Una delle tematiche che attraversano l'arte moderna
e tutti i movimenti del '900, e ne costituisce, in un certo
senso, la spina del fianco, è il confronto tra spazio
estetico e spazio sociale, la possibilità, cioè,
che l'arte possa configurarsi come una dimensione della storia:
l'arte moderna mira a stabilire una certa equivalenza tra questi
due dominii, l'arte ed il mondo che la circonda.
Il problema è stato affrontato in termini più
polemici che costruttivi dal Dadaismo
e da Marcel Duchamp che con i suoi ready-made ha messo definitivamente
in crisi il concetto di un'arte che sia altro dal suo contesto,
esponendo come opere d'arte oggetti comuni, la sua celebre ruota
di bicicletta, lo scolabottiglie, l'orinatoio, la porta di rue
Larrey, dando vita ai primi esempi di installazioni.
Partendo da lì, l'installazione è divenuta
uno dei mezzi più originali di espressione per l'arte
moderna e contemporanea, passando attraverso l'opera di molti
artisti che, con linguaggi diversi e per vie differenti, hanno
proposto una loro versione dell'installazione, a seconda della
loro poetica e della loro visione del mondo.
Lo Spazialismo
di Lucio Fontana, fondato nel 1947, che vuole travalicare
lo spazio illusorio dell'opera d'arte ed integrarla all'ambiente,
le sperimentazioni nel campo dell'Assemblage, del Nouveau
Réalisme, le compressioni di Cesar, gli impacchettamenti
di Christo Javacheff, gli happening e l'environmental della
Pop Art, i collage e gli assemblage di Robert Rauschenberg,
gli oggetti giganteschi di Oldenburg, certi aspetti del Futurismo
e del Costruttivismo: molti sono gli esempi che dimostrano
come l'idea che il significato di un'opera non è completamente
contenuto nei limiti della tela o della forma sia stata sempre
presente nel movimento moderno.
L'installazione comporta la disposizione particolare di oggetti
e materiali in un ambiente, coinvolgendo quindi parametri
di tempo e spazio e rendendo piuttosto difficoltosa la definizione
del vocabolo stesso: sull'argomento è di particolare
interesse lo studio di Nicolas de Oliveira, Nicola Oxley,
Michel Petry, Michel Archer, autori di "Installation,
l'art en situation", che fa un'analisi del fenomeno nella
sua globalità, anche se resta comunque difficile definire
un fenomeno che è in continua evoluzione.
Gli autori individuano un denominatore comune delle installazioni,
in grado di sintetizzarne le caratteristiche più salienti
nella 'teatralità', per quanto insoddisfacente possa
essere il concetto, sostituibile anche da "carnaval",
secondo la seguente definizione:" C'est un spectacle,
mais sans la scène; un jeu, mais aussi une entreprise
quotidienne; un signifiant, mais aussi un signifié..........La
scène du carnaval, où il n'y a pas de scène,
pas de "théatre", est à la fois scène
et vie, jeu et rêve, discours et spectacle"
(Julia Kristeva).
Per fare un breve excursus storico sull'argomento, diciamo
che si deve a Richard Wagner la definizione di una forma d'arte
di nuova concezione, come opera totale, la "Gesamtkunstwerk",
nella quale venissero riunite assieme tutte le forme d'arte,
musica, poesia, mimica, danza, architettura, scultura e pittura
al fine di "creare un'esperienza estetica completa".
Questa stessa idea venne ripresa da Walter Gropius, il fondatore
della Bauhaus di Weimar, nel concetto di uno "spirito
architettonico" che doveva uniformare tutti gli aspetti
dell'arte e dell'artigianato. E proprio all'interno della
Bauhaus Oskar Schlemmer compie interessanti esperimenti sul
concetto di tempo-spazio in particolari situazioni narrative
e rappresentative, vere e proprie installazioni ante-litteram,
in un'ottica che riprende il concetto originario della Gesamtkunstwerk wagneriana per l'individuazione di un modello sociale conforme
alle idee progressiste: nel 1920 Schlemmer descrive la pittura
come una ricerca teorica e l'azione teatrale come la "pratica"
dell'equazione tra attore e spazio, secondo quello che sarà
il moderno concetto dell'happening.
