"I've explored a variety of directions
and themes over the years. But I think in my painting you
can see the signature of one artist, the work of one wrist."
(Helen Frankenthaler)
Color-Field Painting,
Post Painterly Abstraction,
Espressionismo astratto e
action painting, sono più d'una le correnti che si
potrebbero citare parlando di Helen Frankenthaler (1928), ma ciò che la distingue è
un personale metodo espressivo, ma anche tecnico e procedurale, un "lavoro
di polso" del tutto peculiare ed innovativo, tanto da
aver profondamente influenzato altri artisti che con lei vennero
in contatto, come Morris Louis e Kenneth Noland.
Influenzata a sua volta dalla libertà lineare di Arshile
Gorkij e dal lirismo cromatico di Vassilij Kandinskij, affascinata
dalle potenzialità espressive del dripping di Jackson
Pollock, Helen Frankenthaler prende le distanze dagli eccessi
emozionali dell'Espressionismo per ricercare le radici intellettuali di una pittura basica, fatta di gesti semplici ed essenziali,
minimalista ma non povera, che si identifichi nella tela e
nel colore.
Helen Frankenthaler costituisce, al suo esordio, un fenomeno
del tutto nuovo nellambito della pittura espressionista
americana, anche se la sua tecnica a macchia su supporto di
tessuto non montato su listelli non è proprio nuova,
avendo lontane radici in alcune culture primitive. E
però nuovo il fatto che lartefice sia una donna,
dopo anni di predominio maschile o maschilista nel mondo dellarte,
e che essa si rivolga ad un materiale poco amato dai mercanti
e collezionisti darte per la sua scarsa durevolezza
nel tempo, che ne diminuisce il valore commerciale.
Il fatto che sia una donna ad aprire questa strada passa
quasi inosservato (ben più eclatante sarà il
successo di Morris Louis e Kenneth Noland, che con lei lavorano
gomito a gomito, con sostanziale uguaglianza di obiettivi),
far parte di un gruppo maschile di artisti affermati preferiti
dai critici e dai grandi galleristi ed essere la moglie di
Robert Motherwell non le facilita certo la possibilità
di emergere, ma il tempo attribuirà a Cesare ciò
che è di Cesare e la Frankenthaler verrà riconosciuta
in seguito in tutta la sua influenza carismatica sul gruppo
degli amici e colleghi.
Nelle sue opere, la gestualità istrionica di Pollock
si spoglia di ogni dispersiva ridondanza per ridursi al gesto
semplice ed indispensabile del versare il colore sulla tela,
ricercando di questa semplice azione tutte le possibili varianti
e modulazioni, fino a sviluppare, su questa tecnica, l'insieme
dei codici convenzionali di un linguaggio riconoscibile e
strutturato: superato il caos di una ricerca affannosa e violenta
che pulsa in apparente disordine nelle tele di Pollock, l'arte
della Frankenthaler, un espressionismo di seconda ondata,
consolida i risultati in un linguaggio più pacato e
consapevole, sicuramente più impersonale, fatto di
grandi macchie astratte su macro-scala, con sottili dilavamenti
del pigmento colorato rievocativi della tecnica ad acquerello.
La volontà di controllo sulla materia e sul risultato
finale si esplicita nell'escogitare ingegnosi espedienti,
come la diluizione con trementina della vernice colorata per
renderla in grado di penetrare rapidamente entro la trama
della tela posta in orizzontale, senza consolidarsi sulla
superficie, e meticolose preparazioni del supporto grezzo
che viene direttamente impregnato in più punti, producendo
irregolari stagnazioni del colore con effetti di grande leggerezza
e di diafane sovrapposizioni (in questo ricordando Mark Rothko):
dopo gli anni '60, grandi porzioni della tela, chiamata a
far parte della composizione, resteranno bianche, per far
sì, usando le sue stesse parole, che l'opera respiri.
Come ben si apprezza in questo "Viewpoint II",
1979, acrilico su tela di 206.38 X 240.03
cm. oggi all'America's Museum, questo metodo di distribuzione
a macchie impregnanti genera spontaneamente complesse forme
astratte liriche e sensuali insieme, dove l'azione guidata
e severamente controllata dall'artista si coniuga con effetti
di grande spontaneità per l'imprevisto andamento del
colore nella fibra, grazie al quale l'opera, quand'anche ispirata
da immagini paesaggistiche o figure reali, acquisisce una
sua autonomia in termini di astrazione assoluta.
L'uso del colore acrilico, meno denso di quello oleoso, in
grado quindi di scorrere più agevolmente sulla tela
in modo razionalmente imprevedibile, introduce con chiarezza
il tema dei processi naturali, quale appunto il flusso dei
liquidi, così come nelle opere di Pollock il dripping
rappresenta in immagine le leggi frattaliche del fenomeno
dello sgocciolamento, che in natura ad esse obbedisce.
L'effetto di brillantezza del materiale acrilico accende i
grigi di riflessi metallici, giocando su luci ed ombre suggerenti
la profondità spaziale di un ambiente che può
anche partire dall'osservazione della realtà, ma che
diventa sulla tela rappresentazione di un paesaggio interiore,
paradossale equilibrio di controllo ed abbandono.
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