Lo statuto ontologico di arte media è
stato attribuito per la prima volta alla fotografia nellambito
di una ricerca sociologica condotta da Pierre Bourdieu e diversi
collaboratori [1] del Centro di Sociologia dellEducazione
e della Cultura. Dagli esiti dellinchiesta sociologica
nasce il concetto, tanto fecondo per la storia sociale della
fotografia, di medianità, che offre, tuttoggi,
importanti punti di ancoraggio teorico nel tentativo di definire
le caratteristiche proprie di un medium tanto variegato, insolito
e di difficile collocazione come quello fotografico.
Parrebbe, infatti, che la stranezza di questo mezzo risieda
proprio nel suo porsi a metà strada tra due estremi,
che si tratti di usi, metodi di funzionamento, target di utenza
o, come accadde in realtà, del momento e delle circostanze
della sua comparsa nella storia.
Lespressione propriamente usata da Bourdieu e dai suoi
collaboratori, che compare nel titolo originale [2] della
raccolta di saggi a sottolinearne limportanza, è
art moyen, arte media. Entrambi i termini, sostantivo e aggettivo,
presentano quella prolifica ambiguità interpretativa
che, una volta epurata dagli aspetti negativi e problematici,
banali ambiguità che intendono lespressione come
sinonimo di mediocrità , si apre ad una profonda ricchezza
di significato [3].
Definendo media la fotografia si intende collocarla innanzitutto
in una zona dai confini incerti; la strada delle applicazioni
e delle funzioni attribuite alla fotografia ci porterà
in settori distinti e spesso divergenti tra loro, come quello
della comunicazione e del ricordo personale, a entrambi i
quali il mezzo si adatta facilmente.
La mancanza di discriminazioni dutenza, determinata
dalla sua semplicità e intuibilità dimpiego,
rende il mezzo fotografico accessibile a tutte le fasce di
età e gli strati sociali, attraversandoli trasversalmente
a prescindere dalle condizioni di reddito e dal livello culturale.
Potendo appassionare ugualmente alla sua pratica esponenti
di classe diverse, la fotografia li riunisce idealmente attorno
allo stesso foto-club e alle stesse operazioni tecniche, nonostante
lethos di classe segni precise differenze nelle scelte
estetiche.
Può essere suscettibile di applicazioni colte o popolari,
di ricerca artistica o di funzione di ricordo, può
richiedere dedizione, attenzione e cura o giusto il tempo
necessario per premere il bottone e attendere il click.
Pratica intermedia, dunque, tra lingenua immediatezza
e la ricerca appassionata, la fotografia si apre al dilettantismo
tanto quanto alla professionalità, rendendo difficile
determinare il confine che separa le due categorie. Non necessitando
una formazione obbligatoria e specifica, non essendo ancora
stata istituzionalizzata e riconosciuta come arte con importanza
formativa, è media per le possibilità offerte
al sociologo di determinare attraverso di essa le caratteristiche
discriminanti di ogni classe dappartenenza, essendo
«il rapporto esistente fra gli individui e la pratica
della fotografia [
] per sua natura mediato, poiché
comporta sempre il riferimento al rapporto che i membri delle
altre classi intrattengono con la fotografia, e da lì
a tutta la struttura dei rapporti fra le classi» [4] .
Ugualmente mediato, e per eccellenza, dalla macchina fotografica
è il rapporto del fotografo con il fotografato, entrambi
soggetti alla propria personalità e al proprio rapportarsi
con quella dellaltro. Specchio o indice di questa relazione,
la fotografia non può che portare su di sé i
modi del loro rapporto, rendendo manifesta, nella posa del
soggetto fotografato, la considerazione in cui questi tiene
il mezzo fotografico e la maggiore o minore familiarità
con il fotografo, che darà a vedere, invece, con i
modi di utilizzo dellinquadratura, della luce e nella
scelta stessa del trattamento del soggetto la sua stima verso
di esso e la sua propria etica fotografica.
Nellapparente semplicità e autoreferenzialità
del gesto della scelta cè una caratteristica
quanto meno rivoluzionaria, non ancora individuata da Bourdieu
eppure contenuta in potenza nella sua analisi, una caratteristica
che investe il tradizionale concetto di arte, non più
intesa come ispirazione cui la faticosa attività manuale
dà forma [5], ma come semplice intuizione e in quanto
tale valorizzata, a prescindere dallabilità tecnica
dellautore e dalla stessa realizzazione dellopera,
che può essere tanto costituita come ready-made , quanto
non essere costituita affatto materialmente, e limitarsi ad
essere semplicemente virtuale.
A metà strada quindi tra il tradizionale quadro e
il ready-made [6], la fotografia avrebbe permesso, con le
possibilità aperte dalla sua sola esistenza, lavvento
dellarte e, a nostro parere, anche dellera contemporanea.
