Rauschenberg riesce ad inventare
un suo riconoscibilissimo linguaggio formale attraverso una
tecnica che di per sé tende ad escludere l'idea di
uno stile, le sue opere di assemblage di oggetti comuni, rifiuti,
spezzoni di oggetti recuperati e riciclati in una dimensione
artistica, secondo il più tipico concetto dada del
ready-made, la sua
ironica celebrazione del rifiuto forniscono ispirazione ad
artisti, soprattutto scultori, che assemblano in strutture
complesse in genere di grandi dimensioni, spesso destinate
a spazi aperti, frammenti di legno, scarti di ferro, rottami
di lamiere arrugginite, travi d'acciaio e carcasse di automobili.
Va sottolineata la sottile differenza tra il concetto di
"riciclaggio" di solito inteso come trasformazione
dello scarto per ricavarne altro (per esempio nuove materie
prime), e quello di "riutilizzo", inteso come impiego
del rifiuto diverso dalla sua funzione originale, ma in grado,
così com'è, di acquisire nuova vita e nuova
funzione grazie alla manipolazione artistica.
Il lavoro sull’objet trouvé apre infinite
possibilità di interpretazione e di improvvisazione,
con successivi adattamenti del risultato finale, spesso frutto
di un vero e proprio work in progress, instaurando
un rapporto inedito con lo spazio dell’opera e con la
realtà circostante.
La Junk Art ha significative contiguità con la cultura
europea di Kurt Schwitters, Jean Tinguely, Arman, César,
con certe espressioni della Minimal
Art (per esempio di Anthony Caro o Richard Serra), dell’Informale
materico (Jean Dubuffet, Antoni Tapiès, Alberto
Burri), anche se la connotazione astratta delle composizioni
non esclude espressioni francamente figurative ispirate alla
forma umana o a riconoscibili elementi naturali.
La Junk Art usa mezzi tecnici per lo più primitivi,
la saldatura o le compressions dirigées, gli
assemblages che ne derivano sono spesso un ironico e polemico
commento alla civiltà dei consumi che tutto sforna,
macina e digerisce lasciandosi dietro una scia di rifiuti:
ma carcasse industriali e macerie tecnologiche possono recuperare
nuova vita ricompattandosi in forme fantastiche, totemiche,
di ecclettica casualità, testimonianze archeologiche
da accumulare, combinare e inserire in una nuova trama di
rapporti e relazioni che le salverà dall’oblio.
E’ chiaro il significato simbolico di una simile operazione,
la ricerca di un ordine nel caos, la volontà di dare
un senso al disordinato accumularsi della spazzatura di una
società in disfacimento, riscoprendo nell’assemblaggio
di casuali frammenti l'identità nuova di un tutto complesso
e organico con un senso compiuto.
Richard Stankiewicz che assembla rottami industriali in
chiave monumentale, David Smith, metalmeccanico che rivisita
in termini estetici lo scarto di ferro e di acciaio, Mark
di Suvero che utilizza putrelle d’acciaio usate per
costruzioni industriali, Louise Nevelson che realizza complessi
assemblaggi utilizzando prevalentemente il legno, John Chamberlain
autore di sculture-collages realizzate con pezzi di metallo
colorati e residui di carrozzerie d'automobile e Lucas Samaras,
che utilizza materiali domestici (fili, stoffe, spilli, utensili
di cucina, sedie, scatole) in interpretazioni originali e
a volte inquietanti, sono i nomi dei più noti artisti
di questo movimento, che ancor oggi vanta seguaci ed estimatori.
link:
Robert Rauschenberg, padre
spirituale della Pop Art
La rivoluzione dadaista
Assemblage
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