In seguito, il Futurismo italiano, nel manifesto di Marinetti
e nell'opera di Boccioni, propone un'idea di arte globale di impronta tecnicistica, nella quale nuovi materiali e nuove
tecniche rendono possibile la contaminazione tra forme artistiche
diverse, mentre Fontana, affascinato dall'aspetto tecnologico
del mondo moderno, utilizza la luce artificiale e la televisione
per allargare il campo d'azione dell'artista allo spazio ambientale
e farne elemento integrante della sua opera.
In Russia, Vladimir Tatlin, nel 1919, concepisce il Monumento
alla III Internazionale come un'unione di forme artistiche
pure, pittura, scultura ed architettura, secondo una scomposizione
di impronta cubista, ma con l'introduzione di un movimento
dinamico rotatorio, di ispirazione futurista, che interessa
lo spazio circostante, mentre Naum Gabo, anch'egli costruttivista,
scrive:" Lo spazio ed il tempo sono le sole forme
sulle quali la vita è fondata, e quindi sulle quali
l'arte deve essere costruita."
Yves Klein, anticipatore della body-art e dell'happening,
nel 1953 allestisce una sua personale titolata "Le Vide"
(Il Vuoto) e fa trovare ai suoi visitatori la galleria completamente
sgombra, uno spazio vuoto energizzato dalla sua presenza,
Arman, nel '60, gli risponde provocatoriamente con una mostra "Le Plein"
(Il Pieno), dove un enorme accumulo di oggetti disparati riversati
nell'ambiente occupano l'intero spazio ed impediscono l'accesso
ai visitatori.
Volendo comunque partire dall'inizio, almeno cronologicamente,
si deve dire che fondamentale importanza nella storia dell'installazione
riveste l'opera di Kurt Schwitters, artista di formazione
accademica che da una primitiva produzione di influsso cubista
e futurista esplode con una rivoluzionaria idea nelle sue
opere Merz, dove Merz è un frammento della parola Kommerz
che compare in un pezzetto di giornale usato in un collage,
per questo detto Merzbild: le Merz sono la prima pietra di
una complessa costruzione artistica che comprende i Merzzeichnungen e i Merzbilder (collages e gli assemblages), i Merzplastiken (sculture), le poesie Merz ed infine il Merzbau, grandiosa
installazione che Schwitters inizia a costruire nel 1923 e
che sarà l'opera della vita, ricettacolo di "tutte
le cose che per lui erano importanti e non", come
lui stesso afferma.
Negli anni '60, Larry Bell, Dan Flavin, Donald Judd, Sol
Le Witt, Robert Morris, Tony Smith sono le personalità
artistiche che danno vita ad una tendenza comunemente definita
Minimalismo e che
interessa soprattutto l'America settentrionale, che persegue
una riduzione drastica dei mezzi espressivi, limitati ad essenziali
forme geometriche elementari e primarie, per creare opere
pure che occupino lo spazio, innescando una circolazione di
energia tra esse e lambiente: sono composizioni di grande
semplicità e purezza, solide, in genere dalle dimensioni
notevoli, sono quelle che Robert Morris definisce "forme
più semplici che creano forti sensazioni di gestalt"
("Notes on Sculpture", 1966).
Per comodità didattica si possono individuare nelle
installazioni cinque grandi classi tipologiche: quelle che
riguardano un luogo (ad esempio gli impacchettamenti di Christo Javacheff),
quelle che utilizzano i medias (la video-art di Wolf Vostel), quelle che si collocano in spazi predisposti, musei, gallerie,
locali pubblici (le opere di Barbara Bloom), quelle che si
identificano come vere e proprie architetture (Mario Merz),
quelle che si possono definire land
art, operazioni sul territorio, naturalmente con larghi
margini di contaminazione tra le varie forme classificate.
Comunque, al di là di ogni classificazione, che risulta
necessariamente riduttiva per una forma d'arte estremamente
varia, ciò che mi pare vada rilevata è la continuità
di un fenomeno che percorre trasversalmente tutto il '900
e che, seppure in modi anche molto diversi, vuole affermare la
volontà e la possibilità che l'arte si integri
con la vita, coerentemente con molte altre attività
intellettuali e con la scienza moderna, che sempre più
propende ad una sintesi globale della realtà sia fenomenica
che psicologica, ad una lettura integrata dell'uomo e dell'ambiente
in cui vive.
link:
La decontestualizzazione
L'arte difficile
* articolo aggiornato il 20/01/2015 |