Ultimo tassello dellera moderna, da questa discendente
per caratteristiche tecniche, avrebbe, infatti, costituito
linizio dellera mediale e relazionale dominata
dai mezzi di comunicazione di massa, nonché il primo
accenno a quella smaterializzazione sociale, artistica e comunicazionale
oggi quasi definitivamente realizzata con lavvento del
digitale e del virtuale. Il termine mediale conduce con sé,
dunque, tutta una serie di considerazioni che investono la
fotografia di innumerevoli significati, molti dei quali dal
sapore avveniristico.
Anche nelluso della parola arte si trovano fiorenti
polisemie, in quanto Bourdieu non vuole intendere, con questo
termine, lambito formale ed ufficiale delle discipline
costituite e protette sotto letichetta di belle arti,
bensì, a partire dalletimologia latina, una capacità,
unabilità, in particolar modo manuale, a svolgere
con destrezza determinate attività. Già da questa
definizione si può dedurre il tentativo dell'autore
di abbattere dallinterno il muro che da sempre ha diviso
larte dalla fotografia, negando a questultima,
in nome della superiore abilità tecnica richiesta alla
prima, lo status ufficiale di arte.
Lattività fotografica, pur essendo largamente
accessibile a tutti, unarte «la cui applicazione
è alla portata dellultimo degli imbecilli» [7] , mette a disposizione differenti modalità dutilizzo
la cui difficoltà è relazionata alle diverse
pretese dellautore, tanto da poter ammettere, a seconda
delle macchine usate ma, a volte, proprio a dispetto di queste
[8], sia luso automatico, quasi del tutto inconsapevole
e monofunzionale dellapparecchio, come se questo avesse,
cioè, lunica funzione di reagire alla pressione
di un bottone, sia luso tecnicamente perfetto e dalleffetto
ricercato con cura meticolosa, quasi scientifica, nella ripresa
e nella stampa.
Cè, in questa definizione di Bourdieu del termine
arte, tutto un recupero della dimensione tecnica del fare,
che, se da un lato accosta la fotografia alla perizia delle
attività artigianali, abbassandola così di grado
nella scala delle arti nobili che fanno dellispirazione
il fulcro della creazione artistica, dallaltro le conferisce
proprio quel valore di manualità, considerato essenziale
per accedere allo statuto di arte, di cui, dalla critica di
Baudelaire in poi, pubblicata nel saggio Il pubblico moderno
e la fotografia del 1859 [9], tanto si è deplorata
lassenza, con la formulazione di un giudizio determinante
e tuttora definitivo riguardo allesclusione della fotografia
dal pantheon artistico.
[1]Pierre Bourdieu (a cura di), Luc Boltanski, Robert Castel,
Jean-Claude Chamboredon, La fotografia: Usi e funzioni sociali
di unarte media, Guaraldi, Firenze 1972.
[2]Un art moyen. Essais sur les usages sociaux de la photographie.
Nella traduzione italiana il termine media compare, invece,
solo nel sottotitolo.
[3]Claudio Marra collega laccusa di mediocrità
ai dibattiti ottocenteschi suscitati dallinvettiva di
Baudelaire, che opponeva la pratica utilitaristica dellindustria
al superiore valore delle belle arti.
[4]P. Bourdieu (a cura di), La fotografia: Usi e funzioni
sociali di unarte media, Guaraldi, Firenze 1972, p.
45.
[5]È di B. Croce la definizione di arte come «ispirazione
chiusa dentro il cerchio di una forma».
[6]I legami tra fotografia e ready-made sono stati messi in
luce per la prima volta da Rosalind Krauss.
[7]F. Nadar, Quando ero fotografo, Abscondita, Milano 2004.
[8]Bourdieu mette in guardia dal ritenere che la crescente
diffusione, negli anni Sessanta, di attrezzatura professionale
tra la gente comune fosse da ritenere sintomo di un progresso
nellacquisizione di competenze tecniche e di consapevolezza
estetica, dovendosi trattare, invece, di un fenomeno legato
unicamente a leggi di mercato quali il dilagare del consumismo
e del conformismo, ladeguamento delle proprie macchine
ottiche agli standard medi di diffusione e alla moda e non
ultimo il ribasso dei prezzi dovuto alla già avanzata
commercializzazione dei modelli. Tutte motivazioni estranee
ad un reale avanzamento conoscitivo nei confronti della fotografia.
[9]C. Baudelaire, «Il pubblico moderno e la fotografia»,
in Salon del 1859, in Scritti sullarte, Einaudi, Torino
1992, pp. 217-222.
link:
Fotografia: una tecnica, tra arte
e scienza
Fotografia: origini di un'arte media
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