style della scuola lecorbusiana.

Tra gli artisti moderni, Paul Klee desume dallo studio dell'arte orientale la linea curva di tanti suoi disegni "infantili" dal sofisticato primitivismo in cui la curva si sviluppa all'infinito, Gustav Klimt perfeziona dallo studio dei mosaici bizantini la struttura curvilinea delle sue forme piatte e raffinatamente grafiche, tra arabeschi stilizzati, eleganti ballerine e nature morte, Oskar Kokoschka, che si forma artisticamente nell'ambiente della Secessione viennese, privilegia una linea curva mossa e tormentata per meglio esprimere il suo sofferto rapporto con al vita, Edvard Munch utilizza la complessa linea curva dell'Art nouveau dopo averla ripulita da ogni superfluità e resa drammaticamente efficace ad esprimere la sua poetica dell'angoscia, Gaetano Previati, uno dei più grandi artisti del Liberty italiano, affida ad una linea ondulata e serpentina il messaggio delle sue opere imbevute di simbolismo, Sol Lewitt, famoso per i suoi murales a barre e fasce rettilinee, verticali e orizzontali, di cristallina semplicità, sente il bisogno di introdurre la linea curva nei suoi ultimi wall drawings per ampliare a tutto sesto il suo discorso su un'arte che sia metafora della vita, della quale abbia la complessità e la varietà.

In architettura vale la pena di ricordare l'uso che della linea curva fa l'architetto danese Jorn Utzon, personaggio di introversa spiritualità quasi ascetica che, sulla scia dell’architettura organica di Asplund e Aalto, raggiunge il capolavoro vincendo un concorso per l’Opera House di Sidney, che peraltro non vedrà completata, che rispecchia in pieno, nel risultato finale, lo spirito della sua ispirazione creativa, progetto di complessità estrema soprattutto se si pensa che allora (1956) non è intervenuto il computer, che in seguitò renderà possibile la progettazione di Gehry e Hadid, per esempio.
Attento alla tecnica ed alla pulizia formale della progettazione, Utzon non rinuncia ad una forte carica espressionista che, come per Aalto e Saarinen o come avviene in quello che, a proposito di Le Corbusier, Bruno Zevi definisce “Il terremoto informale ed espressionista di Ronchamp”, trova il suo mezzo comunicativo più efficace nella linea curva, che in questo caso sottende un controllo compositivo di rara coerenza.

* articolo aggiornato il 9/03/2019

link:
La linea retta
Retta e curva, una coppia in bilico